Quattro Chiacchiere

Sul navigare e altro

Cara Diana,
E’ la prima volta che mi collego al tuo sito, nonostante ti conosca da tanti anni, almeno da quando ho letto avidamente il tuo Black Swan. A proposito, navigo a vela con la mia famiglia nelle Bocche di Bonifacio, nord Sardegna e Corsica da una vita e sono arcisicuro che abbiamo fatto piu’ di una rada assieme! Conosco fino all’ultimo granito tutte quelle che hai descritto in quel meraviglioso libro!
Ho sempre pensato che, condividendo le stesse passioni e la stessa filosofia di vita, non potevamo non avere le stesse idee: oggi, leggendo il tuo ultimo post sulla banda Monti, ne ho avuto la conferma e ne sono felice!
Un caro abbraccio, sperando di incontrarti e conoscerti in rada, magari a Porto Nuovo o a Cala Chiesa!

Giancarlo

(clicca su “continua” per leggere la risposta di Diana)

Caro Giancarlo, è in effetti divertente pensare di aver passato qualche tempo insieme in rada, pur senza conoscerci. Io e Gianni, purtroppo, non navighiamo più da parecchi anni. Da quando cioè, per poter portare con noi, oltre al nostro supermarinaretto Paco, anche il mio gigante Boris, cambiammo barca. Così dopo il Charlie (di cui ho parlato in “In viaggio con Paco”, il libro dove racconto le avventure in barca a vela di noi due umani con Paco, appunto) passammo alla Chicca, un bellissimo Sun Odissey 42.1 comprato usato, ma ancora più bello (ben tenuto e super attrezzato) di una barca nuova. Secondo i mie calcoli (fatti con tanto di metro, al millimetro) doveva essere la barca ideale per poter portare con noi anche Boris, il nostro Leonberger che, a casa senza di noi per un mese (il tempo che ci regalavamo per stare in barca ogni estate) soffriva troppo. E io soffrivo con lui. Anzi, senza di lui.
Vendemmo quindi la nostra amata Charlie (un’Alpa 38 che avevamo rimesso praticamente a nuovo… bellissima) per comprare la “barca giusta” per Boris. Pozzetto enorme, poppa aperta per poter salire e scendere agevolmente dal tender… solo che avevo fatto i conti senza l’oste e senza, quindi, la paura viscerale e sviscerata di Boris per l’acqua (cosa incredibile, per un Leonberger).
E dopo vari tentativi infruttuosi e due anni passati soffrendo io in barca e lui, ancora, a casa, decidemmo di vendere anche la Chicca e di diventare dei… terricoli.
Ora le barche le vediamo da terra… ma chissà che un giorno non ci decidiamo a riprendere la via del mare.
La nostalgia è tanta. Manca quella dimensione “sospesa” in cui ti sembra, o comunque t’illudi, di tagliare almeno per qualche tempo i vincoli con la terraferma e tutto ciò che l’appesantisce. Ti senti libero, leggero, padrone del mondo e del tuo destino. Anche se noi naviganti sappiamo che in realtà il nostro destino è in mano al mare, al vento… al cielo. Ma è bello illudersi, almeno un po’, di poter liberarsi da ogni peso e andarsene in giro, impadronendosi di nuovo della propria vita e di ritmi comunque più “umani”. In questo senso la barca è ineguagliabile.
Purtroppo ora questi scriteriati e ottusi, che si sono piazzati al governo, dimostrando di non capire un accidenti hanno deciso che… chi ha una barca oltre i 10 metri è un riccone. Mica si sono mai presi la briga, questi sprovveduti, di farsi un giro nei porti e verificare quante barche sui dieci, undici, dodici metri ci sono, vecchie, quasi da rottamare, ma che fanno la felicità dei loro proprietari, che non sono di certo dei superircchi. E invece, secondo le loro menti distorte, quelle imbarcazioni ora sono diventate degli “yacht di lusso”, da tassare al pari di una Ferrari o di una villa da nababbi.
Non hanno capito un’acca e il problema è che non gli interessa nemmeno di capire. Del resto sono solo servi. Servi delle banche. E per loro pensare col proprio cervello diventa un optional. Anzi, un intralcio.
In un certo senso allora mi dico che sono fortunata a non avere più la barca.
Speriamo in tempi migliori, quando finalmente qualcuno più illuminato e lungimirante capirà che la nautica è, per un paese come il nostro, una delle risorse più importanti da incentivare, non una mucca da mungere.
Ti auguro mille navigazioni piacevoli. In compagnia, magari, anche degli altri miei tre romanzi che sono venuti dopo Black Swan.
Buon vento!

Diana

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