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Hai un cane? Sei educato? Di certo sei matto!

 

L’ennesima dimostrazione che tra chi ama gli animali e chi non li ama (e nemmeno si sforza di capirli) è da sempre in atto una guerra di religione l’ho avuta tre giorni fa leggendo questo post su twitter:

Sorvolando sulla maleducazione dell’autore del post, che pare incapace di esprimersi se non usando un frasario da scaricatore di porto (con tutto il rispetto per questi ultimi), mi sono sentita in dovere di intervenire.

Purtroppo non sempre è facile conciliare le esigenze di chi ama i cani e chi no. Ma è comunque possibile trovare un equilibrio. Tramite il Fondo Amici di Paco da anni promuovo la campagna “Cane educato, cane rispettato”, per responsabilizzare i proprietari di cani e facilitare la diffusione del rispetto verso i “migliori amici” dell’uomo. Sono infatti consapevole che la mancanza di educazione dei proprietari si traduce in una mancata educazione dei cani, dando origine all’intolleranza se non all’odio da parte dei non proprietari.
Tra le varie indicazioni che forniamo per evitare che le nostre colpe ricadano sui nostri animali, che poi diventano vittime di ostracismo, ritorsioni, disprezzo, maltrattamenti, c’è quella di “raccogliere le deiezioni dei propri migliori amici”. Oltretutto è anche un obbligo di legge, visto che dove non arrivano il buon senso e la buona educazione arriva la legge, e il non farlo può essere sanzionato con multe fino a 3.000 euro.

Come è chiaramente spiegato sul sito www.laleggepertutti.it:
Chi non raccoglie i bisogni del proprio cane può essere ritenuto colpevole del reato di imbrattamento [3] e rischia:
• una multa fino a 103 euro, se l’oggetto altrui deturpato o sporcato dal cane è un bene mobile, come una gomma o una bicicletta;
• una multa da 300 a 1.000 euro e la reclusione da 1 a 6 mesi, se l’oggetto imbrattato dall’animale è un mezzo pubblico di trasporto, come bus e treni, oppure un immobile, come una casa o le scale di un condominio;
• una multa da 1.000 a 3.000 euro e la reclusione da un minimo di 3 mesi, se il bene immobile è un sito storico, archeologico o artistico;
• in ogni caso, la multa stabilita da eventuali ordinanze del Comune per i casi di violazione dell’obbligo di raccogliere le feci o di lavare la pipì nei territori di propria competenza.

Eppure quel bravo padrone di cane che, invece di far finta di niente, si è premurato di usare un bicchierino per raccogliere le feci e non creare problemi al prossimo, si è attirato lo scherno sgangherato dell’autore del post e dei suoi follower, le classiche persone che non avendo la fortuna di convivere con un animale domestico sono sempre pronte a stigmatizzare l’amore dei proprietari per i loro quattrozampe.
Alla mia osservazione, volta a riportare la discussione nei binari della realtà e del rispetto, l’autore del post ha risposto: “E certo, e poi quando vai a casa ti allacci la camicia da dietro”.
Insomma, chi ha un cane ed è educato e rispetta le regole (soprattutto del vivere civile e del buon senso)… è un matto.
Sperando in un fraintendimento, ho provato a chiarire che, oltre all’educazione, è la legge a imporre la raccolta delle deiezioni. Sapete che cosa mi sono sentita rispondere?
“ma certo ha fatto benissimo ma anche parlargli e farlo dormire nel letto va benissimo giusto così libertà”.
A questo punto ho letto la sequela di commenti a corredo di questo post per meglio capire il meccanismo dei social che, occupandomi di comunicazione, mi interessa anche dal punto di vista professionale.
Ve ne riporto alcuni:

“se non avesse avuto a portata di mano il bicchierino sicuramente l’avrebbe presa in mano…”
“non ho mai visto questa cosa ma sappiamo tutti che se lo baci sul naso gli prendi anche la merda in mano”
“Purtroppo anche per i cani vale come per gli umani.. i genitori non si scelgono può arrivare di tutto..”
“visto alcuni che gli mettono il giornale sotto e poi gli puliscono il sederino con le salviettina umidificate”

“L’adoratore della Bestia.”
“Questi rincoglioniscono pure i cani. Mi dispiace per la bestia, non se lo merita”
“Peccato che non aveva la dissenteria…”
Mancava il vieni dalla mamma…”

“Segnalalo per un TSO”
“#Copromanianimalista”
Una notte mentre il padrone dorme, il cane lo soffocherà nel sonno”
“Che schifo, che esagerazione…E poi povero cane”
Povero cane! Sicuramente resterà traumatizzato, da sto idiota””
Siamo alla follia”.

Leggere questi commenti mi ha confermato che il mondo è diviso tra chi vuol capire e si informa e chi si ferma all’apparenza e vegeta bene nel proprio brodo. E che se ci si divide su qualunque cosa, persino sulla raccolta delle feci del cane, chi guida il vapore avrà sempre gioco facile a governare una massa difforme, divisa, in eterna contrapposizione.
Divide et impera. Il gioco così diventa molto, molto più semplice.
Ma non è di politica, almeno stavolta, che voglio parlare.
L’episodio mi è utile per ribadire che tutto ciò che i nostri animali fanno o non fanno dipende da noi: se siamo persone educate (come evidentemente lo è il proprietario di quel cane preso di mira dall’inutile villanìa dei social), consentiamo loro di essere educati, di non arrecare disturbo al prossimo, e creiamo i presupposti per una società più rispettosa e… come si usa dire oggi, inclusiva: sì, anche dei nostri amici pelosi che meritano di farne parte, a volte anche più di tanti umani.

Alcune persone a cui ho raccontato l’aneddoto mi hanno esortata, come fondatrice del Fondo Amici di Paco, a promuovere una legge contro la… cinofobia.
Calma, calma. Direi che la nostra vita è già abbastanza regolata e regolamentata da leggi (o future leggi) spesso assurdamente restrittive delle nostre libertà, persino quella di espressione. Credo invece che l’amore e il rispetto per gli animali non si diffondano per… obbligo di legge ma con il buon esempio e la diffusione di quei valori che, noi che abbiamo il privilegio di condividere la nostra vita con un cane o un gatto, proviamo. E possiamo e dobbiamo testimoniare.
Possiamo e dobbiamo farlo: senza ricorrere a toni urlati, pugni nello stomaco, o nuove leggi. Ma con quel semplice e a me così caro principio del “persuadere con dolcezza” che, credetemi, è capace di far riflettere e cambiare opinioni e comportamenti ben più di qualunque costrizione.
Proviamoci. Vi assicuro che funziona.

Diana Lanciotti

P.S. Questa è la campagna con la quale da anni invitiamo i proprietari a insegnare ai propri cani a essere educati. Anche perché un cane non educato (per colpa della maleducazione del proprio padrone) è spesso destinato all’abbandono.

2 commenti

  • Paola

    I post che hanno seguito la tua osservazione alla risposta molto maleducata mi convincono sempre di più che esistono persone che vivono nell’ ignoranza. Ignoranza non come dispregiativo ma che ignorano che nella vita non esiste solo il gossip o Facebook o Twitter ecc.. Esiste anche una vita reale di educazione, rispetto e altruismo. Rispetto verso genere umano, animale e natura. Educazione verso gli altri. Se questo signore educatamente e nel rispetto degli altri ha ritenuto opportuno comportarsi come ha fatto che problema ha dato a loro? Anzi,ha evitato loro di trovarsi con le scarpe imbrattate di m…. I cani hanno diritto a defecare mentre i padroni hanno il dovere di raccogliere. Bisognerebbe ringraziare persone come questo signore e non puntargli il dito etichettandolo come matto. Datemi pure della matta ma io lo ringrazio dell’ insegnamento.
    Paola.

    • Diana Lanciotti

      Cara Paola, i social, oltre a essere un luogo di confronto interessante, danno purtroppo la stura a frustrazioni, livori, mancata realizzazione di sé. A farne le spese sono le persone educate, che non gridano, non offendono, non impongono il proprio modo di vivere e pensare. Prima di scrivere le mie osservazioni all’autore di quel post maleducato e strampalato, mi sono chiesta le ragioni per cui aveva sentito il bisogno di esternare (per di più tanto villanamente) le sue impressioni su un episodio che evidentemente l’aveva colpito. E mi sono detta che forse non conoscendo leggi e (sane) abitudini dei proprietari educati gli potesse far piacere esserne informato. Invece la sua rispota e quelle dei suoi follower mi hanno semplicemente confermato che i preguidizi, una volta che hanno messo radice, sono difficilissimi da estirpare. Io ci ho provato e ci proverò ancora. Perché 24 anni di impegno a favore degli animali attraverso il Fondo Amici di Paco mi hanno dimostrato che il buon esempio, la costanza e la coerenza sono le “armi” più potenti con cui colpire anche le… zucche più dure.
      Un abbraccio

      Diana

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