– ANTIVIRUS. Emergere dall’emergenza (maggio 2020)

Intervista a Diana Lanciotti all’uscita del suo ventunesimo libro. Spunti e riflessioni sull’attualità, la politica, la società, ripercorrendo la storia dell’Italia dal 2005 a oggi. Uno spaccato della nostra vita degli ultimi 15 anni letto e riletto da un punto di vista non convenzionale per combattere i virus della rassegnazione e dell’omologazione e uscire dalle gabbie del Pensiero Unico Dominante.

In un mondo abituato a catalogare e racchiudere fatti e persone in piccoli schemi, Diana Lanciotti sfugge a qualunque classificazione. È il classico spirito libero abituato ad analizzare la realtà con un approccio nuovo, insolito, intrigante. Molti la conoscono come giornalista e scrittrice di libri legati al mondo animale (23 anni fa ha fondato il Fondo Amici di Paco, una delle associazioni no profit più attive sia nella sensibilizzazione che negli aiuti concreti agli animali abbandonati e maltrattati). Ma forse non tutti sanno che Diana è animata da una forte passione politica che l’ha vista in gioventù impegnata in prima persona e che negli anni ha sempre mantenuto viva attraverso il sito www.dianalanciotti.it, dove pubblica le sue riflessioni su tematiche sociopolitiche. Alcuni suoi articoli legati all’emergenza coronavirus pubblicati su un quotidiano nazionale riflettono il sentire di una gran parte dei cittadini, che le hanno chiesto di farsi portavoce delle loro istanze.
Con Antivirus. Emergere dall’emergenza (Paco Editore), Diana ha raccolto decine di scritti sull’attualità non limitandosi all’analisi del presente, ma ripercorrendo la storia d’Italia dal 2005 a oggi. Una sorta di… ricettario di esercizi mentali per mantenere attivi il cervello e lo spirito critico.
In questo libro, ricco di riflessioni sull’attualità, la politica, la società, Diana ci dà un esempio della sua indipendenza intellettuale e della sua capacità di mantenere una visione chiara anche davanti alle pressioni di un’informazione spesso parziale e di una propaganda di regime che ci vorrebbe tutti “monopensanti.” Con un punto di vista assolutamente indipendente, aiuta i lettori a mantenere e coltivare lo spirito critico per difendere la propria libertà di pensiero e di espressione.
Antivirus, dove come vedremo il virus non è quello che si impossessa dei nostri corpi ma piuttosto delle nostre menti, si dimostra un valido strumento per tenere allenata la mente e rileggere con un punto di vista innovativo quindici anni della nostra vita. Ne parliamo direttamente con l’autrice.

Diana, dopo venti libri dedicati prevalentemente agli animali hai cambiato direzione, come hanno potuto apprezzare i lettori de La Verità che hanno letto i tuoi articoli “Facciamo polemiche1/2/3/4”. Sono loro che ti hanno suggerito l’idea di questo libro?
«Sì. Ho ricevuto tante email e telefonate di persone che volevano condividere le mie riflessioni e mi hanno chiesto di riunirle in un libro. L’idea del libro è nata proprio per ritrovarsi tutti insieme a condividere idee e progetti. Per uscire, anzi “emergere” dall’emergenza.»

Questo libro è la conferma di una forte passione politica.
«Ho sempre sentito il bisogno di dedicarmi a una “causa”. Il Fondo Amici di Paco ha assorbito buona parte della mia passione politica che mi ha vista impegnata in gioventù, e della mia voglia di fare qualcosa per migliorare un pezzettino di mondo. Ma ciò non significa non interessarsi a tutto il resto. Amo immensamente l’Italia, che considero il paese più bello del mondo. E, checché se ne dica e ci si diverta a rappresentarlo come un popolo da operetta, credo che il popolo italiano sia straordinario e abbia insite delle capacità che altri non hanno. Purtroppo abbiamo la sfortuna di essere da tempo rappresentati da politici che non ci rappresentano, totalmente scollati dalla cosiddetta società civile, che vivono in un mondo tutto loro, lontano dalle problematiche reali che i cittadini devono affrontare. Siamo in tanti con la voglia di fare, di far tornare la nostra nazione agli “antichi fasti”: cioè a quella centralità, quella dignità, quella credibilità di cui godeva un tempo. La tragedia del coronavirus ha fatto emergere il peggio che c’è nella classe politica (tutta) e il meglio che c’è negli Italiani. Che si meritano molto di più.»

Come i tuoi romanzi non prettamente “animalisti”, Antivirus è anche un modo di avvicinare alla realtà del Fondo Amici di Paco persone che in genere non comprerebbero libri che parlino esclusivamente di animali.
«È vero. Chi ha letto i miei articoli della serie “Facciamo polemiche…” si è anche informato sulle mie inziative a favore degli animali, ha acquistato gli altri miei libri e ha deciso di diventare “amico di Paco” per darci una mano ad aiutare i cani e i gatti senza famiglia. Lo ritengo un buon risultato.»

Un ottimo risultato. A molti piace la passione con la quale dici anche le verità più pesanti con una chiarezza e un coraggio che di rado si trovano nel mondo dell’informazione, in buona parte schierato dalla parte del “potere”.
«Sono quelli che chiamo i “lustrascarpe del potere”. Giornalisti che osannano i “potenti” in modo imbarazzante, con una piaggeria che disonora la categoria. Leggere certi panegirici su chi governa richiama alla memoria i filmati dell’Istituto Luce, gli stessi che chi ora li scimmiotta chiama “la fabbrica del consenso”.»

Con questo libro analizzi l’attualità e il passato da un punto di vista assolutamente “fuori dal coro”, cercando di dare una scossa a chi si stava addormentando cullato dal mainstream.
«Quello che chiamo il PUD: il Pensiero Unico Dominante, che ci vorrebbe rendere tutti marionette monopensanti, sopprimendo la libertà di pensiero ed espressione.»

Parte da qui la voglia di riscossa?
«All’inizio della pandemia molti sono piombati nella rassegnazione, la porta aperta a qualunque malattia. È essa stessa malattia. Lo stato d’animo peggiore per affrontare il presente, ma soprattutto la grande sfida che ci attende per riportare l’Italia a essere quella nazione che tutti abbiamo nel nostro cuore, ma che è stata calpestata e svilita. Ho visto e sentito davvero tanta rassegnazione ma anche tanta omologazione, quasi una paura di pensarla diversamente dai diktat impartiti dalla comunicazione “ufficiale”, o di regime. Una scoperta che mi ha angosciata.»

Altri, invece che angosciarsi, ci sono andati a nozze…
«Purtroppo. Con la scusa della pandemia le libertà individuali e costituzionali sono state calpestate. Niente da dire se a farlo fosse stato un governo eletto, a cui i cittadini si sentissero tranquilli nell’affidare il proprio destino. Così è in democrazia. Il fatto è che questi non ci rappresentano, e hanno decimato la popolazione a causa di scelte o non-scelte, di pregiudizi e odi politici. Ma ora la musica sta cambiando. C’è voglia di riscossa. Me ne accorgo dalle telefonate e dalle email che ricevo. Dalla rassegnazione si è passati alla voglia di riprendersi la propria vita e il proprio futuro.»

Una buona mano l’hai data tu.
«Non solo io. Tanti altri giornalisti, di quelli che si rifiutano di lustrare le scarpe al potere, e tanti “influencer” sui social hanno cercato di tener svegli le menti e il senso critico dei lettori. Anche loro consci che il dissenso è un diritto ma anche un dovere civico. Piano piano le teste si sono rialzate. In tanti hanno capito che rivendicare la propria libertà, anche di esprimersi, non è da irresponsabili: è un atteggiamento costruttivo se si vuole trovare una soluzione e non solo subire scelte imposte da chi ci considera sudditi da comandare o pecore da tosare. “Non facciamo polemiche” era diventato un diktat, la frase d’apertura di ogni tentativo di esprimere un’opinione che si discosti di mezzo millimetro da quella dell’interlocutore o comunque del Pensiero Unico Dominante. Una trappola in cui è cascata persino l’opposizione, troppo preoccupata di non sembrare “polemica” da arrivare ad appiattire la dialettica e l’azione.»

Entrando nello specifico del libro: hai raccolto diversi articoli in cui ripercorri le tappe di quello che definisci un “disegno”.
«Ero partita con l’idea di farne un instant book, uno di quei libri che dopo pochi mesi però sono già vecchi e superati. Ma mi è venuta l’idea di ripescare alcuni articoli scritti in passato e ho iniziato un cammino a ritroso nel tempo. Così mi sono accorta che c’è un filo conduttore più o meno visibile che collega ieri a oggi, in un continuum che lascia perplessi, e a volte inquieta. Come se… fosse già tutto scritto.»

Da quando sei partita?
«Dal 2005, e leggendo articoli scritti allora mi sono resa conto che tanti dei problemi di oggi sono figli di scelte, o non scelte, politiche ed economiche del passato. Come ad esempio i rapporti con la Cina, che già quindici anni fa tendeva gli artigli famelici verso l’Occidente. O come lo strapotere della finanza che aspira (e purtroppo ci riesce) a condizionare i destini di intere nazioni. O l’allarme pandemie, che ha praticamente accompagnato tutto il nostro cammino degli ultimi anni anche se poi, superata la paura, si tende a dimenticarsene. Tutto quanto è successo in passato sta risuccedendo, con un bel carico di problemi in più. Come dire: già quindici anni fa si capiva come sarebbe andata. Già allora la politica mostrava le sue crepe e la finanza guidava le sorti del mondo (e la politica stessa).»

Quindi confermi che c’è un filo conduttore che riporta a una trama?
«Come dicono i criminologi tre indizi fanno una prova. Indizi che dimostrano che tutto parte da lontano, in termini temporali e geografici, ce ne sono a iosa. Sembra un disegno che vuole impedirci di essere padroni della nostra nazione, delle nostre risorse, delle nostre imprese, della nostra libertà, della nostra salute. Dalla Via della Seta… all’Autostrada del Vaccino, il cerchio si sta chiudendo.»

Come hai spiegato bene nel tuo libro. Non temi di essere tacciata di “complottismo”?
«Le etichette, si sa, non si negano a nessuno. Quando la dialettica s’inceppa, quando gli argomenti scarseggiano, quando il pensiero libero fa paura, si ricorre al bollino di “complottista” e ci si rifiuta di analizzare le evidenze. Magari per concludere che sono coincidenze. La mia formazione professionale mi porta ad approfondire e non fermarmi sempre e solo alla versione ufficiale, che spesso è la più comoda.»

Potremmo dire che Antivirus racconta la storia dell’Italia degli ultimi 15 anni.
«Sì, alla fine ripercorre le tappe fondamentali della storia dell’Italia dal 2005. Una storia raccontata ovviamente dal mio punto di vista, che non è detto coincida con quello dei lettori. Perciò mi piacerebbe aprire un dialogo con ognuno di loro.»

Il titolo sembra fare il verso al libro di un noto virologo… O è un caso?
«Non farmi dire… Quando sento parlare di seconda ondata di coronavirus mi vien da pensare che, se succedesse, dovremmo sopportare anche una seconda ondata di quegli “scienziati” che hanno imperversato per mesi nei dibattiti televisivi. È uno dei motivi per cui mi auguro che il covid abbia deciso di estinguersi. In ogni caso il virus di cui parlo è quello della rassegnazione e dell’omologazione, contro cui propongo la ricetta del libero pensiero.»

L’idea della ricetta è molto calzante. Più che una ricetta di cucina, per restare in tema la definirei una ricetta… medica contro quello che chiami Pensiero Unico Dominante.
«Sì, se consideriamo ogni articolo come un esercizio mentale per tener allenati il cervello e il pensiero critico… Anche per sviluppare opinioni diverse dalle mie, ovviamente. L’importante è confrontarsi, approfondire, non fermarsi alla superficie.»

Il libro è diviso in sezioni. Vuoi ricordarle?
«Si parte con l’emergenza coronavirus, si passa all’emergenza immigrazione, che proprio negli ultimi giorni ha ripreso a farsi sentire; poi un mix di politica, attualità, cronaca e spettacolo; e infine i miei grandi amori, a cui ho dedicato due sezioni separate: la Sardegna, un mondo noto a tutti ma che pochi possono dire di conoscere veramente, e gli animali. Altro mondo vicino ma nello stesso tempo lontano dalla comprensione di tanti.»

Non potevi tralasciarli, gli animali: a loro hai dedicato tutto il tuo impegno.
«In effetti da 23 anni dedico gran parte della mia vita a loro grazie al Fondo Amici di Paco. Però in Antivirus non parlo delle iniziative dell’associazione (chi non le conosce le può scoprire sul mio sito www.dianalanciotti.it), ma commento fatti di cronaca o rifletto sul rapporto tra uomini e animali, secondo un approccio che stupirà chi ha una certa idea degli “animalisti”.»

Anche perché tu non ami essere definita animalista.
«Non amo le etichette in genere, le definizioni che fanno credere che se una persona fa una cosa non possa anche interessarsi di altro. Non esiste l’essere umano monotematico… né tantomeno deve esistere l’essere umano monopensante.»

In proposito, so che qualcuno recentemente ti ha rimproverata di fare politica invece di continuare a occuparti degli animali.
«È una visione parziale della vita e delle persone che non mi è mai piaciuta, come ho spiegato rispondendo a chi mi ha rivolto quella critica… e forse ci vorrebbe suddivisi in compartimenti stagni.»

So che ami molto il confronto e che pubblichi regolarmente anche i commenti critici.
«Assolutamente sì. Credo che il dialogo e il confronto siano alla base del vivere civile. Perciò sono felice quando posso ospitare anche idee diverse dalle mie e poter avere e dare una visione il più completa possibile. Farsi sentire e valere in un momento in cui la libertà individuale, anche quella di espressione, viene contenuta, è fondamentale. È importante continuare a dialogare, esprimere liberamente le proprie idee e, se serve, il proprio dissenso. “Dissenso” era il titolo del giornale su cui scrivevo da giovane, che voleva introdurre un punto di vista diverso da quello imperante. Perché non bisogna mai rinunciare a vedere la realtà da tutte le sue angolazioni, in tutte le sue sfumature. Chi smette di farlo ha smesso di vivere.»

Concludo, Diana, ricordando ai lettori che come per tutti i tuoi libri anche il ricavato di Antivirus è devoluto al Fondo Amici di Paco a favore degli animali senza famiglia.
«Sì. E dato che la crisi determinata dalla pandemia ha causato una fortissima riduzione delle donazioni, ho deciso di destinare i miei diritti in sostegno alla Campagna Antiparassiti con cui da diciotto anni doniamo i prodotti antiparassitari per i cani e i gatti ospiti dei rifugi.»

Va ricordato che sei la promotrice e l’organizzatrice di questa importante e complessa iniziativa del Fondo Amici di Paco, di cui beneficiano decine di rifugi in tutta Italia e migliaia di cani e di gatti in attesa di adozione.
«Sì, è l’attività caratterizzante del Fondo Amici di Paco: un lavoro complesso ma di grande soddisfazione.»

Diana, hai voluto presentare oggi ufficialmente il tuo libro. Il 29 maggio è una data particolare per te.
«Sarebbe il compleanno di mia mamma, che ci ha lasciati due anni fa. Ogni volta l’uscita di un mio libro era un momento di gioia e condivisione con lei e con il papà che, insieme a mio marito, erano i miei più grandi sostenitori. Sono stati i miei genitori a trasmettermi l’amore per gli animali e per la scrittura. La mamma anche la passione per la politica e lo spirito di ribellione a qualunque imposizione. Uscire oggi con il mio ventunesimo libro è un regalo che spero la raggiunga dov’è.»

Paola Cerini

ANTIVIRUS – Emergere dall’emergenza – Diana Lanciotti (Paco Editore)
Prezzo: 18 euro – 476 pagine

Antivirus sarà in libreria dal 16 giugno, ma è già disponibile in anteprima sul sito www.amicidipaco.it a questo link (per info e acquisti: Paco Editore tel. 030 9900732, paco@amicidipaco.it).
Il ricavato (compresi i diritti d’autore) è come sempre devoluto al Fondo Amici di Paco per aiutare gli animali senza famiglia.

Simona Rocchi
ufficio stampa Paco Editore
simona@amicidipaco.it
tel. 030 9900732