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“Un libro, il suo autore”: serata con Diana e gli studenti di Arese

DIANA LANCIOTTI
Incontro con l’autore. Quando la scuola promuove l’amore
e il rispetto per gli animali

LO SCORSO NOVEMBRE AD ARESE SI È TENUTA UNA SERATA-INCONTRO CON GLI STUDENTI DELLE SCUOLE MEDIE E SUPERIORI. OSPITE D’ONORE DIANA LANCIOTTI PER PARLARE, PARTENDO DALLA SUA STORIA CON PACO, DELLA SUA ESPERIENZA E DEL SUO IMPEGNO A FAVORE DEGLI ANIMALI IN DIFFICOLTA’

Mercoledì 14 novembre 2012 al Cinema Teatro di Arese si è svolta una serata-incontro con Diana Lanciotti e gli alunni delle scuole di Arese, Rho, Bollate e Garbagnate, per la presentazione del libro “Paco, il Re della strada”, la storia del trovatello adottato da Diana e diventato testimonial del Fondo Amici di Paco.


Il libro, uscito per la prima volta nel 1997 con Mursia Editore e ripubblicato dal 2006 da Paco Editore, la casa editrice che sostiene il Fondo Amici di Paco, è considerato la bibbia degli animalisti. È la storia di Paco, il cagnolino adottato al canile da Diana e dal marito Gianni nel 1992, che ha fatto conoscere la realtà del randagismo.
La serata, organizzata dalla Biblioteca Comunale (dalle attivissime Maria Giovanna Danielli Sirtori e Maria Grazia Cislaghi) e dalla Libreria Esodo di Arese, si è svolta in un clima di grande emozione e partecipazione. Tra gli oltre trecento ragazzi presenti, molti hanno voluto manifestare il proprio coinvolgimento rivolgendo all’autrice, accolta con grande calore e simpatia, domande molto pregnanti sui contenuti del libro, dimostrando di averne pienamente recepito il messaggio.
La chiacchierata tra Diana e i ragazzi delle scuole è stata intervallata da letture di brani del libro da parte dell’attrice Filomena Ieno del Teatro dell’Armadillo di Rho e da canzoni a contenuto animalista (una dedicata proprio a Paco) cantate dai Maxentia Young Combo Band, una giovane band di Magenta accomunata dalla passione per la musica ma anche per gli animali.
Il tema, lanciato dalla conduttrice della serata, la giornalista Paola Cupetti, ha coinvolto immediatamente i ragazzi, che hanno sottoposto Diana a una raffica di domande a cui lei ha risposto a volte accalorandosi a volte commovedosi, e comunque coinvolgendo sempre la platea con risposte dettate dalla passione e dalla convinzione.
A rompere il ghiaccio è Andrea, alunno dell’istituto dei Salesiani di Arese, che dopo aver confessato di essersi profondamente emozionato alla lettura del libro, suggerisce a Diana di far diventare la storia di Paco un cartone, per coinvolgere anche i più piccoli che non sanno ancora leggere.
Diana raccoglie il suggerimento di Andrea e lo ringrazia. «Sono convinta», aggiunge, «che sia giusto lavorare sui più giovani, per sensibilizzarli fin da piccoli all’amore e al rispetto verso gli animali.»
A Fabio, che chiede come diventare volontari nel Fondo Amici di Paco, Diana ricorda che l’associazione si occupa di aiutare le realtà che già operano per raccogliere e salvare cani e gatti, ma non ha rifugi propri, ed è possibile quindi aiutare questi rifugi.
Tocca alla lettura del capitolo di “Paco, il Re della strada” che racconta l’abbandono di Paco. Una bravissima e intensa Filomena Ieno legge, interpretandole con enfasi, le parole di Diana, creando profonda commozione tra tutti i presenti.
Diana spiega come l’abbandono rappresenti per qualunque cane una sofferenza atroce: «È come una bomba, che scoppia nel cuore del cane e lo lascia lì, senza punti di riferimento, annichilito, a chiedersi il perché di questo abbandono.»
È la volta di Mara della scuola Eugenio Montale chiedere a Diana se l’Italia è un paese che aiuta ad abbandonare o non abbandonare i cani.
Diana ricorda che da quindici anni, cioè dalla nascita del Fondo Amici di Paco e grazie proprio al Fondo Amici di Paco e alla simpatia e all’attenzione che Paco seppe convogliare sulle problematiche del randagismo, sono stati compiuti innegabili progressi anche a livello di leggi contro i maltrattamenti e si è creata una maggiore attenzione verso i diritti degli animali, anche se ci sono però ancora tante parti scoperte su cui agire.
Alla domanda di Bobo del Centro Salesiano di Arese sulla possibilità che un finale più crudele di “Paco, il Re della strada” riuscisse a colpire di più i giovani, Diana risponde che il finale della storia di Paco è reale, ed è effettivamente un lieto fine: «Grazie alla sua storia, amata e apprezzata da tante persone, Paco è diventato il cane di tutti, un dog symbol. Lo stile che ho scelto è di “persuadere con dolcezza”, concetto che è diventato il motto del Fondo Amici di Paco. La mia scelta è di far passare certi messaggi cercando di far sorridere, invece di dare pugni nello stomaco. Un tono più duro avrebbe allontanato, mentre preferisco che ci si avvicini gradualmente a queste realtà. Il rischio altrimenti, sarebbe di causare un rifiuto.»
A Letizia, che le chiede come ha fatto a interpretare così bene gli stati d’animo dei cani abbandonati, Diana risponde schernendosi:
«Grazie, vuol dire che ci sono riuscita. Io dico sempre che è stato Paco a ispirarmi: quando scrivevo, lui stava sempre sotto la mia scrivania. Allora non ne sapevo niente di randagismo, ed è stato lui a farmi capire tante cose. Era un cane eccezionale, aveva una marcia in più. Sono sicura che sia stato il destino a faci incontrare perché io potessi dare voce ai sentimenti dei cani, perché, anche se qualcuno lo nega, noi sappiamo che gli animali provano sentimenti come noi.»
A Virginia, che le chiede perché Paco è stato abbandonato, Diana risponde che, come succede a tanti cani, anche lui è stato vittima di quel meccanismo perverso che porta le persone ad abbandonare i cani, come fossero scarpe vecchie.
Alberto del liceo Scientifico Falcone-Borsellino chiede se un cane può portare rancore nei confronti chi l’ha abbandonato.
«La cosa straordinaria dei cani», risponde Diana «è che sanno solo amare. Hanno una fiducia cieca e illimitata. Puoi trattarli nel peggiore dei modi, ma loro non arriveranno mai a odiarti. I cani non sanno odiare. L’odio, purtroppo, è un sentimento solo umano. Come la vendetta.»
A Edoardo della scuola Galileo, che chiede come vive un cane abbandonato, Diana spiega: «Di espedienti, di stenti, rubando dai cassonetti, rischiando la vita ogni giorno, a volte rinselvatichendosi, e finendo così per rappresentare un pericolo.» In proposito Diana ricorda che circa 4000 incidenti stradali anche gravi sono ogni anno provocati da animali randagi.
La serata prosegue alternando la lettura dei brani del libro alle canzoni, mentre sullo schermo scorrono le fotografie tratte da “Occhi sbarrati-Reportage dal canile”, il libro di Diana ambientato al Rifugio I Fratelli Minori di Olbia. In proposito Diana ricorda la storia di Tommi, il cagnolino da lei adottato al canile di Olbia dopo la scomparsa di Paco: abbandonato la vigila di Natale all’età di un mese insieme ai suoi fratellini, in un sacco di tela davanti al canile che accoglie oltre 700 cani.
«Si parla di canili lager spesso a sproposito. Si tratta di situazioni drammatiche che si creano a causa degli abbandoni. È sulla prevenzione che bisogna intervenire, per evitare che nascano queste “discariche di cani”.»
Dopodiché Diana invita i ragazzi a visitare un canile: «Un’esperienza straordinaria e molto formativa.»
Si passa a parlare di vendita dei cuccioli, di importazione illegale.
«Bisogna far conoscere certe cose perché più nessuno vada a comprare cuccioli nei negozi, per stroncare questo commercio crudele» spiega Diana. «Il mio sogno è che un giorno i canili non esistano più, e se noi cerchiamo di contrastare la crudeltà e l’insensibilità verso gli animali e aiutiamo chi giorno per giorno si prodiga per aiutarli e farli adottare facciamo una cosa molto grande. Bisogna portare fuori da qui quanto abbiamo imparato con la lettura del libro di Paco e l’incontro di questa sera, per far capire a chi non lo sa che cosa significa amare e rispettare gli animali. Ed essere amati da loro.»
La serata si conclude con la lettura della relazione degli alunni dell’Istituto Professionale Leonardo Da Vinci di Lamezia Terme, che hanno lavorato “in gemellaggio” con la scuola di Arese e territorio (v. a seguire in questa pagina).
Alla fine Diana viene simpaticamente e affettuosamente “assediata” da decine di studenti che si mettono in coda per scambiare una parola con lei e avere la sua firma sulla propria copia di “Paco, il Re della strada”. Diana va ben oltre: a ognuno fa una dedica personalizzata, suggellando il successo di una serata di grande partecipazione ed emozione.
«Sono davvero contenta di questa serata», dice Diana con un sorriso e gli occhi che le luccicano di gioia e commozione. «Erano più di tre anni che non facevo incontri come questo con gli studenti. Mi mancavano.»
Colpa della salute, lo ricordiamo: a causa di un’operazione alle tonsille che le ha creato gravi problemi (v. Amici di Paco 52), Diana non era in grado di affrontare impegni faticosi, come parlare in pubblico e partecipare a trasmissioni in tv. Ma una nuova e delicata operazione del marzo scorso le ha permesso di riprendere le sue attività. «Mi mancava molto il contatto con i ragazzi e i miei lettori. Questa serata mi ha dato un’iniezione di coraggio e di fiducia nella ripresa della mia salute e della mia vita di un tempo. È una grande cosa per me ma, credo, anche per il Fondo Amici di Paco.»
Sì, è una grande cosa che Diana, dopo tante sofferenze e rinunce, possa finalmente tornare a dedicarsi con più serenità e forza alle attività in cui crede e in cui si è sempre tanto impegnata.
Cento, mille di queste serate!

Paola Cerini – Amici di Paco 53 – febbraio 2013

 

“Una lezione da non dimenticare”
Così, dopo aver letto la storia di Paco, l’hanno definita i ragazzi di Lamezia Terme nella relazione che potete leggere qui sotto

Grazie a tutti, agli organizzatori ed agli ospiti di questo evento; un ringraziamento particolare alla dottoressa Sirtori che anche quest’anno ci ha voluti presenti a questa lodevole iniziativa.
Leggere questo libro è stato facile. Il piccolo Paco ci ha conquistati fin dalle prime pagine, facendoci riscoprire il mondo attraverso i suoi occhi e le sue emozioni, guidandoci lungo le vicende di una vita difficile e straordinaria.
Un mondo, quello descritto da Diana Lanciotti, che abbiamo sempre davanti, ma che riusciamo, noi tutti, ad ignorare con una facilità allarmante. Un mondo spesso crudele, popolato da persone egoiste quanto ignoranti che arrivano al punto di abbandonare sul bordo di una strada un essere vivente che li ama incondizionatamente, magari solo perché si sono stancate di lui, pur sapendo che quel loro gesto equivale, nella gran parte dei casi, ad una condanna a morte per quello che dovrebbe essere il loro “migliore amico”.
Così Paco arriverà a realizzare, con quell’intelligenza quasi umana e quella sensibilità tutta animale che ce lo fanno amare come personaggio e come compagno di vita, che “il destino dei cani è scritto nell’aria dai capricci degli Uomini, e che a volte basta un colpo di vento per spazzarlo via”, lasciandoci nel cuore un’ombra di quel senso di colpa che la nostra specie dovrebbe provare.
Del resto, questa storia ha radici antiche: a scuola non ci insegnano forse che il cane fu il primo animale ad essere addomesticato dall’uomo? Come è possibile, dunque, che nelle migliaia di anni di storia comune, lungo i quali i cani ci hanno protetto, servito, tenuto compagnia e persino aiutato a guarire, noi Uomini non siamo riusciti ad imparare a ricambiare questo loro amore?
Forse non siamo noi la specie più intelligente, dopotutto, o, più probabilmente, siamo solo egoisti.
Forse, prima di prendere in casa un animale (qualunque esso sia), ciascuno di noi dovrebbe chiedersi se è disposto a condividere con lui le gioie ed i dolori della vita; forse dovremmo veramente cominciare a pensare, noi tutti esseri umani, che adottare un animale significa aggiungere un nuovo membro alla nostra famiglia: se non siamo disposti a valutare i suoi bisogni al pari dei nostri, a ricambiare il suo amore incondizionato con altrettanta fedeltà e dedizione, appunto, allora dovremmo avere la maturità, la saggezza oseremmo dire, di optare per un peluche. Nessuno si lamenterà se lo abbandoniamo per andare in vacanza o, più semplicemente, perché ci siamo stancati di lui.
Per tutti gli altri, per quelli che decidono di fare il “grande passo”, valgono le parole di Victor Hugo, le stesse che introducono la straordinaria storia del nostro re della strada diventato, in vecchiaia, un suddito amato: “Provate a guardare negli occhi il vostro cane ed ad affermare che non ha un’anima.”
Di certo l’anima, intesa nel più ampio e profondo significato del senso comune che trascende quello religioso e lo supera in qualche modo, Paco ci ha dimostrato di averla. La sua storia – che pure ha un lieto fine, è bene ricordarlo – ci accompagna per mano attraverso una realtà che, come è già stato scritto, noi Uomini dimentichiamo facilmente. Eppure non lo fa con la ferocia e la recriminazione che solitamente accompagnano queste tematiche, né con la fredda precisione dei numeri, bensì raccontandola da un punto di vista nuovo, diverso: quello di chi questa realtà la subisce senza possibilità alcuna di ribellarsi.
Ogni anno in Italia vengono abbandonati per strada più di 150mila cani, molti dei quali non sopravvivono tanto a lungo da guadagnarsi il titolo, infame per una società che si presume civile, di randagio. Alcuni muoiono di stenti o malattia, altri restano coinvolti in incidenti stradali, altri ancora vengono maltrattati per strada da gente ancora più stupida, se possibile, di coloro che li hanno abbandonati.
Paco vive tutto ciò, passa da cane da compagnia a “re della strada”, e la sua è una storia drammatica, commovente, che pure non manca di farci sorridere, a volte, quando gli spunti umoristici ci colgono quasi di sorpresa, mischiati ad una profonda gioia di vivere che ci spinge a guardare in un’altra luce persino i nostri problemi quotidiani.
Ci sono passaggi in cui la realtà sembra peggiore degli incubi ma, alla fine, è la felicità a trionfare su tutto: Diana offre a Paco non solo una nuova vita, ma anche l’occasione di diventare un esempio, una “lezione da non dimenticare”, per chi l’abbandono lo vuole combattere con i mezzi più giusti; quasi un risarcimento per ciò che ha dovuto passare per colpa degli altri esseri umani.
Qui sta, crediamo, la chiave del successo di questo libro, sia di quello editoriale che di quello emotivo: non ci aggredisce costringendoci a vedere ciò che vogliamo ignorare, ma ci accompagna in un viaggio che ci coinvolge, ci fa riflettere e, arrivati all’ultima pagina, ci riscopriamo un po’ cambiati dentro. Grazie Paco.

Classi 5a A e 5a B – Istituto professionale Industria e Artigianato “Leonardo da Vinci” di Lamezia Terme

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