UN MONDO MIGLIORE? (settembre 2001)

Intervista di Elena Grassi a Diana Lanciotti su Amici di Paco n. 17/18 (settembre 2001)

Un mondo migliore? È solo questione di… buona volontà

Parola di Rosario, il ragazzo vincitore del concorso letterario bandito anche quest’anno dal Fondo Amici di Paco per gli alunni delle scuole medie italiane. Un tema, il suo, che può essere assunto a portabandiera della “filosofia” di Paco: chiaro, semplice, non urlato né intinto di rabbia e autocommiserazione, bensì pieno di consapevolezza, di fiducia, di concretezza. Il marchio di fabbrica degli “amici di Paco”.

Ma chi è questo Paco? Be’, lo vedete in carne ed ossa nella foto di apertura: un simpatico bastardino pieno di fascino che un giorno ha deciso di entrare nella vita di Diana Lanciotti e di suo marito, facendo di loro ciò che ha voluto e portandoli su una strada che nemmeno loro sanno bene dove porterà, ma che sicuramente fa bene al mondo (questa, almeno, è la mia opinione).
Qualcuno forse storcerà il naso di fronte alla possibilità della comunicazione telepatica con gli animali, ma si sa, noi uomini (occidentali) siamo scettici di fronte a tutto ciò che non è estremamente razionale, classificabile, incolonnabile, controllabile. Eppure non c’è niente di più semplice: basta far tacere la mente razionale (dici niente!) e saper ascoltare.

Diana Lanciotti non fa teorizzazioni su come ciò sia avvenuto, ma è la prima a dire che tutto ciò che è successo era “destino”, che è stato Paco a scegliere loro e anche il suo nome, e che è stato in qualche modo lui a “comunicarle” tutto, o quasi, ciò che lei ha scritto nei suoi due libri su Paco. Sì, perché al Fondo Amici di Paco, chi parla è in realtà Paco stesso. Certo, lo fa attraverso la voce della sua compagna di vita, Diana; è obbligato a farlo, perché altrimenti noi altri umani scettici e ottusi, increduli nei confronti delle capacità comunicative dei cani, non lo avremmo mai ascoltato. E così, Paco si è scelto un’umana “ad hoc”, che potesse fare da tramite tra lui e il mondo, una che non avesse troppi blocchi mentali sulla comunicazione con gli animali, e che potesse appassionarsi tanto alla causa della difesa dei più deboli, da impegnarvi buona parte del suo tempo e delle sue energie, sempre su sua diretta ispirazione.

UNA CARTA VINCENTE

Questa è la prima cosa che contraddistingue il Fondo Amici di Paco dalle tante altre associazioni in difesa degli animali: il testimonial. Un incrocio tipo spinone, nero e bianco, di media taglia; non un semplice logo, un cane idealizzato o stilizzato, ma un pelosino tutto pepe, in carne e ossa. Ma Paco non è entrato nella vita di Diana il giorno che è stato adottato dal canile dove era rinchiuso da qualche mese. Ci è entrato già prima, a distanza, quando ha insinuato nella mente di Diana l’idea di adottare un secondo cane, nella notte che lei stessa, nel suo secondo libro, chiama la sera della “Grande Ispirazione”. O forse tutto questo non è direttamente opera di Paco, e fa parte di un più grande piano per l’evoluzione del nostro pianeta. Del resto Diana mi ha detto: «Se ognuno si prendesse carico di una piccola parte di mondo da sistemare, allora le cose andrebbero molto meglio». Fatto sta che, quando Diana pensò di adottare un West Highland White terrier, il suo veterinario fece da tramite per riportarla sulla retta via: «Io, fossi in voi, proverei invece ad andare al canile; sapesse quanti cani abbandonati ci sono, che hanno tanto bisogno di una famiglia…».

Ma se volete sapere i dettagli di questa storia intrigante, vi consiglio di acquistare il libro. Oltre ad aiutare i randagi, avrete modo di trascorrere diverse ore in una lettura piacevole, scritta in uno stile semplice ma frizzante. Personalmente l’ho letto in due giorni (320 pagg.), ma confesso di essere una che i libri li divora (vi concedo una settimana). Garantisco comunque una lettura appassionante, che ci aiuta a vedere le cose attraverso gli occhi, la mente, il cuore di un cane, con quell’impronta che, per quanto non mi voglia certo spacciare per critico letterario, oserei sottolineare come “marchio di fabbrica” di Diana Lanciotti e del Fondo stesso: l’equilibrio. Un libro commuovente ma non straziante, divertente ma non cinico, spesso amareggiato ma mai arrabbiato, stimolante ma non polemico… insomma, un libro che emana una passione vera, profonda, non di quelle che si strappano i capelli ma di quelle che vanno dritte al cuore, con la delicatezza che a tale sede si conviene.

UN… PACO TIRA L’ALTRO

E fu così che, spinta un po’ dalla curiosità del marito, Gianni Errico, sull’oscuro passato di questo bastardino prepotentemente entrato nella famiglia, Diana iniziò a scrivere la sua storia, per qualcuno inventata di sana pianta, per molti direttamente ispirata da Paco, che venne pubblicata col titolo “Paco, il Re della strada”. Diana voleva devolvere in beneficenza i diritti d’autore del libro, ma l’associazione cui si era rivolta, non si sa bene perché (Diana non ama le polemiche), li rifiutò. E così, i due coniugi fondarono un’associazione (era il 1997) che potesse gestire questi soldi, che vennero donati ad alcuni canili della zona. Poi chi lesse il libro iniziò a contattarli e a mandare offerte. Allora i due pensarono di pubblicare una sorta di bollettino per far sapere a queste persone in che modo erano stati usati i loro soldi. Poi, insomma, già che scrivi una cosa, ne scrivi un’altra, e se uno dei tuoi doni è proprio la facilità di scrittura…

Gianni Errico e Diana Lanciotti hanno un piccolo “vantaggio” (o forse svantaggio, dipende dai punti di vista): di mestiere fanno i pubblicitari, e il loro ufficio è proprio sotto casa, in quel di Desenzano (Brescia), ed è anche la sede del Fondo Amici di Paco. Essendo già inseriti nel mondo “mediatico” (pubblicità, stampa, TV…) possono sfruttare tutte le loro conoscenze e tutti gli strumenti che usano sul lavoro, anche per il Fondo. Come dire… hanno già tutto a portata di mano: chi impagina la rivista, i fornitori che la stampano… Molti di voi avranno visto lo spot TV di Paco contro l’abbandono. Ideato dalla Errico & Lanciotti, lo spot è stato girato gratuitamente da una casa di produzione che già lavorava per loro, poi ha ottenuto il patrocinio di “Pubblicità progresso” e quindi Rai e Mediaset lo mandano in onda gratuitamente. Anche in questo caso il loro “mestiere” li ha aiutati, in quanto conoscevano già tutte le trafile da seguire per ottenere il patrocinio. Insomma, da un punto di vista professionale, il Fondo Amici di Paco è un “cliente” della Errico & Lanciotti.
«Noi sfruttiamo la nostra capacità professionale per fare la rivista… gratis, salvo i costi di stampa, logicamente… però abbiamo dei fornitori che sono fornitori della nostra società, e che fortunatamente ci fanno condizioni molto buone, perché li facciamo lavorare tanto come agenzia», spiega Diana Lanciotti.

Diana, come fai a gestire questo intrico tra lavoro e volontariato?
«Ormai c’è una mescolanza incredibile tra lavoro e Fondo Amici di Paco. Ogni volta che abbiamo un momento libero, tra un lavoro e l’altro, ci dedichiamo al Fondo. Oppure stai lavorando, squilla il telefono ed è qualcuno per il Fondo, e allora stacchi per un po’ e ascolti quello che hanno da dirti.»

Non ti sei ancora pentita?
«No. Molti ci chiedono: ma come fate a fare tutte quelle cose?, perché sanno che abbiamo molto lavoro. Ma a dir la verità, certe volte l’unica vera gratificazione che hai nell’arco della giornata ti viene proprio da quello che fai nel Fondo. Basta leggere la posta che arriva tutti i giorni: le persone ci dicono cose bellissime, ci ringraziano per quello che stiamo facendo, perché attraverso di noi si sentono a loro volta utili. È una sensazione bellissima.»

OCCHI DA PACO

E naturalmente Paco, in tutto questo, ha possibilità di tenere sotto controllo la situazione dalla brandina che sta sotto la scrivania, oppure dal divano di casa. E dietro quella sua aria noncurante, state pur certi che non gli sfugge nulla. Anche durante la mia intervista, per quanto importunato da un fastidioso raffreddore, Paco non ha mancato di farci sentire la sua presenza. Pure ora, mentre scrivo, sono sicura che in qualche modo mi sta “ispirando”. Già me li vedo, quei suoi “occhi da Paco”.

Diana, che influenza ha Paco nell’associazione?
«Paco fa molta presa sul pubblico, soprattutto sui bambini. Loro si identificano molto con un cane vivo e vegeto, simpatico e accattivante. Lo vedono in TV nello spot e per loro è come conoscere un personaggio famoso. La cosa importante è che le persone, guardandolo, possono dire: quel cane lì una volta era al canile, una volta era per strada, una volta ha sofferto, invece adesso ha una famiglia, ed è anche un bel cane. In questo modo si crea il superamento della paura che si ha di andare al canile e trovare cani brutti e cattivi. Tutti i cani possono essere straordinari come Paco. Basta avere la voglia di prenderseli, curarseli, tenerseli vicini, coccolarli. La forza della figura di Paco è che c’è l’identificazione. La gente ci telefona per chiederci come sta, cosa fa… e poi da lì si inizia a parlare di altro e ad approfondire il discorso, a riflettere. Lasciando stare le telefonate, tra e-mail e lettere riceve almeno 10mila messaggi all’anno. In questo modo siamo riusciti a far adottare molti cani.»

Che cosa chiedono le persone che vi contattano?
«Molti chiedono consigli per la vita quotidiana, per problemi di convivenza col cane o coi vicini, altri hanno situazioni da denunciare. Un’altra delle cose che ci caratterizzano è che diamo un servizio costante e chiunque chiami ci trova sempre, perché noi lavoriamo qui. Oltre a questo, la gente ci riconosce che non ci limitiamo a dare delle risposte buttate lì, ma approfondiamo gli argomenti, diamo consigli pratici, incoraggiamo. Questo avviene sia per telefono, sia nel forum che è presente sul nostro sito, sia via e-mail. Per molti siamo diventati un punto di riferimento.»

Avete molti soci?
«Non tantissimi. Gli iscritti al Fondo saranno circa 1.500. Ma la nostra rivista viene distribuita in circa 15.000 copie. La ricevono tutti i veterinari italiani, che la lasciano poi a disposizione del pubblico nelle loro sale di attesa. Poi va a circa 1.000 aziende, a negozi specializzati, e circa 4.000 privati. Questi 4.000 comprendono sia i veri e propri soci, sia chiunque ci abbia sostenuto in qualche modo, per esempio acquistando uno dei prodotti di Paco (i libri, le magliette, il calendario, ecc.).»

SEMINARE BENE OGGI…

Insomma, le cose vanno bene…
«Sì, bé, il bilancio è sempre in rosso, ma a noi va bene così. È molto difficile quando si tratta di raccogliere fondi per gli animali. La gente dice un sacco di belle parole, ma poi nei fatti… Poi ci sono quelli che ti dicono che vengono prima i bambini… A mio parere, quelli che stanno a fare polemiche su chi viene prima sono proprio quelli che non fanno niente per nessuno. Chi già fa qualcosa, nella maggior parte dei casi, è consapevole che se ognuno facesse la sua parte, come dicevo prima, anche sulla base delle proprie capacità e delle proprie doti, il mondo sarebbe un posto migliore; e non ci sono priorità. Ogni vita è importante e va rispettata. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità.»

Questo è un argomento su cui puntate molto…
«Sì. A Natale abbiamo fatto la campagna “non siamo giocattoli, non regalateci a Natale”. A qualcuno sembrerà strana. Ma noi non vogliamo svuotare i canili tanto per svuotarli. Vogliamo che chi decide di adottare un animale si assuma tutte le proprie responsabilità in piena consapevolezza. Troppe persone prendono un cane perché è di moda, e poi pensano di poterlo gettare via come una scarpa vecchia.»

Questo mi offre l’opportunità di riallacciarmi al concorso letterario. Vi siete impegnati molto in questo campo: la sensibilizzazione dei giovani. È un modo per sradicare il problema… alla radice.
«È una fascia di età molto importante, quella della scuola media. Secondo noi sono gli anni più formativi. I ragazzi non hanno ancora tutti i pregiudizi degli adulti nei confronti degli animali, e non solo. Sono ancora aperti a tutte le possibilità. E poi un tema, a detta anche dei professori, è un momento in cui il ragazzo deve mettersi lì a pensare, a riflettere su un problema e a cercare di trovare una soluzione originale. Lascia inevitabilmente un’impressione indelebile nella mente del ragazzo. Ci arrivano dei temi bellissimi, con delle idee incredibili. Si vede una grande freschezza. Oltre ai primi tre premi, ci siamo dovuti “inventare” le “menzioni speciali”, per dare un riconoscimento anche a tutti coloro che non siamo in grado di premiare in denaro, ma che hanno fatto dei bei lavori.»

Un altro aspetto interessante della cosa è che vengono coinvolti direttamente i professori.
«Sì. Lo svolgimento del tema arriva alla fine di un periodo di ricerca e di riflessione in classe, guidata dai professori. Questo garantisce che non si tratta solo del temino fatto per vincere un concorso, ma di qualcosa di serio e di duraturo, anche perché i ragazzi ne parlano tra di loro, si confrontano, magari leggono il libro di Paco, oppure ci chiedono la rivista, e si creano sentimenti positivi, la voglia di fare.»

…PER UN BUON RACCOLTO DOMANI

Com’è la partecipazione?
«Altissima. Il primo anno abbiamo ricevuto 5.200 temi, l’anno scorso 6.800 e quest’anno circa 7.300! E la maggior parte sono molto belli, svolti con impegno. Quest’anno, poi, oltre alla riflessione sul randagismo, abbiamo introdotto la componente del sogno di un mondo migliore, dando il via libera alla fantasia dei ragazzi.»

La quale non si è fatta desiderare, aggiungo io.
Su queste pagine abbiamo spazio per pubblicare solo il 1° classificato, ma è in programma la pubblicazione di un libro che riporterà tutti i temi migliori di tutti e tre gli anni in cui si è svolto il concorso.
Questa la motivazione del primo premio assegnato al tema di Rosario Marfia, redatta dalla giuria: “Un tema ben congegnato, scaturito da una profonda riflessione sui destini degli uomini e degli animali, che sviluppa in modo coerente e creativo i contenuti dell’enunciato. La rappresentazione di un mondo ideale non è solo un sogno, ma dimostra la volontà di impegnarsi a cancellare le piaghe che angosciano il mondo in cui viviamo”.
Il ragazzo è stato premiato con: una borsa di studio del valore di 1 milione e mezzo, una medaglia ricordo, una copia del libro “Paco, il Re della strada”, la maglietta “Io sono amico di Paco” e l’iscrizione per un anno al Fondo Amici di Paco. Aggiungiamoci anche i complimenti di tutta la redazione della nostra rivista.
Finora, lo spunto per l’enunciato del tema è sempre stato preso dal libro “Paco, il Re della strada”, che è stato adottato come libro di testo da molte scuole medie.
In poco più di tre mesi, il secondo libro “Paco. Diario di un cane felice”, ha venduto oltre 10.000 copie. Ma Paco ci ha confidato nell’orecchio che intende arrivare a 100.000!
Ogni anno, grazie ai contributi dei suoi sostenitori, Paco riesce a destinare almeno 200.000 pasti a vari canili e gattili, oltre a medicinali e prodotti antiparassitari.
Tutto per rendere la vita meno insopportabile alle migliaia di animali rinchiusi nei rifugi.

FORSE NON CI HAI MAI PENSATO…

Così dice lo spot TV di Paco “Forse non ci hai mai pensato, ma l’abbandono è una cosa vergognosa”.  Sembra incredibile, ma molte persone vivono senza pensare alle conseguenze dei loro gesti, delle loro azioni.

Torniamo alla questione della responsabilità.
«Già. I cani sono creature verso cui abbiamo responsabilità e doveri precisi. Abbiamo visto che, per quanto riguarda gli adulti, ci sono tre categorie di persone: quelli che già sono sensibili, e lì possiamo solo sperare in un appoggio per poter continuare la nostra attività; quelli che odiano gli animali e i cani in particolare, perché hanno avuto dei problemi da piccoli, magari trasmessi dai genitori, oppure perché sono persone aride di natura, e questi non li si può convincere in nessun modo; e infine, gli indifferenti. È su questi che possiamo cercare di agire. Gli indifferenti spesso sono semplicemente persone che “non ci hanno mai pensato”. Prendono un cane senza pensarci, magari perché è di moda o perché il bambino ha fatto i capricci, e quando diventa un peso lo mollano magari in campagna, perché – si raccontano – in campagna trova sicuramente qualche contadino che gli dà da mangiare. Un strana mentalità.»

Una buona scusa per mettersi a posto la coscienza, direi io.
«Sì. Anche i canili, oggi, sono diventati delle discariche. Mollano il cane al canile, perché “tanto c’è qualcun altro che ci pensa”. E si raccontano che “tanto il cane non soffre”, perché “è solo un cane”. È proprio queste persone che possiamo sperare di far ragionare. Fargli capire… “guarda che non è così. Il cane può finire sotto un’auto, può provocare incidenti – 4000 incidenti l’anno sono provocati da cani – può vivere una vita di stenti, può rinselvatichire ed essere fonte di danno o pericolo per altre persone; oppure finisce al canile, dove vivrà una vita infelice”. A questo mirano tutte le nostre campagne di sensibilizzazione.»

“MALTRATTAMENTI LEGISLATIVI”

L’anno scorso, il Fondo Amici di Paco ha lanciato una campagna contro i “maltrattamenti legislativi”, prendendo spunto da una multa di 6 milioni comminata in Sardegna a due sostenitori del Fondo, rei di aver portato la loro cagnina su una spiaggia deserta, oltretutto legata all’ombrellone. È risaputo che in Italia, chi ha degli animali non ha vita facile: divieti, multe, sanzioni. Muoversi sui mezzi pubblici è praticamente impossibile, le spiagge con ingresso ai cani si contano sulle dita di una mano, trovare alberghi che accettano animali è sempre una faticaccia. Per non parlare dei luoghi pubblici (ristoranti, negozi, ecc.). Una situazione che non favorisce certo la lotta al randagismo. Il Fondo ha raccolto circa 11.000 firme in calce a una petizione inviata alle maggiori istituzioni italiane. In seguito alla raccolta di firme, sono arrivate le prime risposte delle istituzioni e le prime iniziative, almeno relativamente ai cani in spiaggia. Un telegramma inviato dal Ministero dei Trasporti a tutte le Capitanerie di Porto e agli Uffici Circondariali Marittimi li invita a “voler valutare l’opportunità di sensibilizzare i titolari degli stabilimenti balneari a dedicare specifiche aree all’accesso di cani in zone costiere”. Insomma, qualcosa si sta muovendo, anche se limitatamente alla questione spiagge. Naturalmente il Fondo continuerà la sua opera in questo senso.

Ma il Fondo Amici di Paco ha deciso di non trascurare anche il rovescio della medaglia. Perché in Italia c’è così poca considerazione e rispetto per gli animali? I motivi sono tanti, anche di origine storica e culturale. All’estero la situazione è molto diversa, in particolare in Francia. Ma questo avviene anche perché i cani sono più educati, e i padroni responsabilizzati da anni e anni di civile convivenza e di rispetto reciproco tra chi ha cani e chi non li ha e magari non li ama.

CANE EDUCATO, CANE RISPETTATO

È in arrivo un’altra campagna?
«L’abbandono, secondo me – risponde sempre Diana – si combatte anche col rendere più facile la convivenza coi cani. I proprietari hanno dei diritti, ma anche dei doveri. La nostra nuova campagna si chiama “Cane educato, cane rispettato”. In essa, diciamo che i cani sono vittime di chi li ama, ma tante volte anche di chi non li ama. Perché non si è capaci di educarli, e si pensa di potergli lasciar fare tutto ciò che vogliono. Al prossimo numero della nostra rivista sarà allegato un poster che potrà essere esposto negli ambulatori veterinari e nei negozi (quello che vedete in queste pagine, n.d.r.). Educare il proprio cane è un modo per promuoverne l’accettazione da parte degli altri. Non si può pensare di lasciare che il proprio cane disturbi gli altri e sperare di essere bene accetti ovunque. Quando un cane disturba o si comporta male, non è mai colpa sua. I cani hanno una volontà e una capacità incredibile di apprendere. Basta solo avere la voglia di educarli.»

Ci puoi fare un esempio?
«Sì. Ci capita spesso di esaminare questo problema: il cane abbaia in continuazione, i vicini si lamentano e il padrone non sa cosa fare. Non è facile risolvere questo problema una volta che c’è. Quando il cane abbaia eccessivamente, significa che il padrone non ha avuto abbastanza polso nella sua educazione, che il cane è il padrone in casa sua. Tanta gente prende un cane senza alcuna cognizione di come si faccia a educarlo e magari nemmeno sulla necessità di farlo. Ancora una volta si tratta di indifferenza, superficialità, mancanza di senso di responsabilità. Ogni cane va educato in base alle condizioni di vita e alla sua indole particolare, per il suo stesso bene e per il rispetto del prossimo.
Se ho un cane grosso ed esuberante, che quando vede un altro cane vuole andare a giocare e mi tira per terra, quel cane è un pericolo, per me, per gli altri e anche per se stesso, perché non sono in grado di controllarlo. Ma qualsiasi cane può essere educato. Se non siamo in grado di farlo da soli, rivolgiamoci a una buona scuola che non usi metodi coercitivi.»

NON SOLO RANDAGISMO

Per concludere, qual è il tuo obiettivo?
«A livello pratico, noi riusciamo a coagulare la voglia di fare delle persone. Tante persone vorrebbero fare, ma non sanno cosa. Attraverso di noi trovano un canale per far fruttare al meglio le loro forze. Con i soldi che ci mandano, per esempio, compriamo molti più pasti di quelli che una singola persona riuscirebbe ad avere. Uno dei miei obiettivi è quello di aumentare il numero di pasti offerti ai cani e gatti senza famiglia.
Più in generale, il mio obiettivo è quello di fare qualcosa e di sentirmi utile nel fare qualcosa. Di avere gratificazione in ciò che faccio. L’obiettivo è quello di fare qualcosa per aiutare quelli che non ho potuto aiutare come Paco; ce ne sono tantissimi.
Il destino ci ha preso per mano e ci ha accompagnati da Paco, e attraverso Paco ci siamo trovati in questa avventura bellissima ma faticosissima, da cui non riusciamo né vogliamo venire fuori. Abbiamo messo in piedi troppe cose, abbiamo conosciuto persone che fanno delle cose bellissime. Ad esempio, io ammiro tanto quelli che vanno nei canili, si mettono gli stivaloni, si sporcano fin sopra i capelli… io non lo faccio, non ci riuscirei; però, da parte mia, faccio altre cose, sfrutto quelle che sono le mie capacità: scrivere, parlare con la gente, riuscire a trasmettere dei sentimenti, che sono quelli che ho dentro io e che mi piacerebbe che anche gli altri coltivassero. Insomma, il mio obiettivo è quello di essere utile in qualche modo; non dico importante, ma utile per qualcuno. Che non necessariamente sono gli animali, ma anche tante persone. Perché tantissima gente ci telefona proprio perché sa che c’è qualcuno che l’ascolta dall’altra parte; che magari, con la scusa del cane o del gatto, finisce per raccontarci le sue cose, le sue aspirazioni, i suoi problemi di tutti i giorni. A me piace molto questo rapporto personale, che mi dà la possibilità di aiutare anche psicologicamente le persone.»

Il vostro motto è “persuadere con dolcezza”.
«Sì. È una delle cose che ci caratterizzano: approcciare i problemi con equilibrio, che in molte associazioni “animaliste” spesso non abbonda. Non si possono costringere le persone a pensare che bisogna voler bene ai cani, che bisogna accettare i cani, che i cani hanno dei diritti. Bisogna farle riflettere con la dolcezza, magari col sorriso, non col pugno nello stomaco, con la provocazione, con l’andarsi a incatenare… Oltretutto è controproducente. Si ottiene l’effetto opposto.»

Vi occupate solo di abbandono?
«No. Non vogliamo solo predicare “no all’abbandono, no al randagismo”. Vogliamo anche che il cane acquisti un ruolo importante al fianco degli uomini, e far capire soprattutto alle persone che ci dicono: “voi pensate solo agli animali”, che gli animali fanno tantissimo per gli uomini, non solo a livello di semplice compagnia. Per limitarci solo ai cani, basta pensare ai cani guida, ai cani per disabili, a quelli che aiutano la polizia, gli eserciti, la protezione civile. Stiamo pensano a qualche azione in questo senso. Vi terremo informati.»

Ma a dir la verità, il Fondo non si occupa nemmeno solo di cani. Sull’ultimo numero della rivista c’è un’interessante dibattito sulla mucca pazza e sul vegetarismo. Ma questo ci porterebbe lontano… Lascio a voi l’approfondimento.

Premio Letterario Nazionale Fondo Amici di Paco
Terza edizione 2000/2001

L’enunciato
“Se e quando uccidono, gli animali lo fanno per ragioni profonde, vitali. Uccidono per sfamarsi, per difendersi. Per sopravvivere. Gli uomini quasi mai si limitano a uccidere. Ammazzano. Non so se vi è chiara la differenza. Non è una questione di sfumature. È una questione di crudeltà. E di mancanza di necessità. Mentre per gli animali uccidere è ineluttabile, per gli uomini è inutile. Eppure lo fanno. Ammazzano per il gusto di ammazzare, e così facendo offendono il loro esser uomini, calpestano l’intelligenza che gli è stata data per guidare i loro pensieri e le loro azioni e prevalere sull’istinto bestiale. Quando ci si mette, l’uomo sa essere più bestia di tutte le bestie”.

Queste frasi, tratte dal libro “Paco, il Re della strada” di Diana Lanciotti (edizione scolastica Mursia-Elemond) descrivono i pensieri di Paco, ex cane randagio che, diventato simbolo del Fondo Amici di Paco, ora aiuta i suoi simili meno fortunati. Di fronte al dilagare della violenza nel mondo, non solo verso gli animali, ma anche tra uomini, riallacciandoti alle riflessioni di Paco esprimi la tua visione di un futuro dove la violenza e la crudeltà saranno bandite e tutti gli abitanti della terra (uomini e animali) vivranno in armonia e rispettandosi l’un l’altro.»

Il tema 1° classificato
Sono Eddie Gonson, nato nel 2987, di origine americana. Voglio raccontarvi la cosa stupefacente che è successa nell’ultimo periodo: la Terra non esiste più. Tutti gli abitanti della Terra si sono trasferiti in un’altra dimensione, in un altro mondo.
Questo nuovo posto si chiama Paradiso. Qui la vita è tutta un’altra musica, la crudeltà e la mancanza di affetto, che fino a cinque secoli fa regnavano sulla Terra, oggi qui non esistono più. Finalmente l’uomo si è purificato interiormente, la vera paura che per secoli regnava sulla Terra oggi non esiste più, è tutta acqua passata. Le guerre che insanguinavano il nostro pianeta sono scomparse, l’uomo ha riscoperto la solidarietà, il desiderio di pace, il rispetto per tutti gli altri esseri viventi. L’ultimo grande sbaglio che l’uomo ha compiuto ai danni della Terra è stato nel quarto millennio, quando si è autodistrutto e ha sterminato altre forme viventi (animali, piante, alberi ecc…). È a causa dell’uomo se oggi il pianeta Terra non esiste più, a causa sua se la fascia di ozono si è assottigliata fino a scomparire del tutto. È solo per colpa sua se molti esseri viventi hanno perso la vita.
In questo nuovo mondo c’è un’atmosfera favolosa, è come se il tempo si fosse fermato, tutti si vogliono bene, nessuno uccide, nessuno fa del male.
La cosa più bella che c’è in questo mondo è l’amore dell’uomo verso la natura.
Qui tutti viviamo in armonia, gli animali non hanno più il timore dell’uomo, la caccia, gli abbandoni non esistono più, nessun animale viene macellato per la golosità umana. Il cibo ci viene dato da Dio, una ricetta personale formulata da Lui per la quale non viene soppresso nessun essere vivente.
Anche i continui omicidi tra noi uomini non esistono più; le brutte notizie che ogni giorno riempivano la televisione e i quotidiani oggi non esistono più. Un episodio come quello di Novi Ligure ormai sarebbe impensabile, qui genitori e figli si capiscono e si rispettano reciprocamente e se c’è qualche divergenza di opinione si risolve con il dialogo e l’amore.
Anche gli animali esprimono le loro idee e vengono ascoltati e rispettati.
Sì, il Paradiso è veramente un mondo straordinario, una vera favola.
E se noi uomini ci impegnassimo per trasformare la nostra Terra in un Paradiso?
È solo questione di buona volontà.

Rosario Marfia
classe 3a B Istituto comprensivo statale “E. Armaforte”
Altofonte (PA)

Elena Grassi