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Obbligo (di mascherina) sì, obbligo no: quando la politica discute del nulla


La diatriba sull’obbligo della mascherina all’aperto si basa sul nulla, anzi: su un equivoco (voluto e perpetrato?)

In realtà l’obbligo è di portarla con sé e indossarla solo nei casi specificamente indicati nel DPCM (punto 2, v. sopra). Poi molti travisano e vogliono essere più realisti del re. Così è facile vedere persone in piena campagna con la mascherina, in auto (da sole) con la mascherina, in spiaggia con la mascherina, ecc.


Certo, chi ha redatto il testo del DPCM non è stato gentile con chi doveva recepire la norma. Appare una contraddizione tra il punto 1 (“e in tutti i luoghi all’aperto”) e il punto 2 (“Non vi è obbligo di indossare…”) ma il punto 2 è chiaro: se esistono i presupposti di sicurezza, la mascherina non è obbligatoria (anzi, aggiungo io su indicazione di tanti medici: non è proprio consigliata, se non addirittura inutile, perché i virus non si fermano davanti a un bavaglino, ma tutt’al più siamo noi che, col bavaglio, ci tratteniamo dal tornare a essere persone libere e senzienti).
Ma ormai siamo abituati al fatto che i legislatori stiano giocando a rimpiattino con la chiarezza e la correttezza, e pare che il loro gioco preferito sia intorbidare le acque. L’importante è ingenerare confusione nei cittadini, disorientarli, terrorizzarli. Così è molto più facile intrupparli, sciorinargli qualunque “verità” si voglia far loro bere, prostrarne o annullarne qualunque fastidioso anelito alla libertà e all’individualità. E come tante pecorelle impaurite dalla minaccia di un lupo che non è detto che arrivi, condurle al sicuro nell’ovile. Che, anziché un riparo, diventerà presto una prigione. E il bello (o brutto) è che lo sarà con la loro acquiescente benevolenza, con la loro entusiastica adesione. Pur di sentirsi protette, dal buon e caritatevole pastore che asserisce di volerle proteggere, le tenere pecorelle saranno disposte a rinunciare anche a respirare aria pura, a farsi imbavagliare fisicamente e psicologicamente, purché la minaccia del lupo resti fuori dalle rassicuranti pareti dell’ovile/prigione.

Che poi il lupo, quello veramente cattivo, si nasconda sotto le vesti del pastore, non ha importanza: quel che conta è sentirsi tutelati. E se questa “tutela” comporta qualche rinuncia (praticamente a una vita normale, quella che abbiamo sempre amato, per la quale ci siamo anche sacrificati, noi e tante generazioni prima di noi)… che cosa volete che sia? È un “dovere civico”. Uno dei mantra che sta portando tante persone ad accettare di fare da cavie alla sperimentazione vaccinale, senza chiedere (non potendola avere) nessuna garanzia, ma accettando come ineluttabile, e… per il bene della collettività, qualunque conseguenza.
Mi immolo per il bene del prossimo: siamo o non siamo un popolo di santi…?

In realtà, il “duro” confronto tra propugnatori dell’obbligo di mascherina e i contrari si basa sul niente. È solo l’ennesima cortina fumogena innalzata per non farci guardare al di là dei confini in cui ci hanno relegati, per impedirci di pensare, farci e fare domande, capire, scegliere.
Ora il “braccio di ferro” (continuo a usare le virgolette, perché in realtà siano nel pieno di una commedia all’italiana) tra Salvini, che vorrebbe la decadenza immediata del “bavaglio”, e Draghi, che con il suo fare mellifluo tergiversa, è in realtà una sceneggiata. Perché l’obbligo della mascherina, come abbiamo appena finito di dire, in realtà non esiste, come non esiste neppure la certezza, e men che meno la dimostrazione, che la mascherina serva davvero a difenderci dal “lupo” cattivo, cioè il coronavirus (a proposito: parlano di varianti, ma qualche esperto sta avanzando addirittura il dubbio che il virus sia mai stato isolato. Solo che la faccenda è talmente complicata, e comprensibile solo agli addetti ai lavori, che a noi tocca affidarci alle informazioni che ci danno… stiamo freschi…)

Sapete come andrà a finire? Che Draghi, dall’alto della sua regale magnanimità, sentito il parere di Speranza (vale a dire nessuno), il quale a sua volta fingerà di aver recepito il parere del CTS (di cui in passato non ha seguito uno straccio di indicazione), ci “concederà” di non usare la mascherina all’aperto. Cioè di fare quello che (sapendolo in pochi: ossia solo quelli che hanno voglia di sapere e quando leggono vanno oltre la seconda riga) potevamo già fare, da sempre. La grande concessione avrà decorrenza, pare, a partire dal 28 giugno, perché fino al 27 il virus all’aperto non darà tregua, mentre dopo il “bù” di Draghi e Speranza si metterà paura e scenderà a più miti consigli. Come ha fatto finora del resto, standosene buono fino all’ora del coprifuoco, prima fino alle 18, poi le, 20, poi le 22 o 23… Tanto che si dice che persino lui, che è un tipo tosto, si trovi disorientato e abbia deciso di andare in letargo fino al prossimo autunno, quando forse le regole saranno un po’ più chiare. Mica si può abusare della pazienza di un povero virus uscito incautamente da un pipistrello, no?

E così Salvini potrà dire trionfalmente (e farà a questo punto bene), con tanto di selfie su twitter, che ha vinto questa “dura” battaglia e sarà grazie a lui se gli Italiani quest’estate non dovranno più soffocare a causa della (inutile e mai obbligatoria) mascherina all’aperto. Insomma, alla fine ci “concederanno” graziosamente ciò che… non ci è mai stato tolto.
Come sempre ti fanno pesare il fatto di non privarti di diritti inviolabili, come se ti facessero grandi regali. Ti regalano… ciò che è già tuo.
Il tutto senza considerare che ormai il livello di indottrinamento e di mummificazione del cervello è così alto che continueremo a veder circolare persone con la mascherina calzata con orgoglio, lo sguardo carico d’odio verso coloro che invece non la portano.
Perché ormai anche su questo, ci hanno divisi: mascherina sì, mascherina no, vaccino sì, vaccino no. Non bastavano Inter e Juve, Roma e Lazio. Ormai tutta la nostra vita è diventata la rappresentazione del tifo calcistico. O sei come me, o sei contro di me.
E intanto, quelli che stanno ”sopra” se la ridono alle nostre spalle e s’ingrassano sulla nostra pelle.

Diana Lanciotti

Sullo stesso argomento: https://www.dianalanciotti.it/non-sono-una-cavia/

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