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Il mio ventesimo “figlio di carta”

Cari amici,
oggi sono diventata madre per la ventesima volta: è nato il mio ventesimo “figlio di carta”.
Come sanno tutti coloro che scrivono e coloro che mi conoscono, uscire con un nuovo libro è come mettere al mondo un figlio. Un “figlio di carta”, appunto.
Vi ricordate quando scrissi il mio “Saluto a un figlio che se ne va”? Allora toccò alla creatura più strana che abbia finora concepito: La vendetta dei broccoli. Un figlio turbolento, difficile, ribelle. Ma tanto, tanto amato.
Aver tenuto con sé una creatura, averla cullata dentro di sé e poi lasciarla andare per le vie del mondo ha, ogni volta, l’effetto di uno strappo. Un legame, fortissimo, che si spezza. Da una parte provi un senso di liberazione per aver completato un’opera a cui ti sei dedicato con amore e passione per tanto tempo, dall’altro è il vuoto, il senso di vuoto a prevalere… Aver trascorso tante ore insieme, a raccontarsi cose, e ora quel dialogo si interrompe. Ed è allora che inizia il dilemma: quando concepire il prossimo? E quale, tra i tanti che si hanno in mente? Partire subito con una nuova avventura, o rigirarsi in bocca il sapore dolceamaro che l’opera appena conclusa ti ha lasciato?
Eh sì, dare in stampa un libro è un po’ come dare alla luce un figlio. Peggio: perché un figlio, una volta nato, lo tieni con te, lo coccoli, hai la responsabilità di educarlo e farlo crescere sano e felice. Ma un libro… un libro da quando sarà in libreria non sarà più tuo, apparterrà al mondo. E il mondo non sempre è gentile, non sempre è pronto ad accoglierlo a braccia aperte, coccolarlo e vezzeggiarlo. Spesso il mondo, là fuori, è un posto duro, dove ci si fa largo a gomitate, dove i più prepotenti si fanno strada a scapito di quelli magari migliori, ma più gentili, più timidi.
Chi fa strada, nel mondo dell’editoria ma anche in altri, non è sempre chi ne ha i meriti, ma è chi ha più da spendere, chi ha le amicizie giuste, gli agganci politici che contano, chi è più spregiudicato e, spesso, maleducato. Addirittura screanzato.
Le mie creature, a parte la… pecora nera La vendetta dei broccoli, che ho sempre considerato un caso a sé, sono di solito gentili, timide, dolci. Difficilmente si fanno notare urlando, o per gesta (o gesti) eclatanti. Loro sono come me, e amano “persuadere con dolcezza”: diffondere i messaggi e i valori in cui credo senza sbraitare, offendere, umiliare. Difficile farsi strada con queste premesse… Però noi ci proviamo.
Dal 1995, quando diedi alla luce il mio primo figlio di carta (“C’è sempre un gatto”), allora edito da Mursia, sono passati quasi 25 anni, e di strada ne abbiamo fatta, io e i miei libri. Sempre e solo con le nostre scarpe, senza chiederle in prestito o, peggio, rubarle a nessuno: abbiamo sempre cercato di farci strada con i nostri mezzi, le nostre capacità, le nostre forze, il nostro impegno… le nostre scarpe, appunto.
Farci strada per noi (per me e i miei figli di carta) non è mai stato diventare famosi ed essere invitati ai vari salotti televisivi per essere intervistati dal conduttore più pagato e politicizzato del momento, quello che ti invita solo se sei dei suoi ed esprimi idee preconfezionate. Possibilmente le sue, o quelle dei suoi padroni. No. Per noi farci strada è raggiungere il cuore e la mente dei lettori, di tutti coloro che scelgono noi (me e i miei libri) e insieme a noi trascorrono ore di divertimento (spero) e riflessione.
Da questo punto di vista, di strada io e i miei figli di carta ne abbiamo fatta tanta e tante sono state le soddisfazioni. Solo che non lo strombazziano ai quattro venti, e non tutti lo sanno.
Questo nuovo figlio è, ancora una volta, diverso dagli altri: non racconta una storia, non insegna qualcosa… Ma poi non è neanche vero: insegna, insegna una storia, anzi tante storie. La mia e quella di tutte le persone che in questi ultimi ventidue anni mi hanno aperto il loro cuore e sono diventate mie amiche. Una magia, che Inizia di solito con una lettera (ora sempre più spesso un’email), magari per parlare del proprio cane o del proprio gatto, per chiedere consigli, per parlare delle proprie esperienze, e si trasforma via via in un bellissimo rapporto di amicizia. Un dialogo lungo ventidue anni.
Ed ecco il senso di questo libro: ripercorrere le tappe importanti di un impegno, il mio ma anche quello di tante persone straordinarie, che amano gli animali e si sforzano in ogni modo di migliorare un angolo di mondo, che messo insieme ad altri angoli di mondo ben curati darebbe un mondo migliore (e poi, come sempre, serve per aiutare tanti cani e gatti senza famiglia, visto che anche questa volta il ricavato e anche i diritti d’autore andranno al Fondo Amici di Paco).
In questo mio nuovo libro ci sono io, ci siete voi che in tanti anni mi avete scelta come amica. C’è la storia di tante persone che amano gli animali e si sentono unite e più forti e più complete grazie a questo amore.
È forse il ritratto più calzante di me, ben più d qualunque storia più o meno autobiografica io abbia potuto scrivere. Qua ci sono io, le cose in cui credo: le mie “battaglie”, come le definirebbe qualcuno; ma essendo un termine che uso sempre malvolentieri preferisco sostituirlo con “il mio impegno per ciò che per me conta”.
C’è la vera Diana, in questo libro. Quella che non tutti conoscono.
Come non la conoscono tante persone che credono di conoscerla ma non hanno idea del mondo meraviglioso di rapporti che in questi anni ho avuto il dono di creare con tutti voi. Persone a volte così prese dal loro mondo da non aprirsi al mondo degli altri. A loro, in particolare, se solo volessero, questo libro potrà raccontare la vera Diana. Quella che credono di conoscere, ma non hanno la più pallida idea.
Speriamo che, una volta tanto, facciano lo sforzo di fare un passo fuori dal proprio mondo per conoscere anche il mio. Il vostro.
Un mondo bellissimo, non credete?
Vi abbraccio e aspetto le vostre lettere, per tenere saldo e rinforzare quel filo che ci unisce

Diana

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