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Boris, professione angelo custode

Cara Diana,
il caso ha voluto che una mia amica mi regalasse un mese fa il tuo libro BORIS PROFESSIONE ANGELO CUSTODE, proprio perché avevamo da poco perso il nostro meraviglioso leonberger …
L’ho letto voracemente (in due tranches per problemi di tempo ): l’ho finito stanotte, una notte già insonne per conto suo e che si è chiusa in bellezza con un pianto dirotto!!! (stamane sono uno zombie)
Ho perciò deciso di scriverti subito perché nessuno meglio di me ti può capire (e viceversa), perché conosco la tua associazione ed avevo già acquistato UN LEONBERGER DI NOME BRUNO.
Ci sono molte analogie tra noi : anche il nostro Mosè (vero nome Peter Pan del Sambro) era coetaneo di Boris (era nato il 7/7/97 , meraviglioso numero per chi crede nella cabala) e ci ha lasciati il 30 novembre di quest’anno per un sarcoma alla gamba e anch’io, come te, l’ho accompagnato e accarezzato fino alla fine.
Abbiamo anche altre analogie: io e marito siamo amanti degli animali (gli amici ci chiamano S.Francesco e S.Chiara perché raccogliamo, accogliamo e collochiamo i randagi della zona) lavoriamo in casa, abbiamo avuto altri cani prima e durante Mosè: li amiamo a tal punto che li portiamo sempre con noi in vacanza espatriando dove sono ben accetti, li accudiamo nella buona e cattiva sorte, li seppelliamo (ora li cremiamo) come umani e facciamo volentieri tanti sacrifici ripagati da quell’amore incondizionato che solo loro ci sanno dare.
Chi ha accolto (come da voi Paco) e accettato il nostro Mosè, di cui ti racconterò poi, è stato un grande cane: Janus un Labrador biondo ed elegante, acquistato da una ballerina della Scala, un vero lord inglese con un’intelligenza inquietante di cui ho fatto un ritratto letterario che, se avrai piacere , ti manderò.
Janus ci ha lasciati il 3 maggio del 2003 (il giorno prima del mio compleanno) a 11 anni per un tumore al cervello e Mosè che nonostante la superiorità fisica, aveva per lui amore, devozione e rispetto incondizionati, è diventando triste rifiutando anche il cibo: non gli bastavamo neppure più noi.
Abbiamo quindi deciso di prendergli rapidamente un nuovo compagno e, pur consci che ci sono tanti cani al canile, abbiamo preferito riformare una coppia collaudata di due maschi e abbiamo preso Kambu, un altro Labrador (questa volta nero), che ha aiutato Mosè (nelle vesti di maestro e non di allievo) e anche noi, a uscire dal tunnel della tristezza.
Torno a Mosè: quanta tenerezza e quante lacrime nel leggere il ritratto di Boris!! Quante analogie !! Come conosco bene quella dolcezza unica degli occhi di un leonberger (Mosè aveva una maschera dolcissima), quel modo di girare la testa senza scomporsi, quella sensazione di terremoto provocato dalle cose di casa in contatto con una mole del genere, quel modo di appoggiarsi alle persone, quel modo di bere, quella paura terribile dei tuoni e dei rumori, chissà come provocata, visto che nessuno dei due aveva avuto esperienze infelici da cucciolo (anzi , vivevano benissimo dai propri rispettivi allevatori!!)
Come conosco bene quelle manifestazioni di gioia ogni volta che ci vedevano (anche dopo soli 5 minuti), per non parlare del tripudio di salti e gridolini (noi lo chiamavamo il piu- piu) degno del carnevale di Rio che solo un Leonberger sa riservare ai suoi cari e alle persone che gli piacciono particolarmente .
Non so se anche Boris, come Mosè, subisse rassegnato quei bambini terribili cercando appena possibile di eclissarsi chiedendo di essere chiuso nel serraglio per sua protezione e non viceversa!!!
Le uniche piccole differenze che ho riscontrato tra loro sono che mentre Boris ti mordicchiava la mano, Mosè non era minimamente mordace neppure nel gioco (non si riusciva, pur con impegno, a farlo arrabbiare e farsi dare quei meravigliosi morsetti quando si gioca alla lotta con un cane!!): figurati che, conscio della sua mole, con i cani piccoli che gli abbaiavano da sotto, si spostava e se ne andava girando il sederone; è stato morso sul naso senza reagire da un jack russel e da un *censored*er e solo grazie all’intervento del grande Janus, che lo ha affrontato al posto suo, si è evitato un’aggressione di un pericoloso rotweiller: insomma un vero pacifista anche un po’ fifone !!
L’abbiamo sempre considerato un po’ tontolone; invece, proprio negli ultimi mesi della sua vita, abbiamo scoperto la sua vocazione di babysitter: si piazzava vicino al nostro cancello e controllava che il bambino della vicina di fronte a noi, che giocava in un cortile non chiuso, non uscisse sulla strada pericolosa e abbaiando, avvertiva la madre e il bambino quando lui superava la linea di sicurezza!!
Ci ha lasciati, come ti ho detto, il 30 di novembre : abbiamo dovuto programmare la sua eutanasia ma, aggravandosi, abbiamo dovuto anticipare perchè non era giusto farlo soffrire: come diceva sempre la nostra veterinaria, Mosè era il cane più buono che lei avesse mai incontrato in tanti anni e non meritava certo di soffrire!! Pensa che sopportava interventi senza anestesia o museruola come togliere le spighe con pinze che gli si conficcavano molti centimetri dentro la carne !! Un angelo.
Ci manca moltissimo, anche se il tempo lenisce il dolore forte che si trasforma in tristezza: ci manca tutto di lui : crediamo che manchi molto anche a Kambu che è diventato più appiccicaticcio ma, al contrario di Mosè, non ha mai perso l’appetito.
Ora riposa sopra al camino in un bel vaso bianco come un vecchio e saggio guru indiano.
Ti ringrazio per questo bel libro e per la rinnovata dolcezza che mi ha dato leggerlo.
Un caro saluto

Gloria V.

(clicca su “Leggi tutto” per leggere la risposta di Diana)

Cara Gloria, non sempre pubblico le lettere di complimenti, per non peccare di megalomania. Ma la tua contiene così tante espressioni d’amore per gli animali che ho pensato che faccia bene al cuore. L’amore chiama amore, e alla fine credo che a questo mondo ce ne sia tanto bisogno. Parlare d’amore, amore anche per gli animali, a qualcuno farà sorridere, ma meglio parlare d’amore che di violenza, assassini, ruberie. Se si parlasse un po’ più d’amore senza averne paura o vergognarsene avremmo molti meno delinquenti in giro o seduti nei posti di potere.
Ma ora rispondo alla tua lettera.
Tutti i cani sono meravigliosi ma chissà perché i Leonberger sono speciali. Certo, ognuno ha dentro il cuore il “tipo” di cane ideale (non necessariamente di razza), ma la cosa che mi sorprende è che chi, come me, approda al Leonberger difficilmente poi, quando arriva il triste momento, sceglie una razza diversa. Molti si meravigliano del fatto che io che propugno le adozioni al canile abbia preso per la seconda volta un Leonberger (a parte che la storia di Joy è una storia tutta particolare, che prima o poi racconterò), ma quello che ha rappresentato Boris per me è stato qualcosa di soprannaturale e quel soprannaturale mi è mancato così tanto che quando lui mi ha lasciata (ma mi ha lasciata davvero?) ho pensato di non poter far senza. Forse la mia decisione di prendere subito un altro cucciolo di Leonberger poteva sembrare avventata, dettata dalla disperazione, e invece alla fine credo che sia stato il destino a impormela. Ora tra Boris e Joy non faccio differenze, il secondo mi sembra l’assoluta continuità del primo. Eppure non sono identici, né fisicamente, né caratterialmente. Però io sento che dentro Joy c’è una parte di Boris.
Scusami se ho parlato di me, ma Boris per me ha significato l’esperienza più dolorosa e più meravigliosa della mia vita. Un’esperienza che mi ha segnata profondamente.
E capisco quindi tutto quello che provi per Mosé. A volte credo che ci si senta dei privilegiati, ad avere tutto per noi l’amore di giganti che hanno un cuore così grande da contenere tutto l’amore del mondo e anche di più. Mosé è rimasto nel ricordo e spero che questo ricordo ti aiuti ad accettare il fatto che ora lui fisicamente non c’è più. E’ dura, lo so, anche proprio per la fisicità così imponente che hanno questi cani, una fisicità che quando manca fa notare spazi e vuoti che prima erano pieni della loro presenza. E finché loro ci sono ci sembra naturale che sia così, non possiamo pensare a una vita non occupata da queste presenze. Ma poi questi spazi, quando loro non sono più lì a occuparli, ci sembrano enormi, inutili, deserti. Spazi fisici, ma soprattutto spazi nel nostro cuore.
Cara Gloria, ti ringrazio per avermi scritto. Accanto a me, disteso di fianco alla mia scrivania, c’è Joy, con tutta la sua mole spalmata sul pavimento in attesa fiduciosa della pappa, e davanti a me c’è Tommi, arrivato anche per colmare il vuoto che Paco aveva lasciato in noi ma soprattutto in Joy. La vita continua, e i ricordi si accumulano.
Fortunati, noi, che possiamo dire di averli conosciuti e amati.
Un caro saluto

Diana

P.S. Mandami il tuo ricordo di Janus. Lo leggerò volentieri.

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