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Ciao, papà

Caro papà,
sette mesi fa se n’è andata la mamma* e ora come allora mi ritrovo a cercare le parole da scrivere, e non trovarle.
Però devo, perché è proprio con le parole scritte che riesco a esprimermi meglio e sono proprio le parole, le tante parole che ho scritto nella mia vita, ad averti tante volte commosso, fatto sorridere, ridere, reso orgoglioso di me. Eri uno dei miei più “accaniti” estimatori, e mi hai sempre spronata a coltivare e approfondire la mia passione per la scrittura. Quindi ora te le devo, queste parole. Perché l’amore per la scrittura è un dono che tu, la mamma e il Cielo mi avete dato. Ho sempre cercato di farne tesoro, di raccontare le cose belle della vita, ma anche quelle brutte, però sempre col sorriso invece che con i pugni nello stomaco. È anche qui che si vede il rispetto per gli altri, che tu e la mamma mi avete sempre insegnato, oltre a tanti importanti insegnamenti che mi hanno incanalata nel verso che voi avete voluto. L’unico che, con il patrimonio di sentimenti e valori che mi avete trasmesso, avrei mai potuto intraprendere.


Ho usato il termine “incanalato”, dove altri avrebbero forse scritto “ingabbiato”. Certo: l’educazione che ci avete impartito non è stata delle più facili, non è cosa leggera da affrontare con levità. Il senso dell’onore e del dovere, il rispetto per sé stessi e per gli altri, ma anche la profonda gratitudine e l’amore per le bellezze del Creato, che sin da piccola mi avete insegnato a vedere e apprezzare, non sono vincoli da poco. Ti obbligano a essere e a comportarti in un certo modo, un modo oggi magari un po’… fuori moda. Ma quando poi fai i conti con la tua coscienza, scopri di non avere debiti ma di essere come minimo sempre in pareggio. A volte addirittura in credito.
Come vedi continuo a parlare di te e della mamma insieme. Non è possibile pensarvi separati. E andandotene dopo nemmeno sette mesi dopo di lei, per raggiungerla e perfezionare insieme il vostro cammino, hai dimostrato a tutti che pensare ad Aldo senza Marisa e a Marisa senza Aldo è un controsenso.
Certo, non sono state tutte rose e fiori, ma le spine appartengono al passato, e in ogni caso anche quelle hanno concorso a dare un senso alla nostra e alla vostra vita. Per far apprezzare di più le rose.
Sonia ha scritto di te cose bellissime e vere, che don Massimo ha letto in chiesa facendoci commuovere. Ha parlato di te come padre, come marito, come nonno, come medico del corpo e dell’anima:

“Circa 7 mesi fa se ne era andata la sua cara Marisa, e il papà aveva cominciato a spegnersi ogni giorno di più. L’altra sera, con un lungo sospiro quasi liberatorio, è andato a raggiungerla per camminare insieme verso il Signore. Della sua lunga esistenza lascia un’eredità fatta di tanti ricordi importanti e indelebili e, soprattutto, di valori e principi: famiglia, onestà, rettitudine morale, educazione, senso del dovere, altruismo.
Valori che facevano parte dell’educazione ferrea ricevuta (il nonno era maresciallo dei carabinieri), che hanno contraddistinto la sua persona e il suo modo di vivere e che lui a sua volta ci ha trasmesso.
Famiglia e lavoro sono stati le basi della sua vita. È stato un marito devoto e premuroso: lui e la mamma formavano una coppia bella e ammirata.
Anche loro hanno conosciuto gioie e dolori, ma quando i pilastri della Famiglia sono l’affetto vero, la condivisione di un progetto comune, il rispetto reciproco e l’amore per i figli, ogni ostacolo è superato e si cammina insieme, verso la vecchiaia e oltre.
È stato un papà attento, affettuoso e disponibile, sempre pronto a insegnare, ad aiutare, felice di trovare il tempo per giocare insieme, per fare lunghe passeggiate in montagna o qualche viaggio istruttivo, tra chiese e musei, che lui programmava meticolosamente. Era contento delle sue figlie, delle loro famiglie e di trascorrere la vecchiaia assistito con amore, dall’una o dall’altra.
Era un nonno fiero dei suoi nipoti, che amava in modo straordinario. Si è occupato di loro sin da piccoli, ha trasmesso loro gran parte dei suoi stessi interessi e, ad Andrea, il grande amore per la medicina. C’era anche lui a festeggiare la laurea del nipote, nonno orgoglioso e commosso. Aveva voluto essere partecipe alla nascita dei suoi nipoti, addirittura in sala parto per Andrea, ansioso dietro la porta invece quando è nato Luca.
Ora i suoi amati nipotini, diventati uomini, gli sono stati accanto con amore e tanta sofferenza, accompagnando fino al momento del trapasso questo nonno che ha lasciato un’impronta indelebile nelle loro vite.
Era un medico stimato, che faceva della sua professione una missione. L’ultimo medico desenzanese della “vecchia guardia”.
Un medico di una volta, di quelli che curavano il corpo, senza trascurare lo spirito, con una parola e un sorriso sempre pronti a infondere coraggio o elargire consigli, reperibile a qualsiasi ora, sempre pronto a correre in aiuto dei pazienti, sacrificando anche la vita privata.
Giovane medico fresco di laurea, aveva accettato di trasferirsi da Modena a Desenzano, lasciando famiglia e amici, per lavorare presso Villa del Sole, la clinica dove si è formato professionalmente, fino a diventarne direttore. Era la sua seconda casa: nella chiesetta della clinica si era sposato con la sua Marisa, attorniati dall’affetto di suore, medici, infermieri e pazienti, che lo adoravano.
In clinica portava la famiglia a festeggiare le ricorrenze religiose, per farci capire che bisogna essere accanto a chi soffre. Per quella clinica ha lottato e sofferto, per evitarne la chiusura sconsiderata. Poi è diventato il medico di famiglia, stimato e rispettato, che ha curato con competenza e dedizione tante famiglie desenzanesi. Era anche un uomo colto e, una volta raggiunta l’età della pensione, passava ore a leggere, studiare, approfondire ogni argomento; amava la storia, la poesia, la filatelia, la musica.
Speriamo che il suono di quest’arpa possa raggiungere il papà e la mamma là dove sono, come un affettuoso saluto e un ringraziamento per tutto il bene che ci hanno dato e per i sani principi che ci hanno trasmesso.”

Anche Rudy, il marito di Sonia, ha letto di te un ricordo che ti dipinge esattamente com’eri:

“Caro Aldo, è un momento di grande dolore per tutti noi (…) Ci mancheranno le tue storie di vita di quando sei arrivato a Desenzano a 24 anni, giovane e brillante dottore da Modena per iniziare la strada professionale a Villa del Sole. Curavate la tubercolosi ossea, ed eri fiero dei grandi interventi che già allora facevate. La Clinica è stata la tua casa per tanti anni. Eri il riferimento per suore e malati. Ti adoravano e ora sarebbero qua tutti a pregare per te. (…) Tutti nutrivano una grande stima per il loro dottore (…) In mio figlio Andrea hai trovato terreno fertile: quante ore hai passato con lui a insegnargli e leggere libri. Ora puoi essere fiero: ha continuato il tuo lavoro e lo fa con grande passione (…) Gli hai insegnato che la medicina è fatta di studio, ma anche di etica e voglia di aiutare chi soffre veramente. Ti devo ringraziare per come hai sempre seguito mia madre, malata per anni. Tu c’eri sempre al bisogno. Arrivavi con la tua valigetta anche più volte al giorno e non ti ho mai sentito lamentarti.
Mi mancheranno le tue storie di vita di quando durante la guerra stavi in sala operatoria a Modena e nonostante suonasse l’allarme e tutti scappassero tu non volevi allontanarti, e guarda caso la sala operatoria fu l’unica a salvarsi. Dicevi: “Non era il mio momento, mi sono salvato con i miei malati, grazie alla divina provvidenza”.
Ora siamo qua con te, insieme ai tuoi nipoti e alle tue adorate figlie Sonia e Diana che tanto ti hanno seguito nella tua vecchiaia. Hai meritato tutto il loro amore che sarà per sempre. Insieme ai miei figli Andrea e Luca voglio dirti ancora grazie (…) Per me hai rappresentato un grande pilastro ed esempio di vita, un grande nonno, e non lo dimenticherò.”

Quante persone, alla fine della loro vita, vorrebbero ricevere tanti e tali riconoscimenti?
Non posso che condividere in pieno ogni parola e ricordare, anche, l’impegno in cui tu e la mamma vi siete prodigati per fare di me e di Sonia le persone che siamo. Le figlie di cui siete sempre stati orgogliosi. E non è poca cosa.
Non è che vi metteste lì a darci lezioni sulla vita: l’insegnamento veniva dal vostro esempio, dal vostro comportamento, giorno dopo giorno.
Della mamma ho detto che era una signora. Di te posso dire che eri un signore. Una persona che, anche al colmo della rabbia, anziché imprecare ricorrendo alle volgarità tanto in voga, esclamava “Perbacchino”, “Perlamarianna”, “Perdindirindina”.
Non sai quante volte ti sono stata grata per non aver mai portato in casa il turpiloquio, rendendomi tabù le parolacce attualmente più gettonate. Tanto che nel mio giallo “La vendetta dei broccoli” ho dovuto fare uno sforzo sovrumano per inserirne alcune e rendere i dialoghi più realistici. E quando lo leggesti fremevo per il timore che… ti scandalizzassi. E invece, alla bella età di 90 anni, dopo aver divorato come al solito il mio libro, mi assolvesti dicendo: «Ma no… nel contesto vanno bene.»
Amavi i miei libri. Li leggevi e li rileggevi, assaporandoli in ogni sfumatura, trovando ogni volta qualche particolare che ti era sfuggito. Le recensioni che scrivevi, poi, con quella proprietà di linguaggio che ti caratterizzava, le conservo tra le cose più care che ho. E con tristezza penso ai prossimi libri, che dovranno farsi strada senza questo tuo grande supporto.
Eri una persona gentile ed educata, e ci hai insegnato a essere gentili ed educate. E anche disponibili verso gli altri, tu che hai fatto della tua professione di medico una missione e mai un mestiere.
Sto parlando da un po’, ma non arrivo al dunque. Ma qual è il dunque? Che cosa si dice a un padre che se ne va, la cui mancanza, seppur già grande, non è ancora definita nei suoi contorni? Com’è successo con la mamma, ci accorgeremo col tempo, ogni giorno di più, che ci mancate. Ma nello stesso tempo ci siete ancora, con il vostro prezioso bagaglio di amore, valori, insegnamenti: ci siete ancora, a “obbligarci” a fare solo cose di cui sareste orgogliosi. Nulla che non apprezzereste.
Che cosa dire, anche, del tuo, del vostro amore per gli animali? Davanti alle “cose importanti” si tende a metterlo in secondo piano ma, come sa chi li ama e li rispetta, è un sentimento importante, che ci qualifica, migliora la vita e noi stessi. E non è affatto disgiunto dall’amore per le persone.
Vi sono sempre stata grata per avermi trasmesso il vostro stesso amore per il Creato e avermi permesso sin da piccola di condividere la mia vita con cani e gatti, a loro volta esempio e maestri di vita per noi umani sempre troppo presi dalla nostra… umanità, con i suoi pregi ma anche i suoi (tanti) difetti.
Aprirsi al bello, al buono, al sacro che c’è nella natura e nelle sue creature è uno dei grandi insegnamenti che mi avete regalato, tu e la mamma.
Così voglio ricordarvi con questa foto che vi ho scattato il 19 settembre del 2008. L’anno di Oreste, il mio piccolo storno. Te lo ricordi? Fosti tu a salvarlo, permettendomi di vivere una delle storie più straordinarie della mia vita, che mi aprì gli occhi e la mente verso un mondo che spesso preferiamo ignorare, facendomi capire che “nessuno è così piccolo o umile da non avere qualcosa da insegnare a chi è (o crede di essere) più grande di lui”.
Ricordo quella vacanza nella “nostra” Sardegna come uno degli ultimi momenti sereni: da lì a poco arrivò quel medico scellerato (tutto l’opposto di quello che sei stato tu) a massacrare la mia gola e la mia salute, dando però modo a voi di starmi ancora più vicini di quanto aveste mai fatto, e di darmi la misura dell’amore e dell’abnegazione dei genitori verso i propri figli. È anche grazie a voi che non sono precipitata nel nulla, e ho cercato di farmi forza per poter continuare a essere la vostra Diana di sempre.
Questa foto racchiude tante delle cose che amavate e che abbiamo condiviso per anni: il mare, gli animali, voi due. Manchiamo solo io e Sonia. Ma c’eravamo anche noi: dentro il vostro cuore.
Ti voglio tanto, tanto bene. Grazie di tutto. Anche da parte di Gianni, che condivide ogni mia parola e vorrebbe averti ancora con noi, a vivere quel sogno che avevamo coltivato insieme per tanto tempo.
Scusa se ho smesso troppo presto di essere “il bastoncino della tua vecchiaia”. Era tutto pronto, ma il destino aveva un disegno diverso. Per fortuna Sonia ha messo tanto di sé, in questi ultimi due anni, per sopperire alla mia mancanza e starvi vicini. Le sono tanto grata e voi sareste felici di vederci abbracciate a ricordarvi con tutto il nostro immenso affetto.
Salutami la mamma, e tutti i nostri cari a due ma anche a quattro gambe, dai quali ora vi immagino felicemente attorniati, in un’infinita festa d’amore.

Diana

*https://www.dianalanciotti.it/cara-mamma/

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