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Addio a Rolf Kissing: la scomparsa di un grande “capitano”

Ieri a Castiglione delle Stiviere eravamo in tanti a salutare Rolf Kissing, il fondatore di Wella Italia, l’uomo che ha cambiato la vita di tante persone. Anche la mia.
Un cammino terreno che non è passato inosservato, ma che ha inciso fortemente su luoghi, persone, avvenimenti.


Parlare di Wella, a casa mia, era parlare di un mito. Tra i pazienti di mio papà c’era il direttore del personale di Wella, che come noi abitava a Desenzano del Garda e spesso gli raccontava del suo lavoro. Perciò già da ragazzina mi ero fatta l’idea di un’azienda importante, famosa, di respiro internazionale.
Wella e poi Cameo erano “le Aziende”, per un territorio come Castiglione e dintorni che non aveva vocazione industriale. E tutti ambivano a lavorarci.
Io no. Io volevo fare la giornalista, ma poi una serie di circostanze mi portò a iscrivermi a Economia e Commercio, senza nessun entusiasmo.
A due esami dalla laurea, una mattina mio papà si presentò con il Giornale di Brescia aperto sulla pagina delle offerte di lavoro: «Guarda qua. La Wella cerca un laureato in Economia e Commercio.»
In effetti Wella cercava uno Junior Product Manager per avviarlo alla carriera nel marketing per la Divisione Consumer: quella, per intenderci, dei prodotti destinati alla vendita diretta ai consumatori tramite profumerie e supermercati. Un mercato in cui Wella si stava affacciando, forte della sua affermatissima immagine presso i parrucchieri, il settore che costituiva il business principale dell’azienda. Cercavano persone giovani, determinate, intraprendenti, interessate a far crescere questo nuovo ramo aziendale e a crescere a loro volta. Laureate e… disposte a spostamenti in Italia e all’estero. Nelle prime caratteristiche potevo anche identificarmi. Però non ero ancora laureata e, in quanto a girare… io ero la tipica cocca di mamma e papà, sempre vissuta nel microcosmo della mia famiglia e del mio paese. Desenzano caput mundi…
Eppure, su insistenza di mio papà, provai. Fu lui a fissarmi un colloquio. Avevano già chiuso la selezione, ma per “la figlia del dottor Lanciotti” la riaprirono.
La raccomandazione iniziava e finiva lì: alla Wella ti assumevano “anche” se eri figlio, fratello o nipote di… Ma non bastava: dovevi valere, essere capace.
Per farla breve: superai il colloquio e venni assunta, dando per scontato che, con appena due esami alla laurea, mi sarei laureata entro pochi mesi. E invece fui talmente trascinata nel vortice del lavoro, che da lì in poi né a me né ad altri la laurea sembrò più indispensabile.

Iniziai il 17 settembre del 1984, a poco più di 24 anni. Da ragazzotta tutta casa e scuola, quel giorno mi trovai catapultata in una realtà a cui nessuna scuola mi aveva mai preparata.
L’iter per i neoassunti nella Divisione Marketing prevedeva una gavetta, a dire il vero fugace (appena 3 mesi, dopotutto), suddivisa tra affiancamento all’ispettore di zona, successivamente a un paio di venditori e per finire due mesi e mezzo di vendita come un qualsiasi venditore aziendale: valigina con le schede clienti e i campioni dei prodotti, e galoppare dalla mattina alla sera.
Mi destinarono a Milano. Quando mi dissero che mi avevano assegnato quella zona, chiesi se prima di partire ogni mattina sarei dovuta passare dall’azienda o se sarei partita da casa. Il direttore marketing mi scrutò perplesso e con tono da sentenza capitale rispose: «Lei a Milano ci resta tutta la settimana. Torna a casa per il fine settimana, il lunedì mattina lo fa in azienda, poi a ora di pranzo riparte per Milano per essere là in orario per la riapertura dei negozi.»
Quando arrivai a casa piansi: io non ero mai stata via per conto mio. Neanche (purtroppo) per frequentare l’università.

Da allora la mia vita è cambiata: il mio microcosmo è diventato un cosmo e Desenzano, pur conservando le mie radici, non è più caput mundi.
Sei anni di Wella, intensi, appassionanti, mi hanno aperto la mente dal punto di vista professionale ma anche umano. Un’esperienza formativa di alto livello, che mi ha lasciato una forma mentis che mi ha sempre assistita sul lavoro ma non solo, e mi ha messo a contatto con realtà importanti. Tanto che la parolina Wella stampata sul mio curriculum mi aprì le porte di grandi aziende multinazionali con cui venni in contatto. Mi offrirono posizioni di prestigio, a cui rinunciai per una scelta di vita: per non allontanarmi da colui che sarebbe diventato mio marito.
Il marketing che si faceva in Wella era all’avanguardia, una scuola per noi e un punto di riferimento per la concorrenza. E il fatto che l’azienda fosse decentralizzata a Castiglione delle Stiviere, anziché far bella mostra di sé a Milano, non la penalizzava. Anzi, dal punto di vista della qualità della vita era un vantaggio.

Accidenti… ero partita con l’idea di scrivere un omaggio a Rolf Kissing, e ho finito per parlare di me. In realtà, parlando della mia personale esperienza in Wella sto parlando di lui, perché Wella era lui. Lui era “il signor Wella”.
Tutti coloro che sono entrati nell’orbita di Wella ne hanno ricevuto un segno indelebile, si sono arricchiti professionalmente grazie alla creatura generata da questo signore pieno di intuizioni e di determinazione. Un vero capitano d’impresa, coraggioso, deciso, preciso, intelligente. Umano.

Wella è stata la seconda famiglia per tanti. E ritrovandoci a distanza di tanti anni ci siamo sentiti ancora uniti da quel forte senso di appartenenza che entrando in Wella avevamo acquisito.
Ieri a casa Kissing, durante la veglia, e poi in chiesa e sul sagrato, ci siamo ritrovati tra vecchi colleghi. E la frase più ricorrente era: la Wella ha rappresentato tanto nella mia vita, mi ha dato tanto.
La Wella di Rolf Kissing era una grande famiglia. E Rolf Kissing era il padre di tutti.
Per me sono stati alla fine solo sei anni, per altri un’intera vita lavorativa.
Per mio marito nove anni. E i miei sei e i suoi nove, ben spesi, ci hanno permesso, un bel giorno, di affrancarci da “mamma Wella”. Perché grazie a Wella avevamo le spalle forti e acquisito un tale know-how che ci ha permesso di… volare con le nostre ali, passando dall’altra parte della scrivania per diventare consulenti per le aziende. Wella compresa.
Ci pensavo ieri, e mi sono sorpresa con le lacrime agli occhi a ripensare a come l’uomo che ieri stavamo salutando abbia influito sulla vita di tante, tante, tante persone. Ognuna di queste ha un suo personale ricordo, un suo particolare vissuto. In ogni caso un attaccamento viscerale a questa realtà che ha contato tanto per tutti noi.
Sì, ci pensavo, ieri, e tra i tanti pensieri mi sono immaginata due “ragazzotti”, il figlio di Rolf Kissing, Matthias, e Gianni, che ora è mio marito, che studiavano insieme per laurearsi in architettura e, sopra di loro, la figura di Rolf che si stagliava, dispensando consigli e tracciando una rotta. La rotta dell’integrità, dalla quale né Matthias né il mio Gianni si sono mai discostati.
La rotta dell’integrità dalla quale chi è stato figlio, parente o amico di Rolf Kissing, o anche chi è stato figlio (o figlia, nel caso mio e di mia sorella) di mio papà, può avere l’ardire di discostarsi.
Fu Rolf Kissing, che per Gianni provava un affetto quasi paterno, a dirgli, dopo la laurea in architettura: «Gianni, vieni a lavorare alla Wella. Il marketing è il futuro.» Come sempre aveva una visione ben precisa, e come sempre trovò modo di fare del bene a una persona ma anche all’azienda, visto che Gianni è stato uno degli uomini di marketing migliori della storia della Wella.

Rolf Kissing era un grande imprenditore, ma il fattore umano per lui veniva per primo. È stato l’uomo del destino per molti di noi. O lui, direttamente, o indirettamente attraverso la sua “creatura”. La sua Wella. La nostra Wella.
Quando entrai in azienda mi trovai a misurarmi con la presenza sempre… presente, anche quando lui non c’era, di questo grande personaggio.
Tutti provavano per lui un misto di venerazione, soggezione, rispetto. Per una ribelle come me, insofferente alle gerarchie, difficile provare venerazione o soggezione. Però rispetto per Rolf Kissing ne provavo. Tanto. Non si poteva non provarlo.
Non era fisicamente imponente, ma s’imponeva con quello sguardo azzurro e penetrante che ti trapassava. E se dentro non eri più che trasparente e cristallino, sotto il fuoco di quello sguardo ti bruciavi.

Ieri in Duomo diverse persone hanno voluto raccontare pubblicamente il loro ricordo di Rolf Kissing. Testimonianze vere, nessuna finzione, nessuna enfasi, tanta commozione, tanto cuore.
Tra tutte le qualità che sono state ricordate di Rolf Kissing, ne prendo una e la riporto: la discrezione. Come ha ricordato il sindaco di Castiglione, Kissing era un grande imprenditore, eppure ha fatto della discrezione il suo segno distintivo. Nella sua posizione avrebbe potuto andarsene in giro gonfio d’orgoglio. Lui non l’ha mai fatto.
Qualità rara, la discrezione, come ha ricordato il sindaco, in un mondo in cui l’apparenza e l’ostentazione sono tanto diffusi. In cui anche chi ha scarso valore umano e professionale se ne attribuisce tanto.

Ecco, ho scritto in libertà, senza una traccia, senza un “copione”. Da ieri i pensieri si sono sguinzagliati a ricordare e riflettere su come certe scelte di vita che possono apparire casuali ti portino a seguire un percorso che mai ti saresti immaginato. Soprattutto quando sul tuo cammino incontri persone come Rolf Kissing che, dopo aver dato un senso e una pienezza alla propria esistenza, si impegnano a dare un senso e una pienezza anche a quella degli altri.
Addio a Rolf Kissing, un caro saluto alla moglie Irene e un abbraccio forte a Lucia e Matthias: due splendide persone che hanno meritato di vivergli accanto e che lui ha meritato di avere accanto.

Diana

http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2017/08/24/news/commosso-addio-a-rolf-kissing-manchera-a-tutti-1.15768323

http://estetica.it/it/a/addio-a-rolf-kissing-signor-wella

http://www.rolfkissing.com/

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