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Cucciola con megaesofago… cavia o non cavia?

Salve.
MI ha dato il vostro nominativo una vostra iscritta che dice di ricordarsi che avevate avuto un caso di megaesofago… giusto per sapere voi a chi vi siete rivolti e se avete risolto.
Ho una cucciola con forma molto grave, mi hanno detto che non c’è niente da fare se non trovare qualcuno che praticamente la usi come cavia con tecniche nuove… e io sì… prima di sopprimerla vorrei sentire se c’è qualcuno che provi ad operarla… anche in via “Proviamo” prima di sopprimerla direttamente senza neanche averci provato.
Ha mica un nominativo a cui posso chiedere informazioni?
Saluti.

Daniela

Gentilissima Daniela, ancora una volta mi meraviglio del terrorismo e della disinformazione che qualcuno (sembra quasi divertendosi) fa sul megaesofago.
Anch’io all’inizio (parliamo del 2006), quando seppi dall’allevatrice che al mio Joy a poco più di un mese era stato diagnosticato il megaesofago, caddi nella disperazione. Sentii mille Cassandre che mi dissero che un cane così era spacciato, e se anche fosse sopravvissuto avrebbe avuto una vita piena di sofferenze e sarebbe sempre stato a rischio di polmoniti ab ingestis.
E INVECE NO!
Posso dire con grande gioia che il mio Joy ha vissuto quasi 6 anni come un cane normale, anzi di più. Sano, robusto, felice. Senza non dico una polmonite, ma neanche un raffreddore (era il tipo che in pieno inverno si buttava in mare a… salvare le boe, come può vedere nelle foto).

Eppure la veterinaria dell’allevatrice consigliava la soppressione. Altri parlarono di operazione ma, come del resto hanno chiaramente detto a lei, in via pressoché sperimentale.
Ma scherziamo? Il mio Joy usato come cavia?
Per fortuna il nostro veterinario, il dottor Dalzovo, mi tranquillizzò e mi propose una cura. L’abbiamo fatta e Joy è diventato un cagnone di 70 chili di un’esuberanza e una gioia di vivere che raramente ho visto in cani della sua taglia.
Ne parlavo proprio ieri col dottor Dalzovo: da anni, grazie alla mia felice vicenda con Joy (che è mancato un anno e mezzo fa, non per colpa del megaesofago ma della cattiveria umana), mi sento in dovere di mettere al servizio di altri che hanno lo stesso problema la mia esperienza, per evitare errori o addirittura tragedie.
E infatti più o meno una volta la settimana ricevo richieste di consigli da persone che mi chiedono che cosa fare.
Spiego che cos’ho fatto io e, come loro stesse mi chiedono, le metto in contatto con il dottor Dalzovo, che in questi anni ha curato e sta curando con successo moltissimi casi di megaesofago.
Lui è diventato l’ultima spiaggia per molti.
Molte persone si rivolgono a me e a lui sperando nel miracolo. Sperano cioè che basti sentire il dottore perché il cane guarisca.
In realtà non è così: bisogna fare delle cure, che durano dei mesi, e osservare delle accortezze nell’alimentazione, come ho cercato di spiegare più volte.
Ma è qui che subentra il problema: all’improvviso il grande amore per il proprio cane e la disperazione di saperlo spacciato si riduce davanti a quel minimo di impegno (chiamarlo sacrificio sarebbe troppo, davvero) che la cura e le accortezze succitate richiedono.
All’improvviso il timore di perderlo cede il posto alla rassegnazione (se non alla pigrizia). Tutto subito, vorrebbero questi signori: che mi scrivono una volta, telefonano al dottore, si fanno prescrivere la cura e poi chi s’è visto (anzi sentito) s’è visto.
Qualcuno (è notizia di questi giorni) dopo avermi scritto tutta la sua disperazione per il cucciolino che poverino sta male, di fronte all’impegno di doverlo curare l’ha sbolognato ad altri. Qualcun altro preferisce mantenersi scettico piuttosto che “provare” (cioè: doversi impegnare, dedicare qualche minuto in più al giorno al proprio cane a somministrargli le medicine e a preparargli la pappa. “Perbacco: ma chi ha tempo? Io il cane l’avevo preso per dargli le crocchette: sono così comode, basta versargliele nella ciotola e fino al giorno dopo non ci penso più…” Eh, già, comodo… comodo non dover sottrarre neanche quei 5 minuti alla propria giornata per dedicarli al proprio cane che, in fondo, è sempre un cane… poco più che un oggetto, per molti).
Scusate lo sfogo e mi scusi, Daniela, se ho preso spunto dalla sua mail per dire queste cose. Ma come dicevo ho parlato proprio ieri col dottor Dalzovo, e insieme abbiamo fatto la spunta delle persone che si sono rivolte a me e a lui negli ultimi tempi: una buona parte si è dissolta nel nulla e dei loro cani non si sa più niente.
Eppure sia io che il dottore diciamo sempre che la cura va fatta monitorando la situazione giorno per giorno, tenendo costantemente aggiornato il dottore dell’evoluzione, per consentirgli eventuali aggiustamenti.
Non è che un cane con megaesofago guarisca in due settimane: nessuno l’ha mai detto.
Il dottore, mi diceva ieri, spiega sempre che la cura va fatta in due: il veterinario e il “proprietario” del cane. Se manca la collaborazione e la voglia di impegnarsi non ci sono possibilità di successo.
Quante volte ho scritto: tenetemi informata, chiamate il dottore anche tutti i giorni. L’esperienza di ognuno va messa a disposizione di tutti. Non chiedo tanto.
Ma veniamo, gentile Daniela, al caso che lei mi sottopone. Allora: no senz’altro a esperimenti, ma sì a una strada già percorsa con successo
Per quanto riguarda il cibo la rimando alle altre lettere su questa rubrica nelle quali ho illustrato la dieta a cui ho sottoposto i mio Joy.
Per quanto riguarda il dottor Dalzovo (al quale ho inoltrato la sua mail), a parte le farò avere il suo recapito telefonico. Rinnovando la solita instancabile preghiera: lo segua con fiducia e lo tenga sempre al corrente di come vanno le cose. Arrivi a chiamarlo anche tutti i giorni, se serve: non è certo il tipo che si scoccia. Anzi. È di una disponibilità assoluta.
E non si perda d’animo. Ci vorrà tempo, e tanta tanta fiducia. Ma se farà ciò che va fatto la sua cagnolina crescerà forte e sana come il mio Joy.
È l’augurio che le faccio con tutto il cuore.
In attesa di notizie

Diana

P.S. Qui troverà diverse risposte alle lettere di altri proprietari di cani con megaesofago:

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