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Guai a chi mi tocca la Sardegna… però…

In questi giorni si discute molto della lettera pubblicata su un blog da un turista che, venuto in Sardegna per un breve periodo, ne ha elencato le manchevolezze dal punto di vista dell’accoglienza (v. https://medium.com/italia/cara-sardegna-71ace0d8f490#.jt4fum2kh)

Da lì si è scatenata (tanto per cambiare…) una polemica. Molti sardi, piccati dalle critiche del turista, l’hanno sbeffeggiato, rispondendogli, ad esempio:

“Caro Franz, senza offesa ma probabilmente non sei adatto alla Sardegna (…) tutto quello che hai citato come nostra povertà di offerta è in realtà ciò che farebbe bene alla tua anima: ammirare la maestosità della natura, dialogare con gli abitanti che magari una bottiglia di vino fatto da loro te la regalerebbero senza bisogno di aprire il portafogli (cash or card), un basso impatto antropico che nello specifico vuol dire anche non passarti la vacanza con la mano sul portafogli per proteggere quella tanto amata carta di credito.”

E ancora:

In Sardegna ci siamo abbastanza rotti di questi sedicenti viaggiatori che lanciano giudizi in merito al nostro modo di fare turismo senza averne le competenze e senza nemmeno aver veramente viaggiato in Sardegna.

Altri invece hanno apprezzato le critiche, rispondendo:

“Se nel territorio non trovo il wi-fi non è perchè dietro c’è un elaborato e nobile intento di favorire la meditazione del turista o il suo sano distacco dal mondo frenetico. Semplicemente dietro c’è un’inefficenza del mercato turistico che va sanata per allinearsi con le esigenze di molti turisti.
Prendiamo in considerazione queste richieste, senza sentirci offesi, qui non si parla di valori della Sardegna ma di servizi al turista.”

La Nuova Sardegna ha pubblicato un articolo piuttosto obiettivo: http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2016/08/18/news/una-pioggia-di-critiche-nelle-lettere-dei-turisti-1.13979675

Per quanto mi riguarda… guai a chi mi tocca la Sardegna.
Perciò quando ho letto la lettera del turista mi sono subito inalberata. Anche perché lui punta il dito soprattutto su questioni come wi-fi, sistema delle prenotazioni, carte di credito, che non sono così sostanziali e non sono così assenti o problematiche come lui afferma.
Però dentro di me ho ammesso che ha delle ragioni. E che, soprattutto, bisogna essere aperti alle critiche, soprattutto se aiutano a migliorare e migliorarsi.
La Sardegna è l’isola più bella del mondo, ma a volte sembra non voglia farlo sapere… e crea una cortina di rifiuto misto a inefficienza che allontana i turisti.

Ne ho avuto recentemente riscontro: lo scorso inverno sono stata a Santa Teresa con una mia amica sarda. Erano le 14 e non si riusciva a trovare niente da mangiare. Siamo andate in un bar sulla piazza principale e la titolare ci ha proposto l’unica cosa che aveva in casa: due toast. Alla fine ci siamo trovate a pagare per due toast (sulla cui qualità sorvolo) e mezzo litro di Smeraldina 13 euro. Al momento di pagare, la mia amica ha fatto notate alla signora che le sembrava un po’ troppo e ha aggiunto: «Se facciamo così, i turisti li facciamo scappare.»
Risposta della signora del bar: «I turisti se vogliono venire in Sardegna devono meritarsela.»
La mia amica: «Anch’io ho un’attività, ma i turisti li rispetto, non li pelo.»
Controrisposta della signora del bar: «Allora lei sbaglia, perché sta svendendo la nostra isola ai turisti.»
Ero esterrefatta, e la mia amica furibonda.
«Ci ha fatto quei prezzi perché ci credeva due turiste», mi ha spiegato uscendo. «È per quello che mi sono arrabbiata. Possibile che non capiscano che il turismo è la nostra ricchezza e dobbiamo favorirlo invece che approfittarne?»
Ovvio che né io né lei metteremo più piede in quel locale. Ma la signora non se ne accorgerà, perché continuerà ad applicare prezzi da rapina ai turisti, che a loro volta non torneranno più, ma saranno sostituiti da altri ignari turisti. Ma siamo sicuri che la rassegnazione a non trovare di meglio e ad accettare prezzi e qualità scadenti andrà avanti all’infinito?

Per la Sardegna il turismo dovrebbe essere una vocazione e… una missione; eppure ci sono ancora resistenze da parte di chi… vorrebbe i soldi dei turisti, senza avere i turisti tra i piedi.

Il paradosso è che la Sardegna meriterebbe un turismo qualificato, che ne apprezzi l’anima, non solo il mare e le spiagge; eppure per come si pone riesce ad attrarre proprio quel turismo di massa che la violenta per un mese o al massimo due e non lascia niente se non… nessun rimpianto.
Quel turismo che io stessa guardo in cagnesco, perché non porta nulla se non qualche soldo che poi d’inverno evapora.

Manca invece la continuità di un turismo residenziale, qualificato, che porti non solo soldi ma anche cultura, apertura, conoscenza.
Perché non è di certo confrontandosi col turista abbrutito da un carico di seggioline, asciugamani, racchettoni da ping pong, borse frigo, ombrelloni e salvagenti, da ore e ore sotto il sole per non perdere neanche un attimo e poter tornare a casa a sfoggiare la propria abbronzatura (ma la più totale ignoranza sull’isola che ha frequentato, che non è solo mare e spiagge…), non è attirando solo i vacanzieri, per i quali la vacanza è una “svaccanza”, che ci si arricchisce umanamente, professionalmente e culturalmente. Parlo di quell’arricchimento necessario a chiunque si occupi di turismo, che impone la massima apertura mentale e fare tesoro di ciò che chi ha viaggiato anche in altre parti del mondo ha da insegnarti.

Discorso che calza a pennello alla nostra splendida Costa Paradiso: il posto più bello del mondo nell’isola più bella del mondo. Però non basta e non è alibi accettabile per non offrire a chi ci viene i servizi di qualità e la qualità dell’edificato che porterebbero tante più persone a passare tanto più tempo durante tutto l’anno, senza stratificarsi in una spiaggia/gioiello come li Cossi, e riempiendo ovunque di mozziconi di sigarette o fazzoletti di carta. O di auto ammassate nel parcheggione sotto Li Rosi Marini, creando non solo disagio e inquinamento, ma anche intralcio e pericolo.
Qui bisogna puntare su persone che sanno godere delle bellezze del luogo per tutto l’anno, e portano in modo continuativo ricchezza non solo in termini di denaro ma anche di cultura e professionalità.

Proprio pochi giorni fa abbiamo ospitato in casa per qualche ora Bernd, un amico tedesco manager di una grossa multinazionale, che ha casa a Costa Paradiso. Una casa progettata da mio marito, che, avendo tutti i comfort per essere abitata durante tutto l’anno, i nostri amici Dagmar e Bernd sfruttano in ogni stagione con famiglia e amici, fuggendo anche in pieno inverno dal freddo di Monaco per godere del clima mite di Costa Paradiso.
Non avendo una connessione internet sufficiente, Bernd ci ha chiesto di usare la nostra connessione fissa: doveva tenere una teleconferenza con un suo collaboratore che lavora negli Stati Uniti. L’ha fatta, per 4 ore, seduto al nostro tavolo da pranzo, in maglietta, bermuda e ciabatte. Finita la conferenza, si è caricato lo zaino in spalla e ha raggiunto la famiglia giù al mare. Esempio perfetto di come si possa coniugare vacanza e lavoro in un posto dove natura e progresso non devono essere in antitesi.
Sbaglia chi dice che bisogna accontentarsi della bellezza del luogo e accettarne tutte le lacune.

Dagmar e Bernd, come dicevo, vengono qua per godersi la pace, la natura, ma anche per fare sport e per lavorare. Ma anche i nostri amici Sibylle e Luca, anche Cristiana e Claudio, anche Diana e Martin, anche Nicoletta e Massimo, e anche Hans e tanti altri vengono qua per immergersi nella bellezza, e però hanno bisogno di essere connessi col resto del mondo per poter stare qua più a lungo senza dover smettere di lavorare.
Qualcuno si sente di criticarli o di rifiutarli perché non si limitano ad “ammirare la maestosità della natura” o “dialogare con gli abitanti”, ma qua lavorano e pretendono di trovare anche dei servizi all’altezza delle loro aspettative? Servizi che non sono solo wi-fi, ma anche negozi e ristoranti che offrano uno standard qualitativo tale e un rapporto qualità-prezzo per cui si possa evitare di andare altrove a cenare o fare la spesa.

Diana Lanciotti

N.B. Questo è uno dei 160 articoli contenuti nel nuovo libro Antivirus. Emergere dall’emergenza di Diana Lanciotti – Paco Editore.

Un commento

  • Maria

    Da sarda, cara Diana, condivido al cento per cento le tue opinioni. Mi occupo di ristorazione e mi capita per fortuna sempre meno che in passato di scontrarmi con amici che si dicono infastiditi dai “turisti” e però fanno attività legate al turismo e durante l’estate fanno parecchi soldi. I turisti che vorrebbero loro si devono accontentare di poco e dovrebbe bastargli solo la spiaggia bella e comoda. Hanno la vista corta e non capiscono che il futuro dei nostri figli dobbiamo iniziare a crearlo noi, come hanno fatto i nostri genitori che dopo aver lavorato tanto per accogliere al meglio i “turisti” ci hanno passato tutta la loro esperienza anche se molti di noi non ne hanno saputo fare tesoro. Però vedo che tanti dei miei colleghi hanno capito che tosare la pecora all’infinito non si può e si sono impegnati su un’offerta di qualità a prezzi adeguati. La ristorazione sarda così come è successo al vino è in miglioramento continuo e non mi meraviglierei che presto qualche cuoco sardo diventasse famoso e ricercato come Cracco e Cannavacciuolo.
    Grazie per gli spunti e per gli splendidi libri dove parli della nostra amata terra, che è anche tua e di tutti quelli che vengono qua con amore e rispetto.
    Ti aspettiamo!

    Maria

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