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Ciao Valeria

Purtroppo Valeria Rossi non ce l’ha fatta.
È una delle poche occasioni in cui mi ritrovo senza parole.
Quando le ritroverò, tornerò a parlare di lei.
Oggi è il momento di ricordarla in silenzio.
Ciao, Valeria, amica e maestra.
Ti abbraccio forte e ti ringrazio per tutto quanto hai saputo insegnarci

Così il 19 maggio davo l’addio sul mio sito a Valeria Rossi, la grande (davvero grande) educatrice che in quarant’anni ha dato tanto ma davvero tanto al mondo dell’educazione cinofila. Un annuncio scarno, laconico, a cui tuttora faccio fatica ad aggiungere parole.


Valeria, come sa chi la conosceva attraverso i suoi libri o il suo sito www.tipresentoilcane.it, era un vulcano: scriveva benissimo e sapeva divulgare la sua esperienza in modo originale, esaustivo, mai banale, sempre interessante ma soprattutto pratico, applicabile alla realtà. Era una persona molto concreta. Proprio l’opposto di certi educatori (con un’esperienza molto meno importante della sua) che se la tirano all’infinito e per far sentire cretini i comuni mortali e far passare sé stessi come dei guru scrivono cose banali in modo astruso per farti pesare la loro profooonda cultura cinofila.
La stimavo molto, perché dopo tanti anni di lavoro sui cani e coi cani conservava ancora la stessa passione degli esordi, passione che proprio poco più di un anno fa l’aveva portata a cercare la sfida di allevare una cucciola di Rottweiler, cagnolino non di tutto riposo del quale teneva sul suo sito le gesta in un esilarante diario (che, adattato dalla stessa Valeria, diventerà uno dei prossimi libri di Paco Editore). Lei, che aveva un’esperienza vastissima, davanti a Samba sembrava una novellina. E non perché non sapesse come trattarla, ma perché si lasciava ancora incantare dall’unicità che è propria di ogni cucciolo. Era tornata ragazzina, con Samba.
Ci siamo incontrate solo una volta, una sera a cena, ma ci siamo sempre scritte tanto, e lei aveva sempre quella verve e quella capacità di travolgerti con le sue idee. Di persona era diversa: una donna schiva, di poche parole. Io stessa, anche se amo tanto scrivere, non sono una gran parlatrice. Preferisco ascoltare. Così passammo la cena a estorcerci consigli ed esperienze. Fu una cena di lunghi silenzi, ma per nulla imbarazzzati. Anzi, quei silenzi che solo gli amici possono permettersi, senza sentirsi o mettersi a disagio. Quando poi la portai a casa mia a conoscere i miei cani immaginandomi che li avrebbe messi in riga, rimasi stupita a vedere che lasciava che le saltassero addosso: come chi sa che tra amici ci si può spogliare del proprio abito professionale per godersi invece una sana “impelata” e qualche sbavata, senza dover subito ricorrere alla spazzola o all’asciugamano.
Lei con i cani era assolutamente a suo agio, non aveva bisogno di imporre la sua leadership a ogni pie’ sospinto. Lasciava che fossero cani fino in fondo: la passione della sua vita, grazie alla quale ci ha insegnato molto, senza mai calarlo dall’alto, ma sempre con allegria e leggerezza. Ci manca molto.

Diana Lanciotti
(da Amici di Paco n° 63)

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