I nostri migliori amici

Angeli e guaritori

Cara Diana, ho ricevuto la “nostra” rivista e ho appreso che Paco non è più con te. Per questo ho deciso di condividere con te la mia storia. Anch’io avevo un grande amico a 4 zampe: un bel meticcio nero, salvato dal canile quando aveva quattro mesi.
Uso un verbo al passato perché, come avrai capito, l’ho perduto da due anni.
Willy ha condiviso con me i momenti più difficili della mia vita e, dopo la morte di mio marito, ha manifestato, improvvisamente, un terribile cancro al fegato. Un mio carissimo amico sloveno mi consigliò di portare Willy da un veterinario di Trieste. Ci andai. Quel veterinario, meravigliosa persona, cura gli esseri umani attraverso i loro amici a quattro zampe. Gli bastò fare una chiacchierata con me per capire quanta rabbia avessi accumulato nel mio fegato: Willy si era preso il mio camcro e io avevo la possibilità di guarire me e lui contemporaneamente. E così fu: nell’arco di tre mesi io avevo buttato via “sacchi e sacchi” di rabbia, rancore, risentimento e Willy era guarito. Il dottore mi spiegò che quando un animale decide di diventare “guida” del suo amico umano è perché la sua anima esce dall’anima-gruppo e decide di individualizzarsi e ciò avviene spesso con il sacrificio di sé per indicare al padrone la sua strada. Willy fece questa scelta per me.
Dopo circa due anni decise di lasciare questa terra: lo accudii amorevolmente e con la massima dedizione e lui, fino all’ultimo istante, mi donò la sua amicizia, il suo amore incondizionato e tanti tanti doni! Willy è sempre qui con me, mi ispira con la sua dolcezza e, per questo riesco a essere sempre serena.
Scrivo a te, cara Diana, perché so che tu puoi capire, perché senti davvero con il cuore e… ricorda: Paco è sempre con te! Non ti abbandona mai!

Laura M.

(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)

Cara Laura, forse una volta non avrei pubblicato la tua lettera, per paura di critiche e scuotimenti di testa da parte di chi si ostina a non capire la grandezza che sta nel piccolo cuore di un cane. Ma ora tante cose sono cambiate. Mi è morto Boris, il mio angelo, e poi mi è morto Paco, e tutti e due, vivendo e morendo, mi hanno insegnato che non bisogna aver paura ad amare così tanto un cane, né a manifestare i propri sentimenti.
E visto che tu mi hai raccontato la tua storia, ora ti racconto la mia.
Quando Paco è morto, io stavo molto male. Da due mesi soffrivo di disturbi molto fastidiosi allo stomaco. Il corollario di un periodo durissimo, culminato con la morte di Boris, nel novembre 2005, e forse non ancora finito. Dopo alcuni accertamenti, a dicembre 2006 mi hanno diagnosticato una “semplice” ernia iatale. Nulla di grave, ma grave era lo stato di prostrazione che questi disturbi mi provocavano. C’è addirittura chi va dal cardiologo credendo di avere un infarto, e invece ha un’ernia iatale… questo per dirti quanto si può arrivare a star male. E io stavo molto molto male. Mangiavo poco o niente, perché ogni cosa mi creava difficoltà. Ero spenta, apatica.
Paco passava come sempre le sue giornate sotto la mia scrivania e ogni tanto lo sorprendevo a scrutarmi con la sua espressinone preoccupata e addolorata. Lui capiva che non stavo bene. Non è da me, che sono una persona dinamica, essere così “senza energie”.
Quando ci siamo imbarcati per la Sardegna, la sera di Natale, stavo malissimo, ero senza forze e avevo dolori lancinanti alla gola (tra le altre cose l’ernia mi aveva provocato un’esofagite). Quando la nave è partita, Paco ha iniziato, di colpo, a star male. Una delle sue crisi cardiache. Ma io ero sempre munita di medicinali e ho iniziato a somministrarglieli… e, mi ricordo il momento esatto, come fosse ora, a star bene. Sì, nel momento in cui lui ha iniziato a star male… io mi sono sentita di colpo bene. Di nuovo in forze. Del resto se non avessi recuperato di colpo le mie forze che se n’erano andate piano piano in due mesi non sarei riuscita ad affrontare quella lunghissima notte in cui Paco, una dopo l’altra, ha avuto una serie infinita di crisi. Lui se n’è andato alle 7,30, e io da ore ero tornata la Diana di sempre. Con tanta forza da riuscire a provare un dolore immenso per il mio Pachino.
So che qualcuno mi prenderà per matta, ma io sono convinta che Paco mi abbia voluto donare la sua energia, farmi tornare la Diana di sempre. Nessuno potrà togliermelo dalla testa. E forse è questa consapevolezza, terribile, inquietante, ma anche magnifica, che mi fa accettare la scomparsa di Paco con una serenità di cui non mi credevo capace. E ho finalmente capito che cosa vuol dire, il nostro veterinario, quando dice che i nostri animali sono i nostri “parafulmini”. Loro ci amano talmente tanto da sacrificarsi per noi, da prendere su di sé i nostri mali, i nostri crucci. Sono i nostri angeli e i nostri guaritori.
Sai, Laura, nel tempo mi sono fatta l’idea che nel rapporto che si crea tra noi e i nostri animali ci sia qualcosa di mistico, di trascendentale, che trascende, appunto, la nostra umana comprensione, ma è qualcosa che, se sappiamo ascoltare il nostro cuore, sentiamo dentro di noi. E che dobbiamo accettare. E onorare, amandoli e rispettandoli.
Qualcuno mi ha detto che è stata la paura a farmi reagire, a farmi passare i miei malanni. In effetti in quei momenti, in quella notte, non c’era altro che Paco e le sue sofferenze. Le mie non esistevano più. Ma poi, la cosa straordinaria è che non sono più tornate. Paco, lasciandomi, mi ha donato un po’ di se stesso, della sua grande e splendida energia. E poi mi ha regalato anche Tommi, che ora dorme ai miei piedi, proprio come faceva lui, e ogni tanto si stiracchia borbottando felice. Tommi che, ogni giorno che passa (e ne ho avuto la conferma oggi scattandogli dei primi piani), assomiglia un po’ di più a Paco.
Non c’è niente di casuale, a questo mondo. Tutto è collegato, tutto è un continuo divenire e noi dobbiamo imparare ad amare e accettare tutto quello che ci viene donato, anche quando ci pare che non sia un dono, ma una privazione.
Grazie per avermi regalato la tua storia
Diana

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