I nostri migliori amici

Ho letto il suo libro… una domanda…

Buongiorno o buonasera e intanto complimenti di cuore!
Ho da poco finito di leggere il suo libro PACO Diario di un cane felice, che ho divorato in 2 giorni. Mi sono commossa alle lacrime in più occasioni, io che vivo con 4 cani e 6  gatti (più altri semi-miei….), tutti raccolti, interi o con arti rotti, per strada, vittime dell’abbandono o del randagismo, io che
vivo la “dura vita” del volontario animalista, distruggendomi colon e fegato nel tentativo di trovar casa a un pelosetto, non posso non essermi commossa nella lettura del suo libro.
Una domanda però gliela debbo fare, sempre che lei abbia il tempo e la voglia di darmi una risposta.
Dopo essere entrata in un canile, dopo aver vissuto con Paco per tanti anni, come ha potuto scegliere, dopo la morte di Diablo, di nuovo un cane di razza??????? (uno di quelli, cioè, che si sa… difficilmente non trovano casa….)
Io ho sempre creduto che chi “vede” l’orrore di un canile non può dimenticarsi di tutti quelli che sono rimasti lì dentro… io avrei preso, insomma,  un secondo “Paco”…
Perché non l’ha fatto?
La ringrazio anticipatamente della sua (eventuale) risposta.
Con sincera ammirazione (ma con solo questa perplessità…)

Adriana R.

 

Cara Adriana, innanzitutto grazie per i suoi complimenti e soprattutto per quello che fa per aiutare tanti animali bisognosi.
Domanda pertinente, la sua, e legittima. Altri me l’hanno fatta in modo molto meno cortese, altri mi hanno criticata alle spalle senza prendersi la briga di rivolgermela. Quindi la ringrazio davvero.
Potrei cavarmela rispondendole: legga “Boris, professione angelo custode” e lì troverà tutte le risposte. Però voglio provare a risponderle, anche se mi farebbe molto piacere che lei leggesse comunque quel libro.
Allora: io amo tutti i cani, anzi tutti gli animali incondizionatamente (oddio, magari con qualche leggera sfumatura nei riguardi di certi insetti o rettili. Però è anche vero che da due inverni una cavalletta ha deciso di svernare sul finestrino della scala di casa e ogni volta che passo di lì le do un saluto. Ed è anche vero che in Sardegna condividiamo il giardino con una bisciona nera che abitava lì tra le rocce ancora prima che arrivassimo noi. Mi considero sua amica. Abita nel posto che amo, quindi abbiamo grandi affinità… Quelli che proprio faccio fatica ad amare sono i pipistrelli. Però sono sicura che se mi capitasse l’occasione di interagire con uno di loro, come mi è successo con il mio storno Oreste, potrei cambiare idea, o meglio atteggiamento).
Ecco, dicevo, amo tutti gli animali e quindi tutti i cani, di razza e non. I canili, lei lo saprà meglio di me, sono pieni di cani di razza, acquistati per una moda o un capriccio passeggero e poi mollati come scarpe vecchie quando ci si stanca di loro.
È vero che dopo aver adottato Paco avrei potuto/dovuto andare di nuovo in un canile (cosa che ho fatto dopo la scomparsa di Paco. E infatti ora con noi c’è quel folletto di Tommi, similsegugino mollato la vigilia di Natale del 2006 dentro un sacco, insieme ai suoi fratellini). Però per i Leonberger ho un’attrazione fatale da quando ne incontrai uno durante un’esposizione canina tanti anni fa. Pur amando incondizionatamente tutti i cani, per i Leonbeger provo quel qualcosa in più, e ritrovo in loro il mio ideale di cane che ho dentro di me sin da quand’ero piccola.
Personalmente non mi considero un’animalista, ma semplicemente una persona che ama appassionatamente e a volte esageratamente gli animali. Facendo cose giuste ma anche errori. Seguo il cuore, più che la razionalità. E il mio cuore mi ha portato ad amare i Leonberger, ad aver voglia di avere accanto a me, ogni giorno, ogni ora, il muso meraviglioso e il cuore grande di questi cagnoni.
Pur propendendo per l’adozione di un cane al canile, non sono contraria all’acquisto di cani o gatti, purché non derivi da una scelta modaiola e incauta. Quello che conta è amarli, rispettarli, farli felici. Di razza o no. Acquistati o adottati.
Forse la mia risposta non la soddisferà, però è la verità. Invece di comprarmi un gioiello di lusso (del quale non saprei che fare) o, che ne so, un abito griffato, nel 1997 (il Fondo Amici di Paco non era ancora nato, come avrà letto in Paco. Diario di un cane felice) ho deciso di acquistare un cane. Anzi, un Leonberger. E, mi creda, non mi sono mai pentita.
Tanto che quando il mio Boris mi ha lasciata, la disperazione, il senso terribile di mancanza mi hanno portata a decidere di prendere con me un altro Leonberger. La sorte ha voluto che Joy fosse affetto da megaesofago, una grave malformazione dell’esofago, a causa della quale la veterinaria ne aveva consigliato la soppressione. Motivo per cui l’allevatrice invece di vendermelo me l’ha voluto regalare.
Credo di non aver rimosso la sua perplessità, ma non posso pretendere che tutti condividano le mie scelte. Mi auspico invece che tutti condividano l’amore e il rispetto per gli animali, di qualunque provenienza, specie, razza e incrocio.
Un caro saluto

Diana

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