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SABATO CON I FRATELLI MINORI DI OLBIA

Diana Lanciotti, fondatrice del Fondo Amici di Paco, racconta le emozioni che ancora, dopo tanti anni, prova quando varca le porte di un rifugio e quanto sia importante l’aiuto che, con la Campagna Antiparassiti, l’associazione da lei fondata nel 1992 riesce a dare a tanti rifugi in tutta Italia per mantenere sani i cani e i gatti salvati dall’abbandono e favorirne l’adozione.

 

Sono i sabati che mi risollevano da una settimana lavorativa pesante, complicata, frenetica: quelli che passo al rifugio Fratelli Minori di Olbia, che attualmente ospita circa 600 cani e circa 300 gatti, tutti salvati da situazioni disperate se non da morte certa.
Ma come, vi chiederete, ti risollevi a vedere cani e gatti abbandonati, rinchiusi in gabbia, senza una casa e una famiglia da cui essere coccolati, curati e ben nutriti? Sì, è così: andare a trovare Cosetta, Marco, Antonietta, Sergio, Doroty, Federica, è ogni volta un modo per rappacificarmi col genere umano che, soprattutto da qualche tempo a questa parte, sembra impazzito, incapace di stare in questo mondo rispettandolo e difendendolo. Il peggior nemico dell’uomo è l’uomo stesso. Le cattiverie, le malvagità, la voglia di prevalere, ingannare, sfruttare in questi ultimi anni hanno raggiunto picchi forse ravvisabili nei tempi più bui della storia dell’uomo…
Ma non scadiamo in considerazioni sociopolitiche, sennò ne avremmo da dire all’infinito. Ciò che conta è che, nonostante quello che si sente in tv o si legge sui giornali, che si va ad aggiungere alle normali difficoltà della vita, quando arrivi là… il mondo (quello brutto e cattivo, che corre impazzito verso il baratro) si ferma. Si ferma, almeno per un po’, nel momento in cui varchi il cancello e i “monelli del piazzale” si slanciano verso di te festanti, in un assalto che non finisce finché… non passi al piazzale successivo. Dove ci sono cani meno festanti, che ti guardano a volte con diffidenza… non dico in cagnesco, che è un termine che si adatta molto più all’essere umano che al cane. Sono solo… meno estroversi.
C’è una grande differenza tra il primo piazzale e il secondo. Le feste lì cessano di colpo ed è più facile sentire qualche abbaio. Loro non ti saltano addosso festosi, ma ti circondano, e se solo non sei abituato a vederti circondato da un piccolo branco di cani rischi di andare nel panico. In realtà non succede niente, ma mica tutti hanno il coraggio di essere passati al setaccio da una mezza dozzina di nasi che ti perlustrano, ti soppesano, ti giudicano, per stabilire se sei una persona che merita di proseguire, fino al cuore del rifugio, o se non ne hai il merito. Perché nel cuore del rifugio c’è l’infermeria, e loro, i guardiani, sanno che non tutti sono ammessi, lì.
Io sì. Ed è lì che ogni volta posso mettere a confronto la crudeltà inaudita di certi esseri umani con la bontà infinita di altri. Da un lato la spregiudicata superficialità mista a cattiveria, che sfocia in abbandoni di cucciolate strappate alle madri, o di cani anziani, malconci, che proprio per questo avrebbero bisogno di avere una casa e affetto e cure. Dall’altro, il cuore immenso di chi è sempre pronto ad accogliere e non dice mai di no di fronte ai nuovi arrivi e al sacrificio che si aggiunge a sacrificio.
È qui che lo scorso febbraio ho incontrato per la prima volta, chiusi ognuno nella sua gabbia, Sole, Sabatino, Teltina e Buddy. Mici bellissimi e socievolissimi. Soprattutto Sole e Sabatino: appena ti vedono ti tendono la zampina per avere una coccola, poi si sdraiano sul fianco, e miagolano se non gli presti attenzione. Mici di una bellezza unica. Sabatino grigio fumo, Sole tigrata. Entrambi col pelo lungo e morbido come seta.
«Come fanno a essere ancora qua, dopo tanti mesi, dei mici così belli e socievoli?» ho chiesto a Cosetta la prima volta che li ho visti.
E lei, con un sospiro, ha aperto la gabbia di Sole e l’ha presa in braccio. «Lei è paraplegica», mi ha detto. «E anche Sabatino.» Mi si è fermato il respiro. «Sabatino è qua da luglio dell’anno scorso. Aveva pochi mesi e vagava in mezzo alla strada, trascinandosi il posteriore. Abbiamo fatto di tutto, ma rimarrà sempre paralizzato. Sole, invece, è arrivata qua in dicembre. Stessa situazione di Sabatino, con traumi al midollo e nessuna possibilità di poter camminare sulle quattro zampe.»
Sono belli, belli, belli. Eppure qualche persona superficiale li ha lasciati girare liberi in città o, peggio, li ha abbandonati per strada. Capita. Capita anche che certi proprietari non vogliano gatti “incidentati”, così se ne disfano come se fossero una scarpa bucata da buttare via. Ce ne sono altri, in infermeria, nelle stesse condizioni, portati da proprietari che affermano di non poter sostenere la spesa di un gatto non autosufficiente. Come se un rifugio fosse una clinica o una pensione.
Mi sono affezionata tantissimo a Sabatino e Sole, e ogni volta che vado al rifugio vado a salutarli e, insieme a loro, saluto gli altri amici che, salvo un miracolo, mai nessuno porterà via da qua. Eppure anche loro hanno diritto a una chance. Anche perché, sarà la disabilità o altro, sono affettuosi in un modo sorprendente.
Una chance, invece, l’ha avuta Rino, splendido Setter Inglese bianco e arancio, investito da un’auto il 5 ottobre del 2019. Il muso devastato e la spina dorsale spezzata, è stato salvato grazie alla bravura dei veterinari e alla caparbietà di Cosetta, che sa sempre capire se un cane o un gatto, nonostante la sofferenza, ha ancora un legame con questa vita o se preferisce viverne un’altra, in un’altra dimensione. Era chiaro che Rino, nonostante il suo muso non avesse più la parvenza di un muso, voleva viverla ancora, questa vita. Nessuno l’ha reclamato. Così, dopo essere stato operato e curato, è rimasto in infermeria per più di un anno a vegliare e tenere su il morale di chi arrivava lì messo come lui o anche peggio.
Vivacissimo, con l’argento vivo addosso, come sono in genere i Setter, Rino non stava mai fermo: “correva” instancabile per tutta l’infermeria, trascinandosi il didietro, le zampe posteriori inermi, sistemate in un’angolazione impossibile. In un moto perpetuo, infilava il muso, rimesso insieme dal chirurgo, tra le sbarre delle gabbie di degenza e rincuorava tutti: “Visto? Anch’io stavo male come stai male tu adesso ma… vedi? Mi hanno curato e ora sono felice.” Felice, come può esserlo un cane che non potrà più alzarsi sulle quattro zampe… Eppure lui era felice davvero, senza riserve, come sono felici e allegri tutti i cani che sono qui al rifugio. Tutto l’amore che ricevono lo ripagano così: niente musi tristi, niente bronci, ma tanti scodinzolii e musate amichevoli.
Rino, dicevo, ce l’ha fatta. Quando ormai più nessuno ci avrebbe scommesso, tra lui e una signora tedesca è scoccata la scintilla. Lei gli ha comprato un carrellino, e il 24 aprile di quest’anno Rino è partito per la sua nuova vita. E adesso, nella sua casa in Germania, sfreccia felice come se di zampe ne avesse sei, invece che due buone e due inservibili. Sapeste quante di queste storie si imparano, qua al rifugio, quanto dolore si vede, sconfitto dall’amore…
Chi viene con me durante queste visite ai rifugi se ne rende conto dal vivo e ne rimane ogni volta sorpreso: per tanto che io racconti le emozioni che si provano, provarle personalmente è tutt’altra cosa. Com’è successo anche a Melina, che è venuta con me sabato scorso e mi ha detto: «È un’esperienza che va fatta per capire…»
Anche voi, venendo qua, o in uno dei tanti rifugi dove persone piene d’amore curano le ferite del corpo e anche del cuore di animali rifiutati da quell’essere superiore che l’uomo crede di essere, capireste perché da 20 anni con la Campagna Antiparassiti del Fondo Amici di Paco ho deciso di aiutare i Fratelli Minori di Olbia e tanti altri rifugi in tutta Italia. E capireste perché appena posso carico il baule di antiparassitari per venire qua, e mentre li scarico davanti al cancello sento che il cuore si alleggerisce dalle tensioni ed entra in una nuova dimensione, dove il bene prevale sul male e tante favole, anche le più spaventose, hanno un lieto fine.
Magari quel lieto fine potreste scriverlo proprio voi, facendo entrare nella vostra famiglia una di queste splendide creature che, anche se qua sono amate, si meritano tutto l’amore del mondo, fuori da qua.

Diana Lanciotti

P.S. Il Rifugio Fratelli Minori di Olbia è pieno di cani e gatti splendidi, di cui qualcuno si è disfatto per non aver scelto di sterilizzare. Se volete adottarne uno ma non vivete in Sardegna e non potete venire a prenderlo direttamente, il vostro nuovo amico viaggerà per raggiungervi con appositi mezzi climatizzati, in totale comfort e sicurezza, accompagnato da personale specializzato. Purtroppo la Sardegna non è in grado di assorbire tutte le adozioni, perciò al rifugio è stata messa a punto un’organizzazione impeccabile per far viaggiare i cani dall’isola alla terraferma in totale sicurezza. Sulla pagina Facebook del rifugio vengono spesso pubblicate le immagini e i video dei cani e dei gatti felici con le loro nuove famiglie.

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