Quattro Chiacchiere

Un saluto e un grande GRAZIE

Cara Diana,
le scrivo per ringraziarla.
Ringraziarla per i libri, gli articoli, le risposte alle tante mail e lettere che riceve… in una parola per aver CONDIVISO con noi il suo grande amore per gli animali e aver CONTRIBUITO in modo così forte a costruire o consolidare il sentimento di rispetto e dedizione che è giusto avere nei confronti dei nostri compagni a 4 zampe.
Ho letto molti dei suoi libri e ne ho regalati (e ancora lo farò) a persone che credo possano amarli come li ho amati io e che non resteranno indifferenti  di fronte alle questioni da lei trattate “con dolcezza”, secondo lo stile di Paco e dei suoi Amici.
Non credo di scriverle niente di originale rispetto a quanto già testimoniato da tante altre persone che seguono il Fondo amici di Paco, ma ci tengo comunque e farle arrivare tutta la mia stima e la mia gratitudine.
Ha ragione nel dire che non bisogna vergognarsi dei sentimenti profondi che ci legano ai nostri animali, né avere timore di rivelarli. Nella realtà però non è sempre facile, perché la reazione che sovente si provoca negli interlocutori, con  parole e lacrime dette e versate per degli “animali”, non è sempre incoraggiante.
Ho trovato tante affinità, nei suoi racconti con la mia esperienza personale.
Anch’io ho tre gatti: MATISSE (il Re della casa), MATILDE (la dolcissima irrequieta) e FIFO (il fifone che, come il suo Qubì, si nasconde nell’angolo più nascosto della casa ad ogni rumore sospetto o alla vista di un estraneo.) E poi un cane, BELLA, adottata al canile 4 anni fa tra mille interrogativi: “Come farò a sceglierne uno tra tanti? Con che cuore lascerò qui tutti gli altri?” Ma lei ha ragione: sono loro a scegliere noi! E Bella, un po’ come il suo Paco, mi ha conquistata con uno sguardo.
Andavo al canile da qualche anno per portare crocchette, pane, asciugamani e dare i biscottini (quelli da cane, non i biscotti da umani) ai cani delle gabbie accessibili (con il permesso degli operatori del canile).
Un giorno in una gabbia vedo una cagnolina che non vuole saperne di venire a prendersi il suo biscotto: se ne sta a fissarmi un metro dietro le sbarre della sua “cella”; con lei c’è un compagno piccolino che si agita , le abbaia nelle orecchie e si avvicina per mangiarsi tutti i biscottini che invano cerco di allungare anche verso di lei. Finito il giro delle gabbie torno indietro. Lei è ancora lì, ferma, solo un po’ più vicina alle sbarre. Mi guarda dal basso all’altro facendo vedere quel bianco degli occhi che rende lo sguardo dei cani così struggente… non traspare noia insolente, ma timida rassegnazione mescolata forse a un pizzico di curiosità. Alla fine prende un biscotto, giusto per farmi un piacere (!), ma lo tiene in bocca senza mangiarlo.
E’ così che mi ha conquistata: con uno sguardo stando ferma senza far niente!
Da quel giorno per un mese e mezzo sono tornata tutti i sabati con i miei biscotti (per tutti, non solo per lei) e l’addetta del  canile mi ha tenuto “prenotato” il cane per tutto quel tempo (e sì,  ha ragione, l’espressione prenotato è davvero bruttissima) permettendomi di farla uscire ad ogni visita per un’ora per “abituarsi a me” e per avvicinarci alle gabbie del gattile a familiarizzare con i gatti (visto che a casa se ne sarebbe trovata intorno ben tre e con dei caratteri belli tosti). Una volta terminato il  recinto, la cuccia coibentata e  appianate le difficoltà casalinghe che si opponevano all’entrata in famiglia del PRIMO CANE, finalmente ho portato BELLA  a casa con me (con la fermata d’obbligo in toelettatura lungo il tragitto).
Il recinto è servito agli inizi, quando i gatti dovevano ancora abituarsi alla nuova venuta, ma adesso lo usiamo pochissimo. E la cuccia coibentata, ripiena di materassini e coperte la usa micio-Matisse, quando d’estate si rifiuta di dormire in casa e dorme fuori, cioè in giardino dentro la cuccia di Bella appunto! Fifo invece si sdraia sulla sua brandina, sotto la tettoia riparata dall’enorme pino che ormai supera in altezza l’intera casa.
Adesso Bella è qui sotto la mia scrivania: al pomeriggio per fortuna posso portarla in ufficio e alla sera andare a casa con lei a piedi.
Non riesco nemmeno ad immaginarmi quanto sarebbe più arida la mia vita senza di lei e senza i miei affettuosi felini.
Prima di loro ho avuto per 16 anni MICIA, una gatta che ho adorato e che considero una sorta di angelo custode per me e per i miei animali (soprattutto per micia–Matilde, che è arrivata piccolissima e col tempo ha avuto problemi di salute piuttosto seri)…
Vorrei continuare a raccontarle tante cose, cose belle e altre pesanti da accettare ancora adesso… ad esempio il modo in cui la MICIA se n’è andata, lasciandomi con un profondo senso di colpa per non essere stata con lei – ma al lavoro, mio malgrado – negli ultimi momenti. Era stata così male la sera che avevo insistito per farla portare dal veterinario il giorno successivo anche senza di me: avevo paura che aspettando potesse essere tardi. Al mattino a dire il vero sembrava meno in difficoltà della sera precedente, aveva anche voluto farsi un giretto in giardino, ma aveva passato alcune ore quasi in apnea, con la bocca spalancata alla ricerca di aria e perciò pensavo che un controllo fosse necessario. Magari dovevamo solo aggiungere una medicina a quelle che già da tempo le davamo giornalmente.
E’ morta là, sul tavolo del veterinario, dopo che le avevano fatto un’ennesima lastra: ha guardato mia mamma, ha miagolato e ha chiuso gli occhi. Credo che non mi perdonerò mai per questo, per NON ESSERE STATA LI’ CON LEI, a tranquillizzarla, ad accarezzarla. La mia situazione lavorativa di quel periodo era pazzesca, ma questo di certo non mi consola e del resto, se non l’avessi fatta visitare e fosse morta a casa, mi sarei incolpata di non aver fatto abbastanza per salvarla. E se invece stando a casa, tranquilla, avesse vissuto ancora per un po’?… Insomma non se ne esce. Per 16 anni era stata sempre con me: in giardino se ero in giardino, nella stanza in cui studiavo se ero in casa, in fondo ai piedi del letto se dormivo. Aveva fatto i cuccioli una sola volta e il primo l’aveva fatto sul mio letto, in fondo ai piedi, al mattino presto mentre dormivo (ricordo che mi svegliò un suono acuto del nuovo nato!) Finora non ho incontrato nessuno che abbia capito il senso di vuoto che ho provato quando mi ha lasciato (ormai sono passati più di 12 anni) e l’angoscia che provo tuttora pensando a quell’ultimo giorno… ma un’alzata di spalle e un ”Dai, che era solo un gatto” è la reazione più comune se ne parlo con qualcuno.
Ma mi accorgo che questa lettera sta diventando troppo lunga e non posso approfittare oltre della sua pazienza.

Un’ultima cosa mi ha fatto riflettere: le scrivo dall’Emilia, una regione con una tradizione politica molto diversa da quella che mi sembra di capire sia stata la sua esperienza personale. Eppure io leggo sempre con curiosità e attenzione le sue opinioni, perché mi piace “ascoltare” chi, in certe questioni, non la pensa esattamente come me. Lo trovo giusto, interessante. Credo sia importante confrontarsi nel pieno rispetto reciproco e capire che in tanti ambiti, se le persone usassero cuore e buonsenso, le idee potrebbero convergere o addirittura arrivare a coincidere. Credo che oggi l’errore dei politici sia quello di demonizzare gli avversari, di dipingerli per forza come dei “nemici” o degli ignoranti  incapaci addirittura di pensare. Temo che questo estremismo ai livelli alti (dei politici di professione intendo, così lontani ormai dal mondo reale in cui vive la gente “comune”) sia il modo più sbrigativo per catalizzare l’attenzione, marcare le differenze, forzare o banalizzare le questioni (che poi difficilmente vengono risolte) dando così l’impressione che sia impossibile una qualsiasi forma di dialogo e di reciproco rispetto! Si riscontra un tale astio in certe affermazioni, una tale cattiveria, che poi non stupisce di vederla riprodotta anche nei rispettivi sostenitori o riversata sugli indifesi (animali, o persone che vivono ai margini della società). Non vorrei mai vivere in un paese in cui tutti la pensassero esattamente allo stesso modo, magari senza possibilità  di critica e con epurazione dei diversi… purtroppo ci sono tanti paesi nel mondo in cui questa è ancora la realtà quotidiana. La nostra realtà è più libera e più “matura”, ma ci vogliono più pazienza, dialogo, rispetto dell’altro, misura… quante cose sarebbero migliori con un po’ più di coraggio e un po’ più di cuore?
Questo credo sia un altro insegnamento che possiamo trarre dal rapporto con i nostri amici animali: non solo per loro non ha importanza come la pensiamo, o se siamo belli o brutti, estroversi o solitari… ma il rapporto con loro fa nascere in noi un sentimento bello, profondo che ci accomuna tutti senza differenze.
Se è arrivata in fondo a questa lunghissima lettera la ringrazio di cuore… sono stata fin troppo “lunga”, ma erano tante le cose che volevo scriverle…. se non leggerà o non risponderà lo capirò perfettamente.
Spero soprattutto che le siano arrivati tutto l’apprezzamento e il sincero affetto che sento per lei.
La abbraccio sinceramente.
Mando un saluto a suo marito e una carezza a Tommi e alla Maggie (Maggie, un bellissimo nome con la M!.. anche io all’inizio davo ai miei gatti nomi con la mia inizialeJ).
Un pensiero ad Oreste.
Una carezza, sempre col pensiero, anche a tutti gli altri suoi amati animali di cui ci ha parlato nei suoi libri, a cui mi sono affezionata e che ora l’assistono da lassù (Boris, Joy, Patrick, la Micia, Maciste, Qubì…)
E infine un abbraccio e un enorme GRAZIE a PACO per essere stato, oltre che il suo adorato cagnolino,  il simbolo del riscatto e della rinascita per tanti animali e tante persone, per aver ispirato, e ispirare tuttora, tante buone azioni di solidarietà. Lo sguardo di Paco era davvero magnetico, guardarlo e restare indifferenti era, ed è, impossibile. Mi sarebbe tanto piaciuto incontrarlo, fargli una carezza… ma lo sento ancora qui, vicino a noi, ad ispirarci con la sua vitalità e la sua fortissima e unica personalità.
Ancora un saluto

Monica

(clicca su “continua” per leggere la risposta di Diana)

Carissima Monica, una lettera come la sua è il sogno di qualunque scrittore e di chiunque faccia qualcosa a favore di una causa. Me la sono goduta parola dopo parola, rileggendo certi passi che mi hanno emozionata e commossa.
Lei non può immaginare il piacere che mi ha fatto riceverla.
Leggere lettere così mi fa capire di essere sulla strada giusta, di essere in sintonia con tante persone sensibili come lei, alle quali ho l’onore (e forse la presunzione) di dare voce con i miei libri o comunque le mie iniziative. Non tutti hanno il coraggio di esprimere, come faccio io e come ha fatto lei, sentimenti profondi verso gli animali. Il rischio è di essere derisi, compatiti, guardati con diffidenza. Come se voler bene a un animale non facesse parte della natura umana. Per fortuna sono sempre di più le persone che vedono gli animali come esseri senzienti, da amare e da cui avere amore, e non tanto servigi.
La ringrazio, tanto, per avermi raccontato la sua esperienza con Bella, che assomiglia tanto alla mia con Paco: stesso modo di comportarsi, con quel distacco dovuto a delusioni passate, ma con quella voglia dentro di ridare fiducia agli umani.
E poi anch’io in ufficio lavoro con i miei animali che assediano la mia scrivania, e quando Maggie si mette a passeggiare sulla tastiera strofinando il dorso contro il mio naso mi chiedo da dove venga tutto l’amore che provano per noi, dove nasca questa straordinaria magia che li lega così profondamente a noi.
Per quanto riguarda Micia… non si senta in colpa. So che non è facile, perché ogni volta che loro ci lasciano sono mille le domande che ci facciamo: e se invece di così avessi fatto così? E se avessi aspettato? E se… sono mille gli “E se…” Comprensibili ma inutili. Come dice lei: “non se ne esce”. Eppure è inevitabile farsi delle colpe, anche se non ne abbiamo. Mi sono chiesta tante volte perché. E ogni volta mi sono risposta che forse è perché loro, i nostri amati animali, mettono la loro vita completamente nelle nostre mani. E noi che li amiamo ci sentiamo responsabili di ogni cosa che può accadere loro.
Non so se riuscirò a convincerla, ma vorrei tanto che non si facesse colpe per colpe che non ha. Lei ha amato Micia per 16 anni, e immagino che non le abbia mai fatto mancare niente. Quel giorno ha preso quella decisione perché così doveva fare. Non si faccia carico di responsabilità che non ha e stia certa che Micia le è riconoscente per la decisione che ha preso e non vorrebbe che lei ora ne pagasse le conseguenze. Doveva andare così. A essere fatalisti si potrebbe dire “che era giunto il momento”.
Chi alza le spalle dicendole “era solo un gatto”… mi spiace dirlo, ma è un poveretto: una persona che non ha conosciuto l’amore di un animale non conosce il significato di concetti come fedeltà assoluta, accettazione totale, condivisione profonda. Come lei dice nessun nostro simile sa accettarci per come siamo, senza pretendere di cambiarci. È l’essenza dell’amore più puro, che può nascere solo dal cuore di un essere non umano, non contaminato da invidie, gelosie, malvagità.
Per quanto riguarda le mie idee politiche… da ragazza ho fatto politica attiva.
Sono stata anche segretaria del Fronte della Gioventù di Desenzano del Garda, ai tempi di Fini… quando Fini non era quello di adesso, ma un ragazzo che pareva mosso dai miei stessi ideali. E magari lo era, solo che poi li ha scordati: forse con l’esercizio del potere che credo a volte arrivi a intaccare anche i più inattaccabili, come un virus così insidioso che colpisce anche chi non ha mai preso un raffreddore in vita sua.
Ero giovanissima, piena di ideali. Allora fare politica era pericoloso. Erano i tempi in cui uccisero Sergio Ramelli e i fratelli Mattei, nel rogo di Primavalle. Io stessa fui minacciata, a scuola e fuori. Si rischiava la vita.
Ora la si rischia difficilmente, facendo politica. Ora tutt’al più si rischia la poltrona, a cui questi politicanti da strapazzo si attaccano con le unghie e con i denti. Sono contenta di esserne uscita, perché chi mi dice che standoci dentro, in tanto pattume, non mi sarei sporcata anch’io? Facendo politica ne ho viste di tutti i colori e ne sono uscita disgustata.
Però in quei valori ci credo ancora, i miei ideali sono gli stessi di un tempo e ogni tanto mi pare di vederli incarnati in questo movimento politico o in questo personaggio… ma prima o poi arriva la delusione. Sono arrivata a votare… turandomi il naso, per dirla alla Montanelli.
In ogni caso quel che conta è rispettare le idee altrui, essere aperti al dialogo e a imparare qualcosa da tutti.
Però evidentemente sono tipo da votarmi a una causa, e tutto l’entusiasmo e tutta la passione che ho riversato un tempo nella politica ora li riverso nel Fondo Amici di Paco. E le soddisfazioni e il senso di pulizia che me ne derivano sono enormi. Impagabili.
La sensazione di fare qualcosa di giusto, per esseri che lo meritano, è superiore a qualunque orticello che col tempo, restando in politica, mi sarei forse trovata a coltivare.
E il piacere di poter incontrare persone come lei, mosse dai miei stessi valori non politici ma umani, e sentirsi in piena comunione di idee, è incomparabile.
Grazie di cuore: per il suo sostegno, per la sua sensibilità.
Faccia una coccola speciale a Bella, Matisse, Matilde e Fifo. Se può, mi mandi una loro foto per “Amici di Paco”.
Un caro saluto

Diana

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