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Due tragiche aggressioni canine in due giorni


In due giorni si sono verificate due aggressioni, di cui una mortale, da parte di pit bull: una nel padovano e una nel salernitano. Il 10 febbraio scorso in Lazio una coppia di Rottweiler aveva ucciso un podista e poco più di un anno fa in provincia di Modena era successa una tragedia analoga e Diana Lanciotti ne aveva parlato sul suo sito e sulla rivista “Amici di Paco”. Con l’equilibrio che la contraddistingue, la fondatrice del Fondo Amici di Paco, autrice di due libri sull’educazione cinofila, invita a riflettere su questi terribili episodi sottolineando ancora una volta la necessità di una cultura cinofila come requisito fondamentale per una convivenza serena con i nostri quattrozampe ed evitare tragedie così assurde.

Ci risiamo: a distanza di pochi mesi due nuove tragedie spezzano, almeno momentaneamente, l’antico patto di fedeltà tra uomini e cani. Ieri, in provincia di Padova, una donna di 83 anni è stata aggredita  dai suoi 5 cani e ha perso un braccio e un avambraccio. Le cronache parlano di cani “metà pitbull e metà amstaff” ignorando che, come spiegherò più avanti, si tratta dello stesso tipo di cane. Ma ormai sappiamo che se vogliamo avere notizie precise non dobbiamo aspettarcele da un’informazione sempre più orientata verso la superficialità, il mordi e fuggi e lo scalpore.
Oggi, invece, un bimbo di 15 mesi è stato strappato dalle braccia dello zio o forse della mamma e, faccio fatica a scriverlo, sbranato da due pit bull appartenenti a due vicini di casa e amici di famiglia che, a quanto pare, si sono trasferiti altrove lasciando lì i due cani “in custodia”, come dicono le solite cronache pressappochiste.
Due tragedie assurde, terribili, che, al di là dei colpevoli effettivi (i proprietari hanno sempre la responsabilità dei danni provocati dai propri cani), mettono al centro ancora una volta la mancanza di una cultura cinofila che faccia pulizia, finalmente, dei tanti equivoci e delle false credenze che, in un mondo dove l’animalismo urlato e sfacciato la fa da padrone, sono così diffusi.

Una delle false credenze è che… tutti i cani possano diventare, se ben educati, degli agnellini. In realtà, dato per scontato che una buona base di educazione è imprescindibile soprattutto in una società in cui (fortunatamente) i cani rivestono un ruolo così importante e sono una presenza così diffusa nelle famiglie, l’educazione a base di premietti e balletti proposta da una pletora di pseudoeducatori non va bene per tutti i cani. Ci sono cani il cui istinto alla difesa o, peggio, al combattimento è stato esasperato con la selezione e trattarli alla stregua di un Border Collie o di un Labrador è inaccettabile.
Altro equivoco è che non esistano cani “potenzialmente pericolosi”, come stabiliva la famigerata “ordinanza Sirchia” in cui frettolosamente, per rispondere a un’opinione pubblica scioccata da una serie di aggressioni canine, si era fatto un minestrone contro cui veterinari, allevatori e animalisti erano insorti.

Io stessa avevo scritto al Ministro Sirchia. In un passo della lettera gli facevo notare il papocchio di razze che erano state incluse nella lista::

“Sull’onda dell’emotività, purtroppo, si è finito per includere nel famoso e tanto discusso elenco di razze “potenzialmente pericolose” cani che non meritano di esservi inclusi. Si tratta di un elenco di cui si parlava da tempo, ma in relazione al quale tutti erano concordi sulle difficoltà di definire quali siano le razze pericolose (…) Così sono state indiscriminatamente incluse le razze del Gruppo 1 e 2 (secondo la classificazione della Federazione Cinologica Internazionale), che comprendono tantissimi cani che definire “potenzialmente pericolosi” francamente sembra una forzatura: dal Pastore Tedesco al Border Collie (il cane di Infostrada!), al Bobtail (il tipico cane orsacchiotto e giocherellone), al Pastore delle Brie (un cane da gregge giocherellone e allegro), allo Schapendoes (un mite e sorridente cagnino di 15 chili scarsi!), al Pastore Scozzese (il dolce Lassie, per intenderci…), al Terranova (se qualcuno mi segnala un Terranova aggressivo gli pago una cena!), al mite e leggendario San Bernardo (che forse è pericoloso per via del suo peso se, in cerca di coccole, ti si sdraia addosso…), al Leonberger (sono da 6 anni felice convivente di un cane di questa splendida razza e sono pronta a… mordere chi si azzardi a dire che è un cane pericoloso), e così via. Non si sa perché, ad esempio, si siano esclusi i Terrier (gruppo 3) o altre razze.
In base a quali criteri si è fatta questa distinzione? E ci si chiede anche: come bisogna comportarsi in caso di cani meticci provenienti da incroci non chiaramente definiti? Purtroppo si ha l’impressione che, di fronte a un’opinione pubblica scossa dai recenti (ma sporadici) episodi di morsicature, ancora una volta si sia caduti nella trappola del “vietare tutto e ancora di più” quando si tratta di animali. Insomma, ancora una volta per colpa di pochi ci rimettono tutti.”

Era la fine del 2003. Da allora, oltre a chiacchiere sparse al vento ogniqualvolta si ripetono queste tragedie, che cos’è stato fatto? Nulla, perché non porta soldi o voti. Quindi non è importante, per i politici.
In compenso, a partire da stasera nei talk show televisivi assisteremo alla solita sfilata di “esperti” e il conduttore di turno innescherà la solita guerra tra “animalisti” e “il resto del mondo”. Per un po’ le vere guerre che stanno straziando il mondo (quelle che, invece, soldi ne portano, eccome!) passeranno in secondo piano e, aizzando la classica cagnara in cui ci si scontra come tanti tifosi allo stadio in base a posizioni ideologiche, possibilmente avulse dalla realtà, il suddetto conduttore farà di tutto e di più per scalare le vette dell’audience, a costo di dire o far dire castronerie inaudite.
Immagino già i giustizialisti a oltranza chiedere a gran voce l’abbattimento dei cani “assassini”, e gli animalisti urlatori invocare, impipandosene della morte di un essere umano, clemenza per i cani e chiedere “una giusta valutazione del pitbull che non deve essere assolutamente abbattuto ma invece avviato verso un percorso di riabilitazione”. Il virgolettato è lecito, perché riprende parte di un precedente comunicato di una delle più chiassose associazioni animaliste nota per la capacità di buttarsi a fauci spalancate su ogni fatto di cronaca legato agli animali, commentando spesso a sproposito e diffondendo dati di fantasia. E infatti puntuale poco fa è arrivata la sua presa di posizione in cui smentisce il Codacons, che ha diramato un comunicato in cui si parla di migliaia di aggressioni l’anno. Come se in questo momento contassero i numeri e non il fatto che un bimbo è morto e una donna è rimasta  priva di entrambe le braccia. Dovrebbe bastare, no?

“Percorso di riabilitazione”… dicono. Già, ma qualcuno ha mai veramente indagato sui risultati ottenuti su cani che, certo non per colpa loro ma o di una selezione spinta verso la “ferocia”, o di un’educazione fatta di privazioni e stimoli negativi, o di una vita da reclusi senza socializzazione e confronto con il mondo esterno, hanno provocato la morte di qualcuno? Possono davvero essere riabilitati? Possono davvero essere reimmessi in una famiglia? E, soprattutto, quale famiglia?
Certo, parlare di “abbattimento” fa star male, e non sarò certo io a invocarlo, ma stiamo attenti a non diffondere false speranze e, soprattutto, a evitare che cani “recuperati” in seguito ai suddetti percorsi di riabilitazione cadano in mani sbagliate.
Va ricordato che cani di certe tipologie (razze o mix di razze), seppur educati e socializzati, sono pur sempre dotati di un morso micidiale e di un’indole che non è propriamente quella di un agnellino. Un’indole che può essere incanalata, tramite una giusta educazione e una corretta gestione. Però, come dicevo a proposito dei Rottweiler che in febbraio hanno causato la morte di un podista vicino al Lago di Bracciano, non possiamo ignorare che quei cani lì, se pensano che qualcosa va affrontato e risolto a modo loro, cioè con un bel morso che neutralizzi l’ipotetico nemico, non stanno lì a contare fino a dieci. Rischio che viene moltiplicato se i cani sono da due in su e inevitabilmente finiscono per formare un branco, spalleggiandosi davanti a una situazione reputata, a torto o a ragione, di pericolo. In quel caso uno più uno fa ben più di due…

Sono stata recentemente all’esposizione canina di Montichiari a fare foto e ho incontrato un’inaspettata quantità di American Staffordshire Terrier, detto Amstaff. Un cane preciso al Pit Bull Terrier (detto pit bull), e che infatti è il pit bull a cui hanno cambiato nome per far dimenticare che nasce come cane da combattimento (“pit” è il recinto in cui i cani combattevano). Ma quando in America a fine ‘800 decisero di vietare i combattimenti tra cani, per rifare una verginità ai cani finora usati per combattere ne cambiarono il nome, chiamandoli, appunto, American Staffordshire Terrier. In proposito potete leggere un articolo di Valeria Rossi (v. https://www.tipresentoilcane.com/2011/07/08/il-vero-standard-dell-american-staffordshire-terrier/) che spiega bene come si svolsero le cose.
Insomma, l’Amstaff è il nipote del pit bull da combattimento, anche se il nuovo nome e un po’ di selezione attenta all’estetica l’hanno lievemente ingentilito. Fatto sta che ci sono persone che smaniano per avere cani che hanno proprio l’aspetto dei vecchi cani da combattimento, e questo è qualcosa che non mi so spiegare. Così come non mi so spiegare che (e di certo non si tratta delle persone che frequentano le esposizioni) ci sia chi prende un cane che ha nel sangue (anche se diluita) l’impronta del combattente senza saperlo o, anzi, volendolo proprio per quello. Impronta che prima o poi, soprattutto se non l’hai saputa incanalare, neutralizzare, plasmare, finisce per riaffiorare. Motivo per cui se scegli di condividere la tua vita con un cane così devi essere costantemente impegnato a farne un “buon cittadino a 4 zampe” e non una mina vagante pronta a esplodere al primo tocco.

Davanti a fatti così strazianti, non è mai facile, per me, coniugare l’amore sviscerato per gli animali con un sano realismo. Ma è un dovere morale a cui non posso sottrarmi. Ancora una volta, perciò, evito di schierarmi a favore degli animali o degli umani, e invito la politica a regolamentare l’allevamento e il possesso di certe razze, consultandosi con esperti della sanità animale e delle associazioni animaliste,  e la politica e la scuola, insieme, a puntare sempre di più su una cultura cinofila che parta dalle elementari, e prepari e responsabilizzi gli adulti di domani.
Non mi stancherò mai di ripetere che non è una richiesta da animalisti perditempo ma una reale necessità, soprattutto nel mondo di oggi in cui i cani sono bene o male costretti a una vita “innaturale”, irta di vincoli, paletti, costrizioni, restrizioni. A noi tocca il compito di aiutarli a districarsi in questo labirinto, da noi stessi creato, di regole così lontane dalla loro vera natura, quella che io chiamo la loro “caninità” e che non va mai ignorata né soppiantata dall’idea che il nostro Fuffy o il nostro Rambo non farebbe male a una mosca e perciò non dobbiamo controllarlo ed evitargli situazioni in cui persino un santo perderebbe la pazienza o, comunque, l’orientamento.
Loro, loro no, non hanno colpe. Noi spesso le abbiamo e le facciamo ricadere su di loro.

Diana Lanciotti

P.S. A far male, in questa tragedia, concorre anche il video diffuso dall’ANSA poco fa, in cui si vedono due Carabinieri messi a presidiare la strada di accesso alla casa dov’è successa la tragedia che, su chiaro invito dell’autore delle riprese, si spostano per consentirgli di filmare uno dei due cani, che scodinzola al guinzaglio di un ragazzo mentre una ragazzina accucciata davanti a lui lo accarezza. Poi lo stesso cane viene ripreso mentre il suo conduttore con noncuranza, come se fosse a passeggio, lo porta in mezzo a un gruppetto di persone. Il titolo del video dice: “Bimbo ucciso da pitbull, uno dei due cani coinvolti nell’aggressione”. Pur di fare spettacolo si calpesta  il dolore di chi ha perso un bimbo che aveva tutti i diritti di vivere una vita lunga e felice e per colpa non dei cani ma di umani irresponsabili non potrà mai averla.

Rottweiler (di nuovo) sotto accusa

11 commenti

  • Giovanna

    Impeccabile, inappuntabile, come sempre. Una lucidità e un’onestà intellettuale che difettano a tanti animalisti e tanti politici.

  • Sonia

    Buongiorno,
    Sinceramente non mi è chiaro il suo punto di vista e soprattutto che cosa propone per risolvere la questione.
    Ho un Pitbull che ho fatto rieducare e non farebbe male ad una mosca, l’ho visto in molte situazioni mantenere calma e sangue freddo nonostante abbia vissuto l’inferno nel canile dove l’ho preso
    Forse mi sbaglio ma ho percepito nelle sue parole un invito a non salvare questi cani e lasciarli marcire in un canile.
    Spero di sbagliarmi perché vi ho sostenuto nelle vostre battaglie più volte.
    Cordialmente

    Sonia

    • Diana Lanciotti

      Gentile Sonia,
      mi dispiace di non essere riuscita, come altre volte in passato, a spiegare che ritengo che le colpe vadano addossate agli umani che non hanno competenza in materia e affrontano certe questioni con leggerezza o irresponsabilità.
      Come faccio da tempo il mio invito, rivolto alla politica e alla scuola, è di introdurre la cultura cinofila nelle scuole e di regolamentare l’allevamento e il possesso di cani che con una frequenza preoccupante finiscono, ripeto non per colpa loro, sulle cronache per episodi tragici. Ogni volta che me ne occupo, scopro che solo quelli sfociati in danni gravi se non con la morte degli aggrediti vengono portati alla ribalta.

      Lungi da me l’idea di “lasciar marcire” un cane in un canile. Il fatto che lei lo pensi mi dice che forse segue le mie iniziative solo da tempi recenti. Mi permetto perciò di invitarla a leggere alcuni miei precedenti interventi sulla questione delle aggressioni canine:
      https://www.dianalanciotti.it/rottweiler-di-nuovo-sotto-accusa/
      https://www.dianalanciotti.it/donna-muore-azzannata-da-un-pitbull/
      https://www.dianalanciotti.it/rottweiler-sotto-accusa/

      Mi fa molto piacere che lei abbia salvato un cane dall’orrore ridandogli dignità e una nuova bella vita. Purtroppo non tutti hanno la sua intelligenza e la sua sensibilità, ed è su queste persone che dobbiamo lavorare per impedire che succedano altre tragedie.

      Con i più cordial saluti

      Diana Lanciotti

      • Luisa

        Che cosa non è chiaro nella tua posizione, Diana, non lo capisco. Se la signora Sonia è fortunata di avere un pit bull che non farebbe male a una mosca, non si può dire lo stesso di tanti pitb bull e cani simili portati in giro come trofei da persone che è evidente che non sanno di avere tra le mani una potenziale arma o che li fanno vivere in condizioni che esasperano la loro natura e quando succede un’occasione infelice scatenano la loro furia.
        Non è colpa loro, è chiaro, ma che senso ha negare che ci sono tante situazioni fuori controllo?
        Grazie Diana per aver mantenuto la tua lucidità che da anni mi aiuta a vedere ciò che succede nel mondo senza il paraocchi di una stampa dedita alla disinformazione.

        • Diana Lanciotti

          Sicuramente Sonia è una proprietaria responsabile, però la sua frase “non farebbe male a una mosca”, che guarda caso avevo stigmatizzato nel mio articolo, mi è suonata un po’ come una forzatura se non addirittura una provocazione. Abbassare la guardia quando si è responsabili di un cane, di qualunque razza o non razza sia, è uno degli errori che portano a perdere il controllo su certe situazioni. Nessun cane, così come nessun essere vivente, è così pacifico da non “fare del male a una mosca”. Oltretutto siamo ancora ben lontani dalla totale comprensione della mente canina, e continueremo a esserlo se non ci sforzeremo di entrare nella loro testa e cercare di ragionare come loro. Dobbiamo “caninizzarci”, come dico sempre, anziché pensare di “umanizzare” loro.
          Dare per scontato che il proprio cane non farà mai male a una mosca è l’anticamera dell’incomprensione, della chiusura mentale e, purtroppo, dei tragici fatti di cui ci stiamo occupando.
          Anche oggi nelle varie cronache di quanto è successo ieri a Eboli si legge che quei due pit bull sono sempre stati bravi e docili. Certo, finché non è scattato qualcosa che li ha fatti reagire in quel modo. Molto probabilmente qualcosa legato a un fraintendimento scatenato da un errore umano.
          Posso ipotizzare che i due cani, che a quanto si dice venivano rinchiusi in una stanza quando il bambino usciva in giardino, siano riusciti a liberarsi. E, no, non penso che abbiano aggredito a freddo il bambino, ma che chi era col bimbo si sia spaventato vedendoli arrivare e abbia compiuto qualche gesto e/o abbia gridato, agitandosi e agitando il bambino, magari provocandone il pianto. E che tutta quell’agitazione, a cui i due non erano abituati, abbia fatto scattare in loro un istinto di difesa e/o predatorio. E da lì, il famoso 1+1, che in quei casi fa più di 2, li ha fatti partire senza più riuscire a frenarsi.
          Credo che sia andata così anche se, sentite le testimonianze confuse e contraddittorie dei parenti, non sarà facile stabilirlo.

          • Mirella

            Avere un cane, soprattutto un pitbull e affermare che non farebbe male a una mosca può avere due significati: o che si è con buoni motivi sicuri al 100% della sua innocuità o che non si ha ben presente l’imprevedbilità delle reazioni che qualunque cane può avere davanti a situazioni impreviste. In ogni caso la prima ipotesi non esclude la seconda. Come dici tu, Diana, siamo lontani dalla comprensione della mente canina e lo siamo perché ci fissiamo con il voler fare dei nostri cani delle marionette telecomandate e quando il telecomando si guasta non sappiamo che cosa fare.
            In quanto amante dei cani apprezzo molto la tua obiettività e la chiarezza nell’esprimere i tuoi pensieri e condividerli con noi.
            Con stima

            Mirella

  • Gianfranco Cuffaro

    Penso che un cane sia il riflesso del carattere del padrone. Se il padrone è feroce, il cane è feroce. Un mio vicino di casa, socialmente pericoloso, è riuscito a far diventare un labrador insofferente e cattivo con gli estranei (e dovrebbe essere un cane da salvataggio!). Per contro, conosco pitbull (non incrociati con altre razze), cresciuti non “addestrati”, non in coppia, con padroni buoni e intelligenti, che non sembrano neanche tali. Giocherelloni e ubbidienti.
    Personalmente, ho avuto cani di tutte le razze. Il più strano era un incrocio di dobermann che avevo trovato in un cassonetto. Bisognava saperci fare. Ho sempre evitato razze che non mi convincevano, d’altra parte, se prendi un amstaff o anche un rottweiler, lo fai perchè vuoi sentirti “forte”, e torniamo al discorso di partenza.
    Il cane ha un suo carattere e per certe razze ci vuole polso fermo (non il bastone), ma , se c’è la coppia, la cosa cambia aspetto.
    Non è semplice catalogare tutto con: “o bianco o nero” e non è detto che debba sempre andare come vorresti tu. Nel dubbio, bisognerebbe orientarsi verso razze più collaudate. Purtroppo, la natura umana è quello che è. Bisognerebbe vietare gli incroci strani, obbligo di microchip e di denuncia di possesso di razze pericolose e poi, eziandio, la (ormai sconosciuta) galera per gli abusivi e per chi non si adatta a quelle regole che: tu non le rispetti e io per colpa tua ci rimetto la pelle…… Ma in questa italietta dove nessuno controlla, chi grida più forte ha ragione, e i criminali passano per “furbetti”, si trova (purtroppo) , come al solito, il modo di annacquare tutto “all’italiana”….. fino alla prossima tragedia!

    • Diana Lanciotti

      Aggiungerei, anche se non mi piace parlare male del paese in cui vivo e che amo, che in Italia tutti hanno diritti, e nessuno ha doveri. Così come la punibilità di un reato è sempre un terno al lotto. Persino quel delinquente che ha trucidato il povero Aron, il pit bull bruciato vivo lo scorso gennaio a Palermo e morto pochi giorni dopo, probabilmente non verrà perseguito in quanto la Procura ha proposto l’archiviazione ritenendolo “incapace di intendere e volere”.
      Scappatoia di comodo per non punire tanti criminali, come se chi ammazza qualcuno potesse essere considerato “normale”, nel pieno possesso delle sue facoltà. Chiunqe ammazza è già di per sé un folle, cosa che non lo solleva dalle sue responsabilità e da una giusta punizione. Eppure la “giustizia” ha prodotto questa bizzarra figura dell’incapacità di intendere e volere come se ci fosse differenza tra uccidere a mente lucida o con la mente annebbiata.
      Cordialmente

      Diana Lanciotti

  • Ilaria

    Sono pienamente d’accordo, il morso di un pitbull è micidiale, e i padroni devono imparare a gestirli, purtroppo sono pochi quelli che sanno gestirli
    Adoro i cani e ne ho sempre avuti, ora ho un incrocio maremmano che è stato massacrato di botte, ma io un pitbull non lo prenderei.
    Adoro i cani, ma con tutti i cani da adottare chi adotterebbe un cane che ha conosciuto il sapore del sangue umano? Che senso ha spendere un sacco di energie (sia fisiche che economiche) per salvare un cane secondo me irrecuperabile? Se non dovessimo fare scelte sarei per salvarlo, ma così, a malincuore, sono per l’abbattimento.

    Ilaria

    • Diana Lanciotti

      Cara Ilaria, bisognerebbe parlare di questi problemi non solo quando capitano queste tragedie e avere la volontà di risolverli. Ma come sempre se ne parlerà per qualche giorno e non si farà nulla per affrontare alla base la questione del possesso di cani che non sono adatti a tutti.
      Per quanto riguarda l’abbattimento (che avverrebbe comunque in modo non violento, ma con la classica eutanasia che si somministra ai cani incurabii per non farli soffrire) mi fa tremare solo il pensiero. Però mi preoccupa anche che qualcuno parli di recupero con tanta leggerezza. Ho già scritto la mia ipotesi secondo la quale i cani non hanno assalito a freddo ill povero bambino, ma sia successo qualcosa che ha innescato la loro violenza: probabilmente gli adulti li hanno visti arrivare e hanno fatto qualcosa (gesticolato, urlato) creando un fraintendimento. Sono convinta che sia stata una sciagurata circostanza a indurre i due cani a reagire in modo aggressivo. Però com’è successo stavolta potrebbe succedere ancora ed è chiaro che, se due cani così attaccano, qualcosa di brutto succede.
      Se si deciderà di “rieducarli” sarà necessario separarli, per impedire loro di “fare branco”.

      Un caro saluto

      Diana

  • Oscar Grazioli

    Assolutamente d’accordo con te e aggiungo che in UK (e altre nazioni) varie razze (Dogo. Fila Amstaff ecc.) sono da tempo vietate. Totalmente disutile confondere l’aggressività con la potenzialità di attacchi gravi o fatali. I Terrier o i Chow o i Dalmata sono aggressivi tanto quanto un Amstaff ma ti danno una morsicata e finità lì, non chiudono le fauci a forbice che devi sparare perché si stacchino.
    Le statistiche USA e UK (in Italia non le facciamo, siamo superiori a queste stupidaggini…) dicono (dati AVMA) che il 60% degli attacchi fatali è a carico dei Pit, il 30 % dei Rottweiler, poi seguono a lunga distanza PT, Husky e raramente Dogo e Fila (ma solo perché ce ne sono pochissimi rispetto agli altri). Aggiungi che i comuni non hanno mai attivato i corsi di educazione e recupero (invocati ogni bimbo morto), che nelle scuole se ne fregano e che puoi prendere un Rottweiler a 14 anni senza mai avere avuto un cane. Fa figo andare in vasca con il Rotty o il Pit Bull d’ordinanza.
    I politici? Da oltre 40 anni non ne vedo più uno che ragioni e abbia un minimo di cultura.

    Oscar

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