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Da Black Stallion ai giorni nostri

Abbiamo avuto un maggio strano, qui a Costa Paradiso. Dopo un inverno dolce e mansueto, un marzo come sempre impertinente, maggio ci ha fatto ritornare indietro, a climi quasi invernali.
Di solito è marzo il mese “peggiore”… anche se parlare in termini negativi di un mese, qui, sembra unʼesagerazione. Ai sardi che si meravigliano perché mi sono trasferita qua rispondo: provate ad andare in Pianura Padana, con la nebbia che a volte non molla per trenta giorni di seguito… o quando anche nelle giornate belle il cielo è quasi sempre appannato.
Oggi è il primo giorno mite, un vero giorno di maggio. Il maestrale (che comunque amo, e a volte anelo quando se ne sta in ferie troppo a lungo) si è calmato e il mare mantiene la sua vivacità frangendosi con onde di un bianco accecante sotto un sole che, finalmente, brilla di nuovo in un cielo terso che su al Nord si vede solo dopo un temporale, e il giorno dopo è già velato.
I gabbiani, resi “nervosi” nei giorni scorsi dal vento che ha soffiato forte, ora volano placidi, dando lʼidea del senso di pace che si deve godere da lassù. Le loro ali, illuminate dal sole, diventano iridescenti, quasi trasparenti.

I corvi imperiali, che ieri ho visto battagliare con un falco per contendersi una preda, oggi hanno ripreso a “tubare”, rincorrendosi per tutto il comprensorio e posandosi ogni tanto sulle rocce per scaldarsi e sbaciucchiarsi.
La macchia mediterranea, scaldata dal sole, sprigiona i suoi aromi in unʼarmonia di fragranze che nessun maestro profumiere saprebbe riprodurre. Per non dire delle fioriture: cʼè da perdersi a osservare i colori e le forme di tutti i fiori che spuntano tra i cespugli, creando composizioni che nemmeno il più abile dei fioristi riuscirebbe a imitare…
No, aspettate… non è una descrizione tratta dalla pagina di qualche romanzo. Questa è Costa Paradiso, la vera Costa Paradiso che amiamo.
Ma quanto è bello questo posto? Ma vi rendete conto (ve ne rendete conto, lo so, e la mia è semplicemente una domanda retorica) della fortuna che abbiamo avuto a capitarci e a innamorarcene perdutamente?
Ma dove lo troviamo un posto altrettanto bello, bello per la sua varietà del paesaggio, per le notti stellate, per i tramonti da mozzare il fiato, per le albe struggenti?
Certo, direte, anche altrove ci sono posti belli…
Però…

In casa ogni tanto ci divertiamo a ricordare un episodio. Anni fa, un bel poʼ di anni fa, andai al cinema con mio papà per vedere “Black Stallion”, un film prodotto da Francis Ford Coppola. A colpirmi era stata la locandina dove troneggiava lʼimmagine di uno splendido stallone nero.
La prima parte del film era ambientata in paesaggi da favola: spiagge incantate lambite da un mare di una bellezza indescrivibile, dune imponenti e rocce scolpite nelle forme di animali fantastici.
La scena più emozionante, che narra lo sbocciare dellʼamicizia tra un bambino e un cavallo sopravvissuti a un naufragio, era girata su una spiaggia di sabbia rosa incastonata tra pareti di roccia arancio, con un mare che immaginai lontano, a latitudini tropicali.
La storia mi piacque, mi emozionò e commosse, tanto da fare di “Black Stallion” uno dei miei film preferiti.
Qualche anno dopo il film venne trasmesso in tivù e “obbligai” mio marito a vederlo con me. Lui che ama i film dʼazione fu stranamente affascinato da questa storia ma soprattutto dalla bellezza delle ambientazioni.
Quando arrivò la scena della spiaggia, provai la stessa commozione di ventʼanni prima e, attraverso le lacrime (lo confesso), mi sembrò di avere unʼallucinazione: «Ma io quelle rocce le conosco! È Costa Paradiso…»
Mio marito mi guardò scettico: «Figurati se con tutti i posti belli che ci sono in America, Francis Ford Coppola ha bisogno di venire a Costa Paradiso a girare un film. Chissà quanti posti ci sono, là, con rocce come queste.»
Mi tenni per me i miei dubbi, ma mi misi a guardare il film con occhi diversi e mi convinsi che alla sua magia avesse proprio contribuito la nostra magica Costa Paradiso.
E la mia rivincita arrivò quando, nei titoli di coda, leggemmo “Sardegna”. No, non Costa Paradiso, però Sardegna sì.

Poco tempo dopo, parlando con Pepita e Meghita Isetta, le due sorelle che hanno visto, anzi hanno contribuito a far nascere Costa Paradiso, scoprii che… avevo visto giusto!
Verso la fine degli anni Settanta, un bel giorno agli uffici di Costa Paradiso si presentò un assistente di Francis Ford Coppola, incaricato dal regista di trovare
una location adatta per girare la scena clou del suo prossimo film. E quando vide Li Cossi, capì di averla trovata.
Molti di voi conosceranno già questa storiella, ne sono certa. Una storia vera, non una favola, che testimonia quanto sia bello e particolare il posto che tanto amiamo. Tanto che per girarci un film sono venuti dallʼAmerica.
E noi che siamo qua, e non per la sola durata di un film, siamo tutti responsabili, tutti davvero, della sua salvaguardia, di conservarne e recuperarne la bellezza, visto che in passato lʼunicità straordinaria di questo posto non è stata colta.

Gli errori che sono stati fatti nel tempo sono sotto gli occhi di tutti. Errori grandi come case, anzi come agglomerati di case che hanno sostituito il cemento, tanto e brutto cemento, a rocce che sono venuti dallʼAmerica per metterle in un film.
Qualcuno dice che dovremmo smetterla di dire quanto era bella Costa Paradiso un tempo, e qualcuno, quando si evidenza la bruttezza (cioè la sconcezza) di certe costruzioni che hanno devastato parte del territorio afferma che “poteva essere anche peggio”.
Capisco la volontà di non amareggiarsi pensando a comʼera, a come avrebbe potuto essere rispetto a come invece è. Ma non capisco il senso di consolazione che si può provare asserendo che “poteva essere anche peggio”.
Eh, no: se la pensiamo così non ne verremo mai fuori. Se davvero cʼè qualcuno che arriva a giustificare e trovare qualcosa di positivo in ciò che è il massimo del negativo, non abbiamo speranza.

Se nessuno ammetterà mai gli errori (e gli orrori) che sono stati commessi, non potremo sperare in un cambiamento: un cambiamento deciso e decisivo di rotta, che metta anni luce tra ciò che si è fatto per anni, senza il minimo rispetto per il territorio, e ciò che ancora si potrà fare per valorizzare e riqualificare, dove possibile.
Dove non si può, dove ormai il territorio è devastato, resta solo da impetrare la grazia di un terremoto… ma, si sa, la Sardegna ha anche questo di bello: che non è
zona sismica.

EVVIVA COSTA PARADISO!

Diana Lanciotti
P.S. Questo è il link a Youtube, dove si può vedere la scena girata a Li Cossi: https://www.youtube.com/watch?v=h2hlWgQxi0Q

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