Incipit “Paco, il re della strada”

Primo Capitolo

Era una giornata bigia, uggiosa, sonnolenta.

Mi ricordo benissimo quando sono nato. Era un freddo sabato di marzo, una di quelle giornate quando sembra che la primavera abbia deciso di prolungare le vacanze ai tropici. O che abbia perso l’aereo. O che non abbia caricato la sveglia, finendo col mancare l’annuale appuntamento nell’emisfero boreale.
C’era un freddo polare. Un’umidità da serra tropicale. Di sole, neanche l’ombra.
Nuvoloni plumbei si erano ingroppati nel cielo e spintonandosi l’un l’altro si allargavano a vista d’occhio, si sovrapponevano, si scambiavano le posizioni, si rimescolavano; prendevano la rincorsa e poi, catturati da un colpo di vento più deciso, si disperdevano in dieci, cento nuvoline che andavano a sparpagliarsi ai margini di altri nuvoloni dal fisico ben più possente. Nuvoloni che avevano viaggiato tanto, attraversato gli oceani, là si erano temprati, e ora non erano per niente disposti a lasciarsi scompigliare da un venticello di tramontana forza quattro.
Era una giornata bigia, uggiosa, sonnolenta.
Eppure per me fu la giornata più bella, luminosa e piena di sole che mi ricordi.