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Una task force tira l’altra

Dall’inizio della pandemia di coronavirus (dichiarata dall’OMS con sospetto ritardo, presumibilmente per coprire le colpe della potente amica Cina e/o per favorire speculazioni finanziarie legate ai catastrophe bond, o cat bond, cioè i titoli legati al verificarsi di catastrofi, tra cui le pandemie) si è proceduto a tentoni, un passo avanti e tre indietro, con un approccio che potremmo definire “tentar (non) nuoce” o “‘ndo cojo cojo”.
Mai come ora la politica nostrana ha mostrato le sue miserie, le sue pochezze, la sua inadeguatezza. Il tessuto politico italiano rivela una trama inconsistente, di cui eravamo già consapevoli ma che sopportavamo per quieto vivere, per opportunismo, per non doverci impegnare troppo a pensare e partecipare. Quando appena si può, si lascia che a pensarci siano gli altri: è così comodo, soprattutto quando i social diventano la nostra valvola di sfogo, limitarsi a criticare, fare battute salaci, scrivere cattiverie e poi continuare nel proprio pigro trantran.


Così per tanto, troppo tempo, abbiamo fatto finta di non accorgerci che la nostra cara Italia è finita nelle mani di cialtroni incompetenti che, una volta conquistati i consensi fingendo di voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, hanno finito per diventare essi stessi tonno, preso all’amo dal sistema a cui, con sorprendente trasformismo, si sono adeguati in tutta fretta.
Parlo, come avrete capito, dei 5 Stelle, una delle sciagure peggiori che ci potessero capitare. Eppure, per un po’ in tanti hanno pensato che potessero realmente dare una svecchiata alla politica. L’idea era tutto sommato buona. Da loro ci aspettavamo un vero e proprio cambio degli armadi. Invece ci ritroviamo con gli armadi straripanti di ciarpame.
La speranza riposta in questi parvenu della politica la dice lunga sullo stato dell’arte della politica italiana: lo scollamento tra eletti ed elettorato, il disgusto per il livello di incapacità, corruzione, arroganza, la delusione e la disillusione verso una democrazia parlamentare che ormai è solo un’utopia hanno indotto tante persone a fidarsi di un comico che a suon di “vaffa” sembrava capace di risvegliare l’italico orgoglio mentre, semplicemente, stava spargendo il seme della mediocrità e dell’incompetenza. Erbe infestanti che si sono radicate nei posti di potere.
Questa premessa mi è servita per parlare del proliferare di task force (termine militare che dà la misura della volontà di creare un regime di polizia) di “tecnici” chiamati a supportare (o sostituire) la politica in questo triste capitolo della nostra storia.
Abbiamo incominciato con la task force voluta dal Ministero dell’Innovazione, al quale è affidato lo scopo di svolgere “attività di studio e analisi, utile a supportare la Presidenza del Consiglio dei ministri e le Amministrazioni pubbliche nella definizione di politiche di contenimento del contagio da COVID-19”.
Un gruppo multidisciplinare di 76 “esperti” suddivisi in 8 gruppi, che utilizzerà i “Big Data” per mappare e tracciare i casi di Covid-19. La struttura è coordinata da Walter Ricciardi che, di striscio, è già consulente del Ministero della Salute e consigliere del Direttore della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (cioè l’OMS citata all’inizio…)
Sotto la sua guida, la task force ha il compito di elaborare una relazione che contenga “soluzioni offerte dalle tecnologie digitali per la gestione dell’emergenza e il contenimento del contagio”. Una cosa che, dicono altri “esperti”, si potrebbe redigere in pochi giorni. Questi si sono presi quasi un mese per partorirla. Ci aspettiamo una seconda Divina Commedia…
Il modello dovrebbe essere la Corea del Sud, che finora ha dimostrato di saper contenere i contagi. Ma i coreani l’hanno fatto da subito, e probabilmente senza ingaggiare 76 esperti, divisi per 8, che si sono presi tempi biblici per… elaborare una semplice relazione.
Quanto ci costerà questa “task force”?
Seconda task force: quella guidata da Arcuri, i cui compiti non sono ben chiari, visto che la richiesta di tutti era di dare un incarico a Bertolaso affinché si occupasse di organizzare e coordinare a livello nazionale tutte le operazioni legate all’emergenza, risparmiando così figure barbine al governo. Ma il timore di essere messo nell’ombra dalla personalità e dalla competenza dell’ex capo della Protezione Civile ha spinto il mediocre Conte a ripiegare su un personaggio che tutt’al più gli farà ombra alle scarpe.
Quanto ci costerà questa “task force”?
Terza task force: quella antifakenews, che dovrebbe occuparsi di “combattere le cattive informazioni, che potrebbero indurre a comportamenti scorretti, i quali a loro volta rischierebbero di indebolire le misure di contenimento del contagio in questa fase così delicata”.
Già ce la immaginiamo a lavorare sull’abolizione del primo di aprile e pesci connessi.
Tornando seri, va ricordato che l’art. 21 della Costituzione stabilisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. D’altra parte il Codice Penale (art. 656) punisce “chi diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, con l’arresto fino a tre mesi”.
Significa che, per quanto riguarda le notizie false che rientrano nell’ambito dell’art. 656 del Codice Penale, la competenza esclusiva è dell’autorità giudiziaria, e non c’è task force che possa sostituirne le funzioni. Per tutte le altre notizie, anche se false ma non in grado di turbare l’ordine pubblico, l’art. 21 della Costituzione sancisce la libertà di espressione. E, vorrei sottolineare, sopra a tutto dovrebbe vegliare il senso critico del pubblico, che si spera capace di separare il grano dal loglio. Se non ce la fa, colpa di un grado di acculturazione che in Italia è tra i più bassi, grazie a politiche di depauperamento del comparto Istruzione, così come di quello Sanità.
Cultura e libertà sono un’accoppiata pericolosa per i regimi oppressivi. Perciò, tenere basso il livello di cultura di un paese è uno dei modi per guidarlo nella direzione che si vuole. Sennò, tornando al discorso iniziale, non ci ritroveremmo con la classe politica che purtroppo ci ritroviamo.
La task force antifakenews è stata istituita per combattere la diffusione di “notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico”. Ma di quale ordine pubblico parliamo, se siamo tutti chiusi in casa, controllati a vista da droni ed elicotteri, e se ci azzardiamo a uscire troviamo posti di blocco e dobbiamo esibire una telenovela di autocertificazioni? Mentre, con buona pace degli aguzzini dell’accoglienza, i “migranti” continuano a sbarcare sulle nostre coste e a spacciare nelle nostre città. Ma, obbligate da disposizioni paranoiche, le forze dell’ordine sono occupate a multare corridori solitari e altrettanto solitari amanti del sole, e il lavoro sporco di scovare gli spacciatori tocca farlo a Brumotti di Striscia la notizia. Se è uno Stato serio, questo…
Tutto questo voler regolamentare sa tanto di prove generali di limitazione della libertà. Ci provano ora, ora che siamo impauriti, reclusi, disorientati da una miriade di informazioni contraddittorie, per testare il nostro livello di sopportazione. La nostra soglia dello stress, come in una sorta di sperimentazione su cavie da laboratorio. Che siamo noi.
Poi, quando avranno stabilito che basta agitare uno spauracchio (stavolta è la pandemia, un giorno sarà l’invasione degli alieni, un altro la cancellazione dai palinsesti del Grande Fratello VIP, l’altro ancora la rivolta degli ovetti Kinder), ci avranno in pugno. Orwell docet.
Per carità, non fraintendetemi: non sto sminuendo la pericolosità del Covid, ma dico solo che questa è stata una bella palestra, per chi ci governa a livello nazionale (e sovranazionale…), per provare il nostro grado di resistenza e la loro capacità di sottometterci a tutta una serie di regole e soprusi senza che noi ci ribelliamo… Sennò, ci dicono e ci diranno, ne va della nostra e altrui vita. Ed essendo noi dotati di cuore e coscienza, non vogliamo essere responsabili della sofferenza altrui. Oltre che, ovviamente, della nostra.
Dicono che questa task force antifakenews operi gratuitamente. Spero che chi è in grado vigili.
Sul tema dell’abuso di potere ci sarebbe da scrivere fino a stancarsi: basti pensare all’uso smodato dei DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri) che, secondo gli esperti di diritto, è attualmente ai limiti del costituzionale (v. https://www.ildubbio.news/2020/04/14/cassese-la-pandemia-non-e-una-guerra-pieni-poteri-al-governo-sono-illegittimi/). In questo frangente il Parlamento, quale massimo organo di rappresentanza, è totalmente esautorato: un’istituzione svilita, soffocata e messa a far da tappezzeria al protagonismo narcisista di un presidente del consiglio occupato principalmente a lucidare il proprio smisurato ego.
Ed eccoci alla quarta e neonata task force, quella investita della nobile missione di far rinascere l’Italia, capitanata dal nuovo idolo delle folle, da tutti lodato e lustrato: Vittorio Colao, ex amministratore delegato della Vodafone.
Vodafone, sì, avete letto bene: una delle società telefoniche che credo collezioni il più alto numero di maledizioni da parte degli utenti, nota non tanto per la qualità del servizio, quanto per la pubblicità martellante (pagata coi soldi degli abbonati), i disservizi, la scarsa trasparenza e la mancanza di rispetto verso gli utenti. Certo, Colao ha fatto lievitare i proventi della multinazionale, ma ha procurato tanti di quei mal di fegato ai clienti da consigliargli di cambiare aria. E invece, chi t’hanno chiamato a salvare la patria? Il “supermanager”, come lo chiamano i giornalisti (i cui stipendi sono indirettamente pagati anche dalla suddetta pubblicità martellante di Vodafone), gli stessi che ai tempi di Monti parlavano di “Supermario”. E se ora gli nomini Monti ti rispondono «Monti chi?»
Insomma, affidare la ripresa dell’Italia a uno che ha guidato una società dedita al puro profitto non è di grande conforto.
Ma vedremo. Dopo la domanda di prassi “Quanto ci costerà questa “task force”?” (in cui tra l’altro non è presente nessun rappresentante delle varie categorie del lavoro, ma solo “professori” e “tecnici”), ciò che mi preme sottolineare è che questo proliferare di task force sembra nato per due motivi, anzi tre.
Primo: dare una seggiolina ai soliti noti e a nuovi personaggi che gravitano sempre nell’area “giusta”.
Secondo: fare da parafulmine e paravento al Governo, assumendosi responsabilità che il Governo non vuole e non sa prendere, bollinando ogni decisione come “approvata dagli esperti” e spegnendo ogni accenno di critica (bollata come polemica) perché… alle scelte degli esperti si può solo inchinarsi.
E, ultimo, è l’ammissione, tragica, che il Parlamento ormai non conta più niente. Se siamo ridotti a reperire esperti ovunque, eccetto che tra coloro che abbiamo eletto e paghiamo profumatamente perché facciano non si sa bene cosa, vuol dire che la democrazia di rappresentanza ormai è un capitolo chiuso.
Del resto, è anche vero che è tanta la pochezza dei nostri parlamentari, che pensare di affidare ad alcuni di loro qualche decisione che sia più importante della marca di brioche da mettere nella macchinetta del caffè sarebbe impensabile.
Ma non dobbiamo desistere. Non ammaliamoci di rassegnazione. Facciamo sentire, forte e chiaro, il nostro DISSENSO.
Altro che “non fare polemiche”…

Diana Lanciotti

P.S. Sul tema della manipolazione mentale e l’accettazione di teorie “inaccettabili”  e idee “impensabili” ho letto un interessante articolo che parla della “Finestra di Overton”: https://lamenteemeravigliosa.it/finestra-di-overton/
Su internet ce ne sono tanti altri, che spiegano come la comunicazione, quando scade nella persuasione occulta,  sia in  grado di orientare i pensieri e le abitudini in modo diametralmente opposto alla base di partenza.

6 commenti

  • Sonia

    Ben detto, analisi perfetta di una situazione tragica; direi che non c’è nulla da aggiungere , se non… Italiani sopravvissuti al Covid, ribelliamoci e facciamoli andare a casa (o ai lavori forzati), se non vogliamo morire per le nefandezze del mal-governo.

  • Giuseppe

    Leggo con piacere i tuoi articoli, grazie.
    Condivido quasi tutto di questo tuo ultimo: la figura di Colao è veramente di spessore e forse qualcosa di buono arriverà. Pensa che anche la Regione Lazio pare (se la notizia sarà confermata dalla task force antifakenews ) abbia creato un’ulteriore squadra
    https://corrieredirieti.corr.it/news/coronavirus/1569308/coronavirus-regione-lazio-squadra-esperti-per-ripresa-dopo-emergenza-nicola-zingaretti-consigliere-regionale-fabio-refrigeri.html

    Approfondendo le conseguenze economiche di questo disastro sanitario e sociale, a fronte delle quali occorrerebbero ben altri interventi e ben superiori competenze, mi vengono i brividi: il lockdown costa 47 miliardi al mese ! Ti mando uno studio affidabile:
    http://lnx.svimez.info/svimez/report-svimez-su-effetti-pandemia-al-centro-nord-e-al-sud/

    Continuo a lavorare in questo paese per sostenere la mia famiglia e per consentire un futuro ai miei figli donando loro almeno una sicurezza economica.
    Come scrivi tu, la democrazia di rappresentanza ormai è un capitolo chiuso ed io, al contrario di te, mi sono rassegnato.

    Giuseppe

  • IO

    Questo articolo omette un concetto fondamentale.
    Come diceva Goebbels con la propaganda si può nascondere tutto tranne la sconfitta militare e quella economica.
    Non appena la popolazione avrà contezza del disastro economico a cui andremo incontro non ci saranno DPCM, stato di polizia e task force che tengano e questa mandria di farabutti sarà costretta a tagliare la corda perché la gente gli correrà dietro con le mazze e i fucili

    • Diana Lanciotti

      La ringrazio per aver voluto “completare” un articolo “incompleto”. Avrei preferito che si firmasse. Vede, qua non siamo sui social dove ci si possono inventare profili falsi. Questa è casa mia. E quando si entra in casa d’altri ci si presenta.
      Ma si sa: il coraggio non appartiene a tutti.
      In attesa di vederla guidare la rivolta, le auguro, chiunque lei sia, buona giornata

      Diana Lanciotti

      P.S. Non pubblico mai messaggi anonimi, ma stavolta faccio un’eccezione per ribadirlo. Chi lo desidera può chiedermi di pubblicare mantenendo l’anonimato. Ma voglio conoscere le generalità di chi mi scrive.

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