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Votare o non votare?

Chiariamo da subito che sono visceralmente, geneticamente, irrimediabilmente anticomunista.
Lo sono di famiglia, sono cresciuta sentendo i racconti di mia mamma che durante la guerra, a 16 anni lei e 9 suo fratello, fu messa in un angolo di casa sotto il tiro dei mitra da un paio di cosiddetti partigiani (quelli dell’ultima ora, che fino a un attimo prima inneggiavano a Mussolini), mentre il resto della banda razziava tutto ciò che, di valore reale o anche semplicemente affettivo, si trovavano tra le mani, strappando dalle mani della nonna, che li difendeva con le unghie, i ricordi di famiglia.

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Chiariamo da subito che sono visceralmente, geneticamente, irrimediabilmente anticomunista.
Lo sono di famiglia, sono cresciuta sentendo i racconti di mia mamma che durante la guerra, a 16 anni lei e 9 suo fratello, fu messa in un angolo di casa sotto il tiro dei mitra da un paio di cosiddetti partigiani (quelli dell’ultima ora, che fino a un attimo prima inneggiavano a Mussolini), mentre il resto della banda razziava tutto ciò che, di valore reale o anche semplicemente affettivo, si trovavano tra le mani, strappando dalle mani della nonna, che li difendeva con le unghie, i ricordi di famiglia.

Ai fascisti (mio nonno lo era, ed era anche un pezzo grosso, uno che fece solo del bene e mai del male a nessuno…) bisognava togliere tutto, dai beni materiali, alla dignità, fino alla libertà. A volte la vita. Mio nonno infatti finì per diversi mesi in un campo di concentramento (anche i comunisti li crearono, per internare i loro nemici fascisti) e poi in prigione, in condizioni talmente disumane che si ammalò gravemente ai polmoni, e per tutta la vita fu afflitto da problemi alle vie respiratorie.
Ma nessuno ne parla, di queste pagine vergognose in cui lo spirito di vendetta portò ad atti di un’abiezione infinita, che la storia ufficiale ignora.
Devo però precisare che non sono mai stata fascista. Non potrei esserla per ragioni anagrafiche, essendo nata un bel po’ di anni dopo. Ma se anche fossi nata a quei tempi, non la sarei stata per via del mio spirito ribelle, che mi fa disprezzare qualunque tipo di regime totalitario. Di destra o sinistra che sia.

Da ragazza, negli anni del liceo e dell’università, quando era proprio impossibile restare neutrali e se eri studente dovevi essere o di estrema destra o di estrema sinistra, ho militato nel Fronte della Gioventù, di cui sono stata anche segretaria della sezione di Desenzano.
Davanti agli scioperi ingiustificati e strumentali indetti dagli studenti di sinistra (comunisti e ciellini insieme… allora Comunione e Liberazione, che è sempre andata seguendo il vento, stava con la sinistra…), davanti ai picchetti all’entrata del liceo, davanti alle assemblee dove si sproloquiava e inneggiava alla violenza, davanti agli slogan triti e ritriti e alle minacce contro chi non ci stava (io, ad esempio…), il mio spirito si ribellava.
Fu il periodo in cui conobbi Fini. Sì, il Gianfranco attuale Presidente della Camera, che ora tutti conoscono per la sua voltagabbanaggine e la straordinaria capacità di cambiare le proprie convinzioni politiche (e, temo, morali) in meno di un nanosecondo.
Allora era un’altra persona. Era un ragazzo pieno di energia e ideali. Era un uomo coraggioso, capace di affrontare un corteo di sinistri armati di spranghe e sampietrini (io c’ero, ero lì) senza battere ciglio e tenere un comizio memorabile senza farsi intimidire. Era un trascinatore, un uomo che aveva una fede, e nutriva la speranza in un futuro che fosse migliore per tutti.
O almeno così pareva. Ma non credo che fingesse, allora. Credo solo che sia cambiato, per qualche motivo che mi sfugge, diventando il politico schizofrenico e pusillanime, attaccato alla cadrega come solo certi democristiani ed ex democristiani sanno fare (il suo compare Casini ne è l’esempio più fulgido e lampante).
Ho votato MSI e poi Alleanza Nazionale per anni, credendogli, credendolo capace di essere diverso dalla massa informe di politici democomunisti, capace di tenersi fuori dalla marmellata di politicanti falsi, profittatori, senza mestiere, anzi senza altro mestiere se non quello (che mestiere non dovrebbe essere) della politica. Ho sofferto quando ho visto che non riusciva a uscire dal ghetto in cui l’ingiusta e obsoleta (nel suo caso come nel mio) etichetta di fascista lo aveva relegato. Però poi ho gioito quando, mostrando una certa lungimiranza, si è schiodato dall’immagine di nostalgico di un fascismo che non aveva mai vissuto, approdando nelle file di Forza Italia, di cui è stato addirittura fondatore accanto a Silvio Berlusconi. Berlusconi che, da buon imprenditore e scopritore di talenti, aveva visto in Fini doti che gli facevano surclassare, politicamente e umanamente, molti avversari e molti amici di partito. Sembrava lanciato verso alte vette, il ragazzo. Era credibile, aveva perso e mitigato gli eccessi giovanili, era l’alter ego e il completamento politico di un Berlusconi che, ottimo imprenditore, non aveva una gran dimestichezza con i meccanismi e i linguaggi politici. Quei meccanismi che, ben lontani dalla vita reale, ti impongono, se vuoi arrivare a Milano partendo da Roma, di passare per Palermo e poi Bolzano; quei linguaggi che, incomprensibili a chi la politica non la pratica correntemente, ti obbligano, se devi dire bianco, a dire bianco sporco, se non addirittura grigio. Compromessi, li chiamano alcuni, e Berlusconi non sarebbe, di per sé, uomo da compromessi. E invece, con accanto Fini che forse gli insegnava, ha imparato ad accettarli. E piano piano ha imparato a capire i meccanismi e i linguaggi della politica, e a impossessarsene. Solo che poi c’è rimasto invischiato, intrappolato. E il trappolone, guarda caso, gliel’ha teso proprio Fini: quello che aveva davanti a sé un futuro politico splendente, e invece per un motivo che non è ben chiaro, ma forse si chiama semplicemente stupidità, ha gettato tutto alle ortiche. L’uomo delle scelte sbagliate al momento sbagliato, è diventato. Del resto è lo stesso che un tempo si alleò con Mariotto Segni… e già questo la dice lunga.
Ma lasciamo stare Fini.

Di chi parliamo, allora? Anzi: per chi votiamo? Per Casini? Per carità: è il classico tipo che tra lui e niente a cena non c’è differenza. Eppure lui crede di essere importante, perché le borse ai suoi padroni (prima Forlani, ora Monti) nessuno le porta bene come lui. Politicamente è un nessuno, ma lui non l’ha ancora capito. E’ questo il guaio.
E allora c’é Bersani. Mamma mia. Basta vedere “Gli Sgommati”, su Sky (trasmissione satirica, che è il ritratto più sincero della politica), per capirne la levatura. Oppure seguire le imitazioni di Crozza. Povero Bersani. Non so come faccia a farsi vedere ancora in giro, con quella faccia e quei modi, dopo tutte le parodie che lo prendono di mira. Poveruomo: non gli darei da gestire neanche la bocciofila di Vaccarolo. Figurarsi se gli darei i mio voto per gestire l’Italia.
E allora?
Allora chi votiamo? Grillo? Certo, lui è il nuovo, per carità, e non è neanche un politico. Qualità che già sarebbero sufficienti per farlo scegliere. Dice cose vere e giuste, Grillo… però anch’io le dico, e le dice anche mia mamma, e mio papà, e chissà quanti di voi dicono cose giuste e vere. Eppure nessuno di noi si sognerebbe di proporsi per governare una Nazione. Non basta dire la verità: che la politica è marcia, corrotta, che bisogna mandarli a casa. Bisogna anche fare qualche proposta costruttiva, bisogna spiegare che cosa fare, dopo. Dopo il repulisti, dopo aver spazzato via la feccia dei politici.
No, Grillo non mi convince come alternativa. “5 stelle” va bene come movimento di protesta, ma se alla protesta non si accompagna la proposta si resta al palo e si lascia il terreno libero ai soliti marpioni della politica.
Ma allora, se non votiamo sinistra e non votiamo Grillo, chi votiamo?
Monti? Oddio santissimo, a parlarne o a scriverne mi viene il solito senso di nausea. Non è carino da dire, lo so, ma mi disgusta proprio, al solo vederlo. Credo che sia la summa dei peggiori politici che abbiamo avuto, viscido e impostore come finalmente ha rivelato di essere. Un politico sotto le mentite vesti di un tecnico, che è la cosa peggiore.
L’avete visto negli ultimi giorni? Ora non è più quello che ha affossato l’Italia con le tasse, col favorire le banche sue padrone. No, lui è diventato un politico di lungo corso, ha capito che le tasse vanno tagliate, che l’economia va rilanciata, non soffocata… Ci avete fatto caso? Negli ultimi giorni ogni cosa dica o faccia Berlusconi, lui la copia. Ha persino finto di adottare un cane, imbeccato da quella furbona della Bignardi, che gli ha cucinato un piattino succulento credendo di alzargli l’indice di gradimento. Ma a chi può piacere un uomo di una supponenza così stridente, che gronda arroganza, presunzione, spocchia da ogni poro della pelle unticcia e mal lavata?
Ne ha da fare, di interviste tv, radio e stampa pilotate, per far dimenticare di aver soffocato un’intera nazione, di averla messa in ginocchio, di averla stremata con la sua politica serva delle banche e dei grandi poteri.
Del resto lui si crede un essere superiore e non risparmia occasione per dimostrarlo. Lo ricordo (ancora esterrefatta), in un’intervista del 3 gennaio a Unomattina, dire a proposito della sua “salita in politica”: ” Sono stato avvicinato da gente normale, comune, modesta…” Sì, proprio così ha detto. Testuali parole. E immagino che avrà dovuto lavarsi e disinfettarsi, dopo essere venuto in contatto con “gente comune”. Non c’è niente da fare: lui e quelli della sua congrega si sentono dei padreterni, esseri di rango superiore, supergalattico. Esseri divini, inavvicinabili, che se vengono a contatto con la gente “comune” provano anche un po’ schifo. Che cosa volete che ne sappiano questi qua della vita reale? Tutta gente abituata a “insegnare non sapendo fare”, a sentirsi un gradino o un’intera scala al di sopra di tutti gli altri.
Vedete mai Crozza, in tv? A Ballarò e a “Crozza nel paese delle meraviglie”. Le sue parodie di questi personaggi sono geniali. E’ grazie a lui che stiamo scoprendo, uno a uno, i personaggi di cui si è circondato Monti per fare la sua lista civica… avete visto la tal Lidia Rota Vender, classica donnina snob fuori dal mondo e dalla realtà, raccontare a un convegno “edificanti” aneddoti sul “Professore”? Guardate qua: https://www.youtube.com/watch?v=DTX9GcNED84. E’ inutile che ve lo racconti io. Si commenta da solo. Da solo dimostrano la pochezza e l’arroganza di certa gente, gente come la Fornero, che sente di appartenere a una classe eletta solo perché per anni ha propinato qualche scemenza agli studenti stando seduta dietro una cattedra o perché, per dirla come la Rota Vender, “quando in montagna piove e bisogna pur passare il tempo” gioca a Trivial con il “Professore”.
Accidenti, che squallore.

E allora chi c’è da votare? “Fare per fermare il declino” di Oscar Giannino? Sì, per carità, di economia ne sa, ma vale lo stesso discorso fatto per Grillo. Non basta dire la verità o sapere le cose. Bisogna saper fare proposte e saper governare. Saperne, purtroppo, di politica. Già… dico purtroppo, come se la politica fosse una cosa sporca. E invece non la sarebbe, solo che questi l’hanno fatta diventare. Sporca e anche sconcia.
Giannino… per carità, sarà anche un bravo giornalista, ma ve lo vedete andare all’estero a fianco di capi di stato…? Insomma, ci vuole anche le physique du rôle. E poi tra i fondatori del suo gruppo ci sono personaggi che vivono da decine di anni all’estero (tipo Boldrin) e non hanno nessuna intenzione di tornare in Italia. E che cosa vogliamo fare: affidarci a gente che dell’Italia sa solo quello che sente dire, gente che se sbaglia una mossa tanto non ci rimette perché la sua cuccia comoda e calda se l’è fatta fuori dall’Italia? Mah, mi sembrano un po’ un’Armata Brancaleone. Il problema è che attireranno un po’ di voti che farebbero bene altrove. La voglia di cambiare, legittima e auspicabile, farà dei danni, in questo caso.
Cambiare sì, sono la prima a volerlo. Ma attenzione al cavallo che si sceglie.
Degli altri piccoli rappresentanti di piccoli partiti non dico niente: non ne vale la pena.

E allora, allora che cosa si fa? L’idea sarebbe di girare le spalle a tutti e lasciare… già, che cosa? Che affossino il paese? Che facciano danni irreparabili?
Si fa fatica, però a pensare di votare anche uno solo di questi figuri.
La politica d’oggi è fatta solo di clientelismo, di malaffare, è tutta un arraffa-arraffa e un inciucio. Non ci sono più posizioni distinte, ma solo un ammasso informe di partiti e partitini che si assomigliano tutti l’uno all’altro, e degli ideali, della patria e del bene dei cittadini se ne fanno un baffo. E allora?
Chi votiamo, allora? O non votiamo (e per mesi sono stata quasi convinta a disertare), sperando che la nostra decisione (o non decisione) suoni come un grido di richiamo a questa massa di mezze cartucce, di ladri matricolati? Lasciamo campo libero a questa banda di parassiti che pretendono di governarci?
Eppure credo che non avrei votato, se in lizza non si fosse messo anche Monti. Quando ha annunciato che sarebbe “salito” in politica (dimostrando ancora una volta la sua infingarda presunzione e la sua somma falsità: chi dice mai “salire” in politica? E’ un modo di dire che non esiste, che non ha senso, se non per certe teste contorte e in malafede) il mio senso del dovere nei confronti della mia patria ha fatto una doppia capriola per ricordarmi di esserci. Di essere ancora vivo e vegeto, anche se un po’ dormiente.
E allora…turiamoci il naso e votiamo. Il concetto non è mio, ma era di Montanelli (che a sua volte lo mutuò da Salvemini, che lo espresse nel 1948), e si riferiva alla sua convinzione che per arginare l’avanzata del comunismo l’unica diga fosse la DC.
Mi ricordo che gli scrissi, a Montanelli, contestando la sua scelta, e gliele cantai anche. Lui mi rispose dicendo che… avevo ragione. Da qualche parte devo aver conservato la lettera.
No. Non posso permettere, non possiamo permettere che Monti, che poi si alleerà con Bersani e Vendola e magari con Ingroia e cioè con Di Pietro, riduca l’Italia a una succursale della Germania, a uno sportello delle banche d’affari (di malaffare).
E allora… turandoci il naso dobbiamo andare a votare.
Per chi? Temo, anche se la cosa non mi entusiasma, che l’unico baluardo contro lo strapotere della Merkel e dei poteri forti, che vogliono defraudarci della libertà di decidere per noi e i nostri destini, sia ancora una volta Berlusconi.
Certo, il personaggio non mi fa fare i salti di gioia, ha perso credibilità dopo averne avuta da vendere e averla invece svenduta. Checché ne dicano gli invidiosi e i malinformati, quando era lui premier all’estero godevamo di una buona immagine e l’economia girava. I soldi c’erano, come ci sono adesso. Solo che la paura, alimentata dai vari beccamorti, vampiri e cassandre che dalla mattina alla sera sventolano il drappo nero della crisi, li ha fatti volare all’estero oppure congelare sul posto, creando una paralisi che, se non ci facciamo un bel po’ di iniezioni di fiducia, si estenderà a tutti i livelli della società.
Berlusconi, che non è di certo uno stinco di santo ma non è neppure un deficiente, sa che se stavolta non righerà diritto qualcuno lo andrà a prendere a casa per… appenderlo. E’ un rischio che è ben consapevole di correre.
Il rischio che corriamo noi, votandolo, è di vedere lo spread risalire, pilotato dagli speculatori che vogliono impossessarsi dell’Italia, e sentire ogni giorno i vari giornalisti di sinistra dire che tutto va male; ma di riprenderci, in cambio, le redini della nostra nazione, della nostra economia, delle nostre vite.
Io personalmente non credo che lo voterò. Non lui direttamente. Deve pur pagare gli sbagli commessi e il fatto di averci consegnato al beccamorto Monti. Bisogna pure che qualcuno gli mandi a dire che è ora di smetterla di fare il giullare ed è ora di fare, invece, le persone serie, sfruttando le innegabili capacità di imprenditore che nessuno può disconoscergli e che, se ben usate, potrebbero far uscire l’azienda Italia dal pantano in cui Monti & C. l’hanno cacciata.
Credo, piuttosto, che voterò Fratelli d’Italia (nonostante il nome un po’ ridicolo. Potevano, invece di farlo scegliere alla signora Pia o al pulcino Pio, farselo studiare da un buon copywriter. Mi candido, con la mia agenzia, per uno studio del marchio dopo le elezioni… )
La Meloni e Crosetto (anche se a lui non perdono di autodistruggersi fumando come un ossesso e di dire l’odiata frase “gente comune”) mi sembrano tipi a posto. E in ogni caso creeranno una coalizione di centrodestra con il PDL.
No. Non ci sono altre possibilità per resistere. Se non ci teniamo tutti uniti a destra saranno tempi duri per tutti. Altro che quelli che stiamo vivendo.

Diana Lanciotti

P.S. Qualcuno mi fa gentilmente notare che non ci sarebbe coerenza in gente che è uscita dal PDL per creare un nuovo movimento e poi appoggiare nuovamente il PDL. Diciamo che è tutta colpa di quest’orrendo sistema elettorale, che permette il dilagare di partitini che, per sopravvivere, devono coalizzarsi. Altrimenti non c’è futuro. Però preferisco di gran lunga votare un partitino che prima delle elezioni dichiara con chi si alleerà, dopo.
Mi pare che tutti gli altri, da Grillo a Giannino, non abbiano chiarito le proprie intenzioni. E’ evidente che da soli non potranno farcela, quindi con qualcuno dovranno pur mettersi.
Non voglio avanzare l’ipotesi che siano in malafede e poi si coalizzino con chi gli farà comodo, però il dubbio sacrosanto c’è.
Purtroppo non siamo messi un granché bene: non esiste un personaggio di spicco, ma solo tante figure di secondo piano e tanti aspiranti primattori inadatti alla parte.
In ogni caso, e lo riaffermo con tristezza, stavolta si tratta di votare turandosi il naso e magari tappandosi le orecchie. L’importante è bloccare la strada alla sinistra e allo strapotere delle banche.
E poi spero che noi Italiani ci risvegliamo finalmente dal secolare torpore e ci riprendiamo in mano la nostra amata nazione. O vogliamo che siano ancora la Merkel, Obama e compagnia brutta a comandarci? E vogliamo che siano ancora questi personaggini squallidi dei nostri politicanti a decidere per noi?
Votiamo, e poi prendiamo i forconi per obbligarli a rifare la legge elettorale, a mantenere le promesse elettorali, a fare pulizia per sempre.
La mia è una chiamata alle armi. Simbolica, certo… Anche se una gran voglia di colpo di stato ci sarebbe… o non si può dire?

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