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LA SOLIDARIETA’ AI TEMPI DI FACEBOOK, OVVERO: QUANDO UN “MI PIACE” NON BASTA

PURTROPPO MOLTE PERSONE TROVANO DIFFICILE FARE DISTINZIONE TRA LA VITA VERA E LA REALTA’ VIRTUALE E CREDONO CHE BASTI UN CLIC PER AGIRE E AIUTARE. MA NON È COSI’.

Uno strumento così utile e importante come Internet può essere manipolato e usato male, non sempre in malafede. E comunque spesso la realtà è ben diversa e ben lontana da quel che si vuole far apparire. È importante distinguere la realtà vera da quella virtuale e, se si tratta di solidarietà, rendersi conto che non basta un “mi piace” cliccato distrattamente per dare il proprio sostegno a una causa. Per favorire una riflessione su queste tematiche è nata la nuova campagna del Fondo Amici di Paco “Realtà vera o realtà virtuale?”, ideata e realizzata gratuitamente dall’agenzia Errico & Lanciotti, sotto la direzione creativa di Diana Lanciotti, pubblicitaria e fondatrice del Fondo Amici di Paco.

Internet è un fondamentale strumento di informazione e comunicazione. Al giorno d’oggi pensare di poterne fare senza è impensabile: per lavoro, per informarsi, per il tempo libero, per restare in contatto con tante persone, conosciute o no, in tutto il mondo.
Per me, come per milioni di persone, è uno strumento di lavoro irrinunciabile, tanto che quando capita un guasto anche di pochi minuti ci crolla il mondo addosso e ansimiamo in attesa che la linea sia ripristinata: chi lo usa per lavorare non può più farne senza.
Però è anche vero che (a detta anche di tanti sociologi e psicologi) troppo spesso se ne fa un uso smodato e distorto, finendo per rinchiudersi in un mondo isolato dal resto del mondo, e arrivando a pensare che tutto quanto “accade” in internet sia la realtà.
Ancor di più succede se parliamo di Facebook. Qui, quel gran genio di Zuckenberg ha davvero fatto un colpo da maestro, “obbligando” milioni di persone a restare sempre “connesse” per non perdersi un attimo di ciò che succede nel mondo… virtuale.
Eh, già: si arriva a immergersi talmente tanto nella vita degli altri, conosciuti o no, e si crede così tanto di avere tanti “amici” solo perché abbiamo cliccato un link, che si perde il senso della realtà.
In realtà (e scusate il bisticcio di parole) conosco tante persone sole, senza veri amici, che passano il loro tempo a mettere “mi piace” sulle centinaia di pagine con cui sono in contatto 24 ore su 24 (anzi: h24, come è di moda dire…) In realtà, prigioniere di una realtà che non esiste, queste persone perdono il senso della realtà (e continuate a scusare le volute ripetizioni di questa parola, “realtà”, che sta perdendo le sue… reali connotazioni). Persone che hanno addirittura perso gli amici, che magari sono più interessati a un rapporto personale, diretto, “dal vivo”, anziché un rapporto mediato da una tastiera.

Per non dire di quando in mani sbagliate, anzi sbagliatissime, Internet può diventare un mezzo molto molto pericoloso, per fare proseliti, per ingannare, infamare.
A volte anche solo per far perdere tempo, come è il caso delle decine di notifiche di vincite alla lotteria, o proposte commerciali le più strampalate, oppure (e in questo il mondo animalista è principe) delle mail bombing, cioè quelle mail inviate a tappeto a migliaia di persone e riportate con leggerezza da altre centinaia, finché milioni di persone vengono raggiunte da notizie che alla fine si rivelano delle bufale e fanno solo male alla causa animalista. Ne ho già parlato in passato, sopratutto quando all’inizio dell’estate ci arriva puntuale (e l’aspettiamo con ansia anche quest’anno…) una petizione per il boicottaggio della Sardegna o della Sicilia a causa di qualche fatto increscioso accaduto ai danni di cani o gatti in una delle due isole.
Io stessa recentemente (pur non avendo un proflo facebook personale) sono cascata nella trappola di un tizio che intendeva screditarmi dopo aver letto il lusinghiero commento di Valeria Rossi al mio libro L’esperta dei cani. In questi e altri casi, in cui chi usa internet (e facebook in particolare) non trova di meglio da fare che infamare e infangare o accendere liti o vere e proprie risse, bisognerebbe lasciar perdere quelli che io chiamo “eroi della tastiera”: persone sempre pronte a offendere o a prendersela con qualcuno, arrivando a fare del male. Basterebbe fregarsene, è vero, come il mondo se ne frega di loro: però è anche ora che questi incontinenti della tastiera imparino a farne miglior uso e ad avere un maggior controllo dei propri… sfinteri. Se li individuiamo, cerchiamo di bloccarli. Magari con una bella querela. E, come è stato nel caso di quel signore a cui ho appena accennato, vedrete, che dopo un piagnucoloso “ma io non volevo”, si mettono tranquilli e buoni.
Avrete capito che Facebook non mi piace (qualcuno forse esagerando recentemente l’ha definito una fogna). Non è tanto ciò che potrebbe essere, ma è ciò che qualcuno l’ha fatto diventare: da celebrazione dell’amicizia, agevolatore di contatti e di scambi, sempre più spesso diventa arena di scontri, di scanni, spazio per gente litigiosa, per la creazione di fazioni o vere e proprie gang (le “gangs of Facebook…”). Insomma, l’antitesi dell’amicizia. Direi che su questo aspetto il buon (e diventato ultramilionario) Zuckerberg ha fallito.

Internet, e Facebook in special modo, sono contenitori pieni di benzina pronta a incendiarsi e basta anche solo un cerino spento per darle fuoco, con conseguenze devastanti per persone, cose e verità. Come è successo un paio d’anni fa con la falsa notizia di una cagnolina impiccata (ma non era vero) in Sardegna, che ha scatenato il popolo di Internet contro un comune della Gallura, additandolo all’opinione pubblica e facendo credere (cosa non vera) che per le vie del paese circolassero decine e decine di cani randagi. Oppure, come quella falsa notizia, su cui i media (soprattutto certi giornalacci tedeschi) si sono gettati famelici, secondo la quale in un paese della Sicilia ogni anno venivano sterminati… 25 milioni di cani randagi!
Poi esistono anche i casi in cui Facebook serve per far conoscere qualche vicenda che sennò resterebbe sotto silenzio. Anche se, sempre gli esperti, mi dicono che le notizie su Facebook hanno la durata di una meteora e si bruciano in un nanosecondo, immediatamente surclassate da migliaia di altre notizie, in una marmellata che frastorna e disorienta le… papille gustative. E, in più, ogni notizia, dalla più sciocca e inutile a quella davvero importante, assurge alla stessa dignità (o, al contrario, perde valore e dignità), rendendo impossibile operare un minimo di discernimento e dare una scala di valori e priorità.
Per quanto riguarda il mondo della solidarietà vale lo stesso discorso: ormai su Facebook partono ogni secondo milioni di appelli a sostenere questa o quella causa, rendendo impossibile distinguere il buono dal cattivo, il giusto dallo sbagliato, il falso dal vero. E allora ci si salva con un bel “mi piace” o, se non si è d’accordo, non mettendo (come se fosse una grave punizione) il proprio “mi piace” a quel determinato post.

Qualcuno è ancora convinto che mettere o non mettere “mi piace” sul post di una pagina Facebook serva effettivamente  a qualcosa. Ma non è così.
Facciamo il nostro esempio: Simona, la bravissima ragazza che si occupa dell’ufficio stampa del Fondo Amici di Paco, alcuni anni fa ha insistito perché anche la nostra associazione avesse una pagina Facebook. Alla fine ho ceduto ma, anche se non mi piace dire “avevo ragione”, stavolta non posso non dirlo. Anche se Simona è bravissima a tenerla aggiornata e ricca di contenuti, la nostra pagina Facebook (seppur seguita da migliaia di persone) non ha mai prodotto nulla di concreto in termini di solidarietà.
Facciamo un appello, ad esempio per la Campagna antiparassiti? Riceviamo migliaia di “mi piace”, tutt’al più qualcuno aggiunge le faccine (gli emoticon, che sono sempre più numerosi, per adattarli a qualunque occasione… anche se non ne ho ancora afferrato l’utilità), ma a darci un contributo sono sempre le stesse persone che ce lo danno da anni (ancora prima di Facebook), oppure persone che ci contattano attraverso la nostra rivista o il nostro sito.
Di tutte le migliaia di “mi piace” che riceviamo su Facebook, non ce n’è uno che si tramuti in un euro di solidarietà.
Provate, provate a chiedere a chi vi dice «Ho messo mi piace sulla richiesta di aiuto dell’associazione Pincopalla» «E poi?» Vi sentirete rispondere: «E poi ho condiviso!» «E poi?» provate a chiedere ancora. E vedrete due occhi sbarrarsi, spiazzati. Ma come, per dare dare una mano non basta un “mi pace” o condividere con gli “amici”?
No, non basta proprio.
Ecco, ecco perché abbiamo pensato di creare questa campagna, che abbiamo intitolato “Realtà vera o realtà virtuale?”: per far riflettere sul fatto che con i “mi piace” e le condivisioni non si riempiono le ciotole di cibo, né si comprano vaccini o antiparassitari per far star bene tanti cani e tanti gatti e aiutarli a trovare una famiglia.
Aiutateci a diffonderla, diffondendo questa rivista e la locandina che trovate al suo interno.

Diana Lanciotti (da Amici di Paco 63)

 

Nella foto: La nuova campagna del Fondo Amici di Paco, realizzata gratuitamente dall’agenzia Errico & Lanciotti, sotto la direzione creativa di Diana Lanciotti, è un invito a non chiudersi in sé stessi ma aprirsi al mondo vero, e fare del proprio meglio per migliorarlo.

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