I nostri migliori amici

Cani aggressivi… vittime o carnefici?

Gentile signora Lanciotti,
ho ricevuto la vostra rivista, numero 63, dove fra l’altro ho letto l’articolo di questa esperta cinofila, a proposito di cani e bambini: purtroppo la signora non c’è più, e purtroppo il tema è diventato sempre più attuale, dopo quanto accaduto in Sicilia, ma devo dire che quanto ho letto non è del tutto convincente. A parte piccole incongruenze sulla “retorica del cane fedele” per chi è stata autrice della serie televisiva “I fedeli amici dell’uomo”, o irrealistiche affermazioni sulla genesi delle religioni, trovo tutto il discorso sulle prescrizioni da seguire per evitare che un membro della specie umana venga assalito, e raramente ammazzato, da un cane (il contrario è la regola, con un numero nemmeno calcolabile di casi, che non fanno assolutamente notizia) molto astratto, visto che questi episodi non vedono protagonisti i cani in generale, ma solo certi cani.
Come la signora sapeva benissimo, le trecento e passa razze canine sono in grandissima parte il frutto di manipolazioni avvenute nel corso dei secoli da parte di allevatori e altri personaggi, per scopi non di rado malevoli, che oggi, almeno a parole, tutti respingono; affermare che certi cani sono “da guardia” piuttosto che “da compagnia” non dovrebbe far venire i brividi a nessuno, è una semplificazione ma non una stupidaggine, come è una realtà innegabile che l’aggressività cercata in passato per “passatempi” crudeli e cruenti, non si cancella socializzando, non si disarma sorvegliando, non si elimina inventandosi in famiglia le gerarchie del branco.
Oggi -e possiamo non  essere d’accordo- leggiamo in certi libri sui cani (D.Alderton), che i maschi di certe razze “possono venire castrati per evitare comportamenti aggressivi”,  il che equivale anche ad affermare che é meglio evitarne la riproduzione; abbiamo all’interno della nostra specie umana abbastanza violenza e crudeltà senza che i portatori malsani di simili caratteri cerchino di trasmetterli a cani incolpevoli, le cui sole ragioni di essere sono appunto quelle di soddisfare personalità di scarso  equilibrio, per usare un eufemismo.
Nello stessa rivista appariva una lettera di un allevatore di dogo il quale si premurava di informarla di quanto scrupolo mettesse per assicurarsi che i suoi cani finissero “in buone mani”… già, e poi? Chi e cosa potrà impedire che quel cane passi di mano, o generi altri cani possibilmente ancora più aggressivi? Non prendiamoci in giro, i dogo argentini che hanno ucciso il bambino pochi giorni fa  se ne stavano in Sicilia, una regione dove il randagismo, l’abbandono, la pessima gestione dei “fedeli amici dell’uomo” è vergognosamente indiscutibile: non è passato molto tempo da quando una turista tedesca è stata ammazzata da un branco di randagi affamati. C’é bisogno di aggiungere i dogo? Guarda caso un cane che esce da un paese – tanto per essere “politicamente corretti”- fra i più arretrati ( e la competizione è  accanitissima) nel rispetto di tutte le specie animali… ah sì, dimenticavo, che ha dato pure i natali a questa meraviglia del Creato (il nostro Papa): “da fanciullo (vedi YouTube)… mi sarebbe piaciuto fare il macellaio!”. In altro video alla suora cuciniera che gli chiede come voglia la bistecca il buon Francesco risponde… “ma che muggisca”! Suora interdetta…
Cordialmente

Francesco C.

Gentile signor Francesco,
in questo periodo tante persone mi hanno chiesto: “Possibile che dei genitori si prendano proprio cani di queste razze?” Faccio fatica a rispondere.
Ho sempre pensato che cani selezionati per determinati compiti continuino a conservare nel proprio corredo genetico i “dati” con cui sono stati “programmati”.
È vero che tanti anni fa, all’epoca della tanto discussa “Ordinanza Sirchia”, scrivevo

“Anche un Barboncino, anche un Chihuaha potrebbero diventare cani “pericolosi”, se addestrati con i metodi usati dalla criminalità per rendere feroci i pitbull e gli altri cani usati nei combattimenti.”

Però è anche vero che i danni prodotti da un Barboncino o da un Chihuaha non sono mai paragonabili a quelli di un molossoide.
Il problema è che, come succede spesso in questi casi, non si saprà mai come sono andate le cose, perché i giornali si occupano dei fatti finché fanno scalpore, poi li lasciano morire nell’oblìo. Addirittura è trapelato che i cani della vicenda siciliana non siano Dogo Argentini, ma meticci. Il che farebbe crollare il palco delle congetture.

In ogni caso optare per cani selezionati per scopi cruenti (caccia all’orso, al puma, al cinghiale o altro) quando non si va… a caccia di orsi, puma, cinghiali mi lascia perplessa.
Io però sono fautrice della libertà individuale (purché non calpesti le libertà altrui) quindi faccio fatica a dire “vietiamo” il commercio di cani di questo tipo.
Auspico, piuttosto, una maggior responsabilizzazione degli allevatori, dei veterinari, e l’intervento sempre più importante degli educatori cinofili.
Ora le esigenze di chi ha un cane sono diverse da quelle di un tempo, e le caratteristiche principali di un cane devono essere l’equilibrio, la socievolezza, la capacità di affrontare ogni situazione con calma e sicurezza, senza aggressività.
Già anni fa auspicavo un sondaggio tra i “possessori” di razze nate per scopi “cruenti”, per scoprire il vero movente della loro scelta, la molla che fa scattare la loro “passione” per cani non propriamente facili. Sarebbe davvero interessante conoscere i risultati.

Vista la diffusione sempre più ampia di cani all’interno delle famiglie, a cui non sempre corrisponde un livello accettabile di cultura cinofila, credo che l’educazione cinofila dovrebbe entrare nelle scuole per gettare le basi per una convivenza civile, rispettosa, serena tra l’uomo e il suo migliore amico. Anche con chi i cani non li ama come li amiamo noi.

Cordialmente

Diana Lanciotti

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