I tartassati dall’obbligo vaccinale: medici e insegnanti raccontano (e presto toccherà agli over50…)

“Ognuno deve fare la sua parte per riconciliare questo mondo ridotto a brandelli e ricucirlo.” Da quando è uscito il mio ventiduesimo libro Guariremo solo se… (il mio contributo a un’informazione libera dalle gabbie del Pensiero Unico), sto scoprendo che il mondo sommerso, represso e calpestato da questa continua violazione dei diritti e della verità in nome della pandemia è molto più vasto di quanto credessi. Sembra solo che aspettasse la stura per manifestarsi. Sono numerosi i medici, i sanitari e gli insegnanti, le categorie finora più tartassate, che mi scrivono dopo averlo letto. Molti, che non avevano il coraggio di parlare dell’angoscia che li tormenta da mesi, hanno trovato un minimo di consolazione nel sapere che c’è qualcuno che parla anche a nome loro, che ha saputo interpretare i loro dubbi, la loro delusione, la loro rabbia. Purtroppo la maggior parte di chi mi contatta continua a voler restare nell’ombra o nella penombra. Mi scrivono o mi telefonano per sfogarsi, chiedondomi però di non pubblicare (anche sotto garanzia di anonimato) o tutt’al più di pubblicare senza riferimenti personali. Al limite il nome o le iniziali. Credo che un clima di terrore così pesante non si respirasse dai tempi di zio Adolf. Ma stavolta evito al massimo i commenti per riportare le testimonianze di chi, non potendolo o volendolo fare personalmente, mi ha chiesto di raccontare ciò che i mass media non dicono. “Non ne hanno azzeccata una”, mi scrive un medico con 20 anni di professione alle spalle. “Però perseverano, non si capisce se per coprire gli errori finora fatti o per seguire l’agenda. Abbiamo la fortuna se si può chiamare così di avere una variante, la Omicron, che è molto meno pericolosa e potrebbe porre fine alla pandemia. Invece di farla circolare e piano piano indebolire continuano con misure restrittive che non hanno base scientifica.” «Lavoro in laboratorio dell’ospedale di xxx», mi racconta un tecnico di laboratorio, «Ho contratto il covid, e ho analizzato i valori anticorpali miei e dei miei colleghi, vaccinati con seconda o terza dose, e ho scoperto che, a distanza di 4 mesi, i miei sono molto più alti dei loro dopo uno o due mesi dalla seconda o terza dose. Ho provato a parlarne col direttore, ma siamo obbligati al silenzio. Si ha paura persino a confrontarci tra di noi su questioni sanitarie. Un clima di omertà così opprimente non l’ho mai vissuto. Ormai mi sono rassegnato a non parlare nemmeno con i colleghi, perché tutti, anche quelli che la pensano come me (che sia un “enorme inganno”, n.d.r.), hanno paura di scoprirsi.» “Non possiamo parlare con nessuno, neanche con i nostri famigliari, di quello che succede realmente negli ospedali”, mi scrive un altro medico ospedaliero, “dei dubbi che non siano i vaccini la soluzione ma piuttosto le cure domiciliari. Ancora oggi i malati arrivano in ospedale anche se non sono gravi, solo perché a casa nessuno li cura. Paracetamolo e vigile attesa sono stati una sciagura. Un protocollo che sembra fatto apposta per riempire gli ospedali. Per fortuna molti medici sanno che certi protocolli sono fatti per tutelare il medico e il sistema sanitario e non il paziente e sono ricorsi a terapie serie. Sono molti di più di quello che si dice e si crede a non aver lasciato praticamente senza cure i pazienti ma a volerli salvare. Dovremmo ringraziarli per aver evitato agli ospedali numeri molto ma molto più grandi. Invece molti sono stati sospesi.” «Hanno diffuso una circolare firmata dalle associazioni di categoria, persino i veterinari, in cui impongono di non esprimere dubbi sulla campagna vaccinale (parlano di “ideologie antiscientifiche”) e minacciano sanzioni in caso di non rispetto del “codice deontologico”. In soldoni significa che non si può esprimere nessuna opinione se diversa dalla versione ufficiale, accreditata come “scientifica” anche se non si capisce su quali basi», mi spiega chi mi ha inviato la circolare che vedete qua sotto e che, praticamente, mette il bavaglio agli iscritti agli ordini professionali (cliccate sulle immagini per ingrandirle).                 “Sono donatore di sangue”, mi scrive un medico mantovano, “e dall’AVIS di Mantova ho ricevuto l’invito a contattare il Centro Trasfusionale per la raccolta di plasma iperimmune per curare gli attuali ricoverati per covid.” Ciò significa che, nel più totale silenzio e nonostante l’ostracismo della “Scienza” ufficiale, il plasma iperimmune, utilizzato con successo dal dottor Giuseppe De Donno, allora primario di pneumologia all’ospedale Carlo Poma e morto ufficialmente per suicidio, viene tuttora utilizzato. E non da stregoni o fattucchiere, ma all’interno di un ospedale. Non solo: come mi fa notare un farmacista, il Ministero della Salute in data 13 gennaio 2022 chiarisce che non sussiste obbligo di greenpass per i donatori di sangue, quindi anche chi non è vaccinato può continuare a donarlo. A dimostrazione che l’emarginazione dei non vaccinati non ha fondamento sanitario, ma puramente politico e… economico (nel senso che la campagna vaccinale migliora l’economia di chi la propugna…)         “Cara Diana“, mi scrive N.B. sul mio sito. “sto provando vergogna per tutti i colleghi che in via confidenziale ammettono i rischi di questi sieri ma poi pubblicamente o tacciono o si dichiarano favorevoli alla vaccinazione e a tutte le restrizioni indebitamente connesse. Sono lontano dalla pensione ma in famiglia stiamo discutendo del nostro futuro. Pur di sapermi con la coscienza pulita i miei figli sono favorevoli a un mio licenziamento. Mia moglie teme che mi pentirei ma solo io so come mi sento male ad accettare questa situazione. Grazie. Auguri” Però anche N.B., che si lamenta dell’inerzia dei colleghi, chiede di pubblicare solo le iniziali. “Dopo aver distrutto la Sanità vogliono distruggere l’Italia”, scrive L.F. sul mio sito. “Le hanno sbagliate tutte e hanno paura che noi medici usciamo allo scoperto. Ci ricattano. Chi può va in pensione anticipata o pensa di espatriare, ma la maggior parte deve sopportare. Se si ha una famiglia da mantenere… e loro giocano su questo. Siamo stremati.” “Siamo stremati” è una frase ricorrente, tra i sanitari. Ma non più, come all’inizio, per la mole di lavoro, quanto per le vessazioni e le pressioni a cui sono sottoposti. È questo lo stato d’animo più diffuso, insieme alla paura e alla rassegnazione. Mi scrive Nic: “Grazie Diana per questo spazio che ci offre. Nei prossimi giorni butterò giù in bella copia la sintesi del calvario che io e due colleghi stiamo vivendo da mesi. Ne approfitto per farle gli auguri più sinceri di buone feste.” Ma di Nic non ho più avuto notizie… Come non le ho avute da quell’altro medico che mi ha telefonato, e mentre mi raccontava una serie di intimidazioni che aveva dovuto subire in seguito alla delazione di un collega alla direzione sanitaria è stato interrotto dall’arrivo della moglie o della figlia (ho sentito una voce femminile che gli chiedeva “Con chi parli?”), e ha chiuso la telefonata velocemente, dicendomi che mi avrebbe richiamata. È passata una decina di giorni e non l’ho più sentito. Carlo G. mi scrive: “Coraggio, ci vuole coraggio per dire queste cose. Tu l’hai Diana e bisogna riconoscertelo. Ma quanti medici hanno il coraggio di dire la verità? Per questo la fiducia nella Medicina è calata ai minimi storici. ” Eh, già, e se lo dice lui che è medico… Lo conferma Carmen, che non è medico, ma commenta la mia lettera aperta al professor Crisanti  : “I contenuti di questa lettera sono stampati a caratteri d’oro nel cuore di chi come me è cresciuto in un’Italia dove ancora esistevano oasi di dignità, di senso di responsabilità, di etica. Dove alcune figure professionali entravano a far parte della vita delle persone, erano punti di riferimento di intere comunità. Grazie di averla scritta! Non smettiamo di combattere e di difendere la parte migliore del nostro Paese, anche se oggi assistiamo allibiti allo straziante degrado delle nostre istituzioni, della civiltà e della Costituzione nel cui culto siamo cresciuti!” Un altro medico mi scrive: “Mi hanno invitato a partecipare a xxx (una nota trasmissione tv che ormai, come quasi tutti i talk show tratta esclusivamente temi legati alla pandemia, ovviamente propugnando la campagna vaccinale, n.d.r.). Avevo accettato, ma per fortuna ho chiesto chi sarebbero stati gli altri ospiti (segue l’elenco di politici, “esperti” e giornalisti che da mesi cantano nel coro dei vaccinisti a oltranza e si scagliano ferocemente e maleducatamente contro chiunque esprima un parere diverso, n.d.r.) e ho declinato. Hanno insistito, assicurandomi che avrei avuto ampio spazio per esprimermi, ma non ho ceduto. Due sere dopo mi sono complimentato con me stesso per la scelta: l’ospite con cui mi hanno rimpiazzato è stato buttato nella fossa dei leoni e fatto a pezzi da persone assolutamente incompetenti, a partire dal conduttore. Non l’hanno lasciato parlare, l’hanno aggredito e sbeffeggiato e quando ha iniziato a fare un discorso completo su basi scientifiche hanno chiamato la pubblicità. Al ritorno in studio non l’hanno più fatto parlare.” Il “tutti contro uno”, ormai,  è il format più diffuso. Ne ho parlato qua: https://www.dianalanciotti.it/tempi-maleducati-quando-va-in-onda-la-rissa/ “Mi hanno chiamato la scorsa settimana per un collegamento durante un talk show”, mi scrive un altro medico. “Mi hanno mandato il “copione” con le domande. Volevano farmi dire che la Omicron è pericolosissima, che la terza dose è necessaria, non nominare assolutamente gli effetti avversi, dire che il lockdown per i non vaccinati è indispensabile, che i non vaccinati sono gli untori, che i bambini stanno intasando le terapie intensive. Tutte le cose che ripetono come pappagalli a ogni notiziario. Ho risposto riscrivendo il copione secondo quello che avrei voluto dire, cioè la verità, e mi hanno detto: “O come diciamo noi o non si fa niente”. Gli ho risposto “allora non si fa niente”. Hanno provato a insistere, magnificandomi i vantaggi professionali di partecipare a una trasmissione tanto autorevole. Ho detto no. Il mio interlocutore era esterrefatto, non gli sembrava vero che, pur di andare in tv, non fossi disposto a rinunciare ai miei principi. Alla fine mi ha fatto i complimenti. Pare che io sia uno dei pochi a non accettare il copione.” «Ho lavorato per anni in una RSA (residenza per anziani)», mi dice al telefono un medico che conosco da tempo. Mi ha telefonato dopo aver saputo del mio libro. «Durante la pandemia si sono ammalati quasi tutti. Li ho curati e sono riusciti a salvarli… forse sono stato fortunato.» «No», gli rispondo: «hai applicato la Medicina come sai fare.» «E sai cos’è successo? Mi hanno mandato un richiamo ufficiale, perché non ho osservato il protocollo.» «Non dirmi… paracetamolo e vigile attesa…» «Sì, e dato che io ho continuato a curare come aveva già funzionato mi hanno sottoposto a un vero e proprio mobbing, per mesi. Alla fine me ne sono dovuto andare.» Non tutti hanno la forza, la voglia, la possibilità di reagire, di rivolgersi a un avvocato per far valere i propri diritti. Anche perché sanno che rischiano di farsi terreno bruciato intorno. La paura di ritorsioni è il denominatore comune del silenzio di tanti medici e operatori sanitari. Come mi conferma questo medico di Medicina Generale: «Ho fatto una decina di esenzioni per pazienti che, in coscienza, so che col siero anticovid rischierebbero reazioni avverse anche gravi. Mi hanno richiamato e mi hanno detto che devo evitare il più possibile. Ma quando qualcuno veniva ancora a chiedermi l’esenzione e sapevo che gli serviva, non sapevo come guardarlo in faccia. Sa cosa vuol dire vedere prima l’incredulità e poi la disperazione nei loro occhi? Sapere che se fai quella cosa che ti spacciano come “salvezza” potresti pentirti? Alla fine mi sono autosospeso. Non potevo reggere. La coscienza mi ha messo in stop.» Una dottoressa mi scrive: “Ho letto il suo libro e non mi perdo nessuno degli articoli che pubblica sul sito. Con parole chiare spiega le contraddizioni che stiamo vivendo, la confusione e la rinuncia alla prudenza, che invece dovrebbe essere alla base di ogni scelta in campo medico. Nessuno si preoccupa delle reazioni avverse: di quelle a breve negano la correlazione, … Leggi tutto I tartassati dall’obbligo vaccinale: medici e insegnanti raccontano (e presto toccherà agli over50…)