Scrittura (idee, consigli)

Grazie… per il no!

Cara Diana, ho deciso di scriverti per ringraziarti: ho scritto un racconto lungo sulla mia famiglia felina raccontato in forma di giallo. Dopo averlo spedito a una decina di editori grandi, medio grandi e piccoli ho atteso invano una risposta per mesi. Poi un’amica mi ha consigliato di rivolgermi a Paco Editore e a te per la precisione.
Quando stavo per darmi per vinta, oggi mi è arrivata la risposta! Purtroppo è negativa, come sai, e perciò ti chiederai il motivo dei miei ringraziamenti. Ti ringrazio per non avermi ignorata e non avermi cestinata, per aver fatto leggere il mio racconto ai tuoi lettori e per avermi detto chiaramente i motivi del vostro parere negativo. Mi avete fatto sentire una persona umana, non una bestia scocciatrice. Ora lavorerò in base ai vostri consigli e se non avrai niente in contrario ti manderò la nuova stesura “dopo averla riletta con grande attenzione” come mi avete consigliato. Grazie. E’ stato bello conoscersi.

Giada

P.S. Prima di ricominciare però leggerò di più, anche tutti i tuoi libri, come mi è stato consigliato.

 

Cara Giada, ti ringrazio tanto per la tua lettera che, nonostante un sottofondo di amarezza, mi ha fatto sorridere: è strano che tu, nonostante l’ovvia delusione, ci ringrazi. E soprattutto è strano che ci ringrazi per aver fatto né più né meno di quello che qualunque editore dovrebbe fare: visionare i lavori che gli vengono proposti e rispondere agli autori. Oltre che un dovere lo considero anche una forma di educazione e di rispetto verso chi, a volte bene, a volte male, si è impegnato.
Purtroppo l’editoria italiana soffre di gravi disturbi, quali la presunzione, l’immobilismo, la maleducazione, la codardia.
Sono finiti i tempi in cui i grandi editori erano anche degli scopritori di talenti e facevano il loro mestiere con passione. Ora tutto si è “impiegatizzato”, le case editrici pullulano di piccoli impiegati (non ho nulla contro gli impiegati, intendiamoci, ma ho tanto contro la mentalità impiegatizia, che porta all’appiattimento, alla pigrizia mentale, alla standardizzazione).
Ormai, vista l’enorme offerta di opere provenienti dall’estero (delle quali basta far tradurre il testo e lanciarle come un successone venduto in tutto il mondo in milioni di copie. Se poi in Italia non van bene… non è di certo colpa dell’impiegatino che, non volendosi prendere rischi, pubblica solo pacchettini preconfezionati…) o da personaggi tra i più disparati (comici o pseudocomici, cuochi, cantanti, calciatori, e via dicendo, che, incapaci anche solo di usare la penna o il computer, si trovano un ghostwriter e sfornano un libercolo che venderà comunque molto di più di quanto venderebbe un buon libro di un autore non noto…), ormai, dicevo, chi glielo fa fare a un editore di lanciare uno scrittore esordiente?
Se poi ci aggiungiamo che i buyer delle grosse catene di librerie ormai badano solo ai numeri invece che alla qualità, penalizzando i piccoli editori, gli editori di nicchia che pubblicano opere valide ma non abbastanza “commerciali”, capirai perché la vita di un esordiente è così dura. Perché anche l’editore è costretto a guardare i numeri, come farebbe un qualunque produttore di formaggini. E quando gli arriva la proposta di un esordiente… a volte per lui è solo una scocciatura.
Non è così per tutti, ma per tanti purtroppo sì.
E il bello, o il brutto, è che i lettori si lamentano della scarsa e scadente qualità dei libri che vengono pubblicati, eppure continuano a comprarli.
Ma scusami per la digressione.
Venendo a te: spero che le osservazioni che ti sono state fatte possano davvero servirti per migliorare il tuo lavoro. Se avrai davvero voglia di metterci le mani (senza fretta, ma con il dovuto impegno) saremo felici di riparlarne.
In quanto al tuo impegno a leggere di più (un’abitudine basilare, anzi vitale per ogni scrittore) vedrai che lo troverai utilissimo.
Il suggerimento che il nostro consulente ti ha dato di leggere i miei libri (“essendo nella linea che lei intende seguire”) non è di certo per farti comprare i nostri libri, ma per confrontarti con chi da anni tratta il genere che tu dici di preferire.
Un caro saluto

Diana

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